«Richard Dawkins: “Una pedofilia mite non provoca alcun danno psicologico ai bambini”»

di Luca Mastinu |

bufala sindaco di lonigo
«Richard Dawkins: “Una pedofilia mite non provoca alcun danno psicologico ai bambini”» Bufale.net

La pagina Facebook Sentinelle in Piedi – Siracusa ha pubblicato un meme, il 16 luglio, nel quale vengono riportate le frasi pronunciate da quattro personaggi sul tema della pedofilia, argomento oltremodo ricorrente, in in questo periodo storico, per l’esplosione del caso Bibbiano.

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Orchi pedofili

Aldo Busi: «Esiste una pedofilia blanda, quella praticata dai bambini agli adulti. I bambini in alcuni casi sono corruttori degli adulti» (leggi la nostra analisi).

Mario Mieli: «Possiamo amare i bambini, possiamo fare l’amore con loro» (leggi la nostra analisi).

Daniel Cohn Bendit: «Non potete immaginare quanto sia eccitante farsi spogliare da un bambino di 5 anni» (leggi la nostra analisi).

Richard Dawking: «Una pedofilia mite non provoca alcun danno psicologico ai bambini».

Considerando la necessità di un’analisi approfondita e suddivisa per parti – tante quante i personaggi citati – divideremo il nostro fact-checking in 4 articoli che analizzeranno, dunque, le affermazioni attribuite a questi personaggi in senso orario. Con l’analisi di oggi concludiamo con Richard Dawkins (che nel meme è riportato con il cognome errato “Dawking”).

Richard Dawkins

Richard Dawkins è un divulgatore scientifico, etologo, biologo e attivista britannico. Il 7 settembre 2013 il Times pubblicò un’intervista che Dawkins rilasciò al giornalista Giles Whittell in occasione della pubblicazione del suo nuovo libro, An Appetite For Wonder, all’interno del quale raccontava un drammatico episodio vissuto all’età di 11 anni, mentre a scuola prendeva lezioni di squash (troviamo un riscontro a pagina 99 del libro):

Guardavo le partite di squash dalla galleria, aspettando che il gioco finisse per potermi intrufolare e fare pratica da solo. Un giorno – avevo circa undici anni – mi trovavo in compagnia di un insegnante che stava con me nella galleria. Mi fermò tra le ginocchia e mi mise una mano dentro i pantaloncini. Non fu che una sensazione, anche se estremamente spiacevole (il riflesso cremasterico non è doloroso, ma in se stimolato in una situazione inquietante è quasi peggio che doloroso) oltre che imbarazzante. Appena riuscii a liberarmi dalla sua presa corsi a dirlo ai miei amici, molti dei quali avevano avuto la stessa esperienza con lui. Non credo che abbia fatto danni duraturi a nessuno di noi, ma alcuni anni dopo si uccise.

Nel commentare tale passaggio insieme al giornalista, Dawkins argomentò con una riflessione sull’assenza di traumi psicologici nella sua persona e anche da parte dei suoi compagni di corso che subirono lo stesso genere di molestie da parte dell’insegnante. L’articolo del Times è consultabile solamente dietro pagamento, ma sul sito ufficiale di Richard Dawkins è possibile leggere una replica alle feroci critiche in una nota pubblicata il 12 settembre 2013.

Nell’articolo del Times, infatti, Dawkins affermò di non sentirsi di condannare quell’insegnante secondo gli standard dei nostri tempi, e per questo venne attaccato da più fronti:

Sono consapevole del fatto che non si possano condannare persone di un’epoca precedente con gli standard del nostro tempo. Così come non guardiamo indietro ai secoli 18 e 19 e non condanniamo le persone per il razzismo nello stesso modo in cui vorremmo condannare una persona moderna per il razzismo di oggi, mi guardo indietro di qualche decennio alla mia infanzia e vedo le cose come fustigazione, come mite pedofilia, e non riesco a trovare in me un motivo per condannare secondo gli stessi standard di oggi.

Il concetto di “mite pedofilia” scatenò tantissime reazioni. Come riportava Friendly Atheist il 10 settembre 2013 con un invito alla riflessione sulle affermazioni incriminate, nella citazione del libro e nell’intervista rilasciata al Times, Dawkins non negava la gravità dell’episodio e faceva la sua considerazione personale sugli abusi sessuali ai danni dei minori, sottolineando che né lui né i suoi compagni di scuola accusarono traumi negli anni a venire, ma ciò non escludeva a prescindere il trauma che invece altre persone avrebbero potuto accusare.

person sitting on bench

Dawkins non sminuiva né giustificava la pedofilia

UAAR ci fa notare che Dawkins rispose una terza volta a ciò che gli veniva contestato: sminuire la pedofilia. Nel suo sito ufficiale, infatti, troviamo un nuovo comunicato del 6 agosto 2014 dal titolo “Chi sminuisce cosa?” con un messaggio forte e deciso:

Supponiamo che avessi parlato dell’esperienza con l’insegnate di squash come un episodio grave e traumatico. Come avrebbe reagito una ragazza – ad esempio – che invece aveva subito violenze sessuali dal padre per mesi? Cos’erano i miei 30 secondi di disagio perpetrato da uno sconosciuto rispetto al dolore di una ragazza abusata dal padre per lungo tempo?

Pochi giorni prima Richard Dawkins pubblicò un tweet per chiarire la sua posizione:

La pedofilia lieve è cattiva. La pedofilia violenta è peggio. Se pensi che ciò sia un’approvazione della pedofilia lieve vattene, e impara a pensare.

In poche parole: nessuna giustificazione né tentativo di sminuire la pedofilia “lieve”, bensì una sua interpretazione sulle molestie subite dal suo insegnante di squash secondo gli standard sociali di allora e secondo le chiavi di lettura che cambiano di decennio in decennio. Soprattutto, Dawkins raccontava che a seguito di quell’episodio né lui né i suoi compagni vissero nel trauma, ma non escludeva che altre persone avrebbero potuto subire delle conseguenze psicologiche.

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