PRECISAZIONI Mattarella, Beppe Grillo, Report e l'uranio impoverito – Bufale.net

di David Tyto Puente |

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PRECISAZIONI Mattarella, Beppe Grillo, Report e l'uranio impoverito – Bufale.net Bufale.net

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In questo articolo rispondiamo ad alcuni dubbi sollevati dagli utenti in merito a quello pubblicato il 30 gennaio 2015 dal titolo “DISINFORMAZIONE Mattarella e l’uranio impoverito“.
Il caso venne riportato a galla da un post Facebook scritto il 29 gennaio 2015 dal giornalista Lorenzo Sani, testo poi ripreso dal Blog di Beppe Grillo.
Sani, nel suo post, scrisse:

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[…] Sergio Mattarella negò a più riprese il possibile nesso tra l’insorgere delle patologie e il servizio. Negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all’uranio impoverito (DU, Depleted Uranium), tantomeno che questo fosse contenuto nei Tomahawk (missili) sparati in zona di guerra dalle navi Usa in Adriatico. Insomma, Mattarella, candidato di Renzi al Quirinale, negò su tutta la linea.

Il testo continua così:

Si arriva così al 27 gennaio 2001, giorno in cui decido di tendere un’imboscata al ministro Mattarella, che si trova ad Ascoli col presidente della commissione Difesa della Camera Valdo Spini per il giuramento del primo contingente di donne militari di truppa dell’Esercito italiano, lo stesso in cui qualche anno dopo si distinse l’istruttore Salvatore Parolisi (ma questa è un’altra storia). Avvicinai Mattarella nella ressa dei giornalisti e riuscii a porgli un paio di domande, alle quali, assai piccato, si rifiutò ancora una volta di rispondere.
O meglio, anche in quell’occasione negò qualsiasi nesso tra DU e i linfomi o le leucemie. Fantasie della stampa. Provai a insistere, ma lui mi respinse con toni e modi definitivi «Questa non è un’intervista» mi disse. «Io le interviste le concordo prima, poi voglio per iscritto le domande e infine leggere il testo del giornalista prima che questi lo dia alle stampe».

Le datazioni degli eventi sono sempre importanti, e bisogna considerarli al fine di ricostruire i fatti. Dobbiamo partire per ordine.

Aprile 1999

In molti ci hanno citato il documento SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe) il quale comunicò, il 1° luglio 1999, l’avvenuto utilizzo di dardi all’uranio impoverito, ma tale informazione venne già diffusa il 21 aprile 1999 dal portavoce della NATO, l’italiano generale Giuseppe Marani, il quale confermò l’uso di armi all’uranio impoverito nei Balcani.

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On 30 March 1999 Nato announced the arrival in Yugoslavia of the US A-10 assault aircraft, the famous “tank-busters”. There is something playful about the name tank-busters, reminiscent of a video game. What people forget to mention is that the fearsome efficiency of these new weapons derives from the nature of their ammunition, which is made from depleted uranium (DU). On 21 April 1999 Nato spokesman Giuseppe Marani confirmed to the Japanese daily paper Mainishi that they were being used in Yugoslavia.

Maggio 1999

Il 7 maggio 1999 la BBC riporta che il Pentagono ammise l’utilizzo dell’uranio impoverito nel conflitto con la Serbia.

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The US Defense Department says its aircraft are firing depleted uranium (DU) munitions in the conflict with Serbia.

Il 17 maggio 1999 il portavoce della NATO, il generale Giuseppe Marani, avrebbe dichiarato che i proiettili all’uranio impoverito “non comportano alcun rischio“.

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Caro direttore, il 17 aprile il portavoce Nato, generale Giuseppe Marani, ha dichiarato che “proiettili anticarro con uranio esaurito sono stati usati dai piloti alleati contro le forze serbe in Kosovo” e ha aggiunto che questi proiettili “non comportano alcun rischio” perche’ hanno un livello di radioattivita’ “non superiore a quello di un orologio” (da il manifesto 20 aprile ‘ 99).

Luglio 1999

Il SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europa) comunicò, il 1° luglio 1999, l’avvenuto utilizzo di dardi all’uranio impoverito. Il Ministro della Difesa in carica era Carlo Scognamiglio (dal 21 ottobre 1998 a 22 dicembre 1999), non Mattarella.

Settembre 1999

Il 9 settembre 1999 muore di leucemia all’ospedale di Cagliari il caporal maggiore Salvatore Vacca, il quale aveva svolto servizio in Bosnia nel 1998.
Salvatore Vacca Reggimento Brigata Sassari

Ottobre 1999

Il 14 ottobre 1999 l’allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, chiese alla Nato di fornire informazioni sull’uso di uranio impoverito in Kosovo.
Il 22 novembre 1999 il Ministero della Difesa, presieduto dall’allora Ministro Carlo Scognamiglio, rilasciò una nota informativa su come i soldati devono comportarsi per evitare contaminazione da uranio impoverito. A riportare alla luce questa informazione fu Panorama il 26 dicembre del 2000.

Dicembre 1999

Il 22 dicembre 1999 Carlo Scognamiglio venne sostituito da Sergio Mattarella, il quale precedentemente deteneva l’incarico di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri per il Governo D’Alema I.

Settembre 2000

Il 27 settembre 2000 l’allora Ministro Mattarella rispose ad un’interrogazione parlamentare del deputato della Lega Nord Ballaman:

EDOUARD BALLAMAN. Grazie, signor Presidente.
Signor ministro, hanno ripreso a circolare sulla stampa nazionale voci secondo le quali alcuni militari italiani impegnati nelle missioni di pace in Bosnia e in Kosovo avrebbero contratto la leucemia con esiti in qualche caso letali; comunque, in taluni casi ciò ha provocato il rimpatrio immediato e segreto di altri soggetti colpiti.
È noto che sui teatri di guerra in Bosnia e Kosovo sono stati utilizzati armamenti ad uranio impoverito. Per ammissione stessa della NATO solo in Kosovo sono stati scagliati 31 mila proiettili anticarro ad uranio impoverito dagli aerei A10, per circa 9 tonnellate. Naturalmente tutto ciò è estremamente grave. Gli effetti dell’uranio impoverito sono ormai noti.
Si chiede di conoscere quali iniziative il Governo intenda adottare (e voglia adottare immediatamente) a tutela della salute degli uomini e al fine di far considerare le armi contenenti uranio impoverito come armi non convenzionali e quindi come armi da proibire.
PRESIDENTE. Il ministro della difesa ha facoltà di rispondere.
SERGIO MATTARELLA, Ministro della difesa. Desidero anzitutto riaffermare che ad oggi nessun militare del nostro contingente in Kosovo è stato rimpatriato perché affetto da leucemia e che non sono mai emersi casi sospetti di questa malattia. In questo senso si sono già espressi nei giorni scorsi i comandi competenti e lo stesso procuratore militare di Roma che dal gennaio scorso ha avviato un monitoraggio in seguito a segnalazioni su possibili rischi di inquinamento e di contaminazione.
Va escluso anche che siano collegabili all’uranio impoverito i due casi letali di leucemia acuta che si sono verificati nelle Forze armate, il primo sei anni fa, il secondo l’anno passato. Nel primo caso, il giovane vittima della malattia non era stato mai impiegato all’estero; nel secondo caso, il giovane militare era stato impiegato in Bosnia, precisamente a Sarajevo, dove non vi è mai stato uso di uranio impoverito.
Sul piano generale, desidero ricordare quanto ho già fatto presente in Parlamento nei mesi scorsi; fin dall’ingresso dei nostri soldati in Kosovo, si sono adottate misure di protezione: monitoraggio ambientale, ampia attività informativa, bonifica con reparti specializzati nella protezione e decontaminazione di persone e di materiali. Sono stati svolti controlli ulteriori approfonditi da parte di esperti in fisica del Centro interforze di studi. Tutte queste misure, come ho già detto l’altra volta in Parlamento, hanno permesso di confermare che i livelli di inquinamento radioattivo nelle aree dove operano i nostri soldati sono al di sotto dei limiti di sicurezza previsti dalle norme italiane per il nostro territorio.
Naturalmente, l’attività di controllo continua e continuerà fino a quando i nostri soldati saranno in Kosovo. Inoltre, i militari italiani che prestano servizio all’estero, in contingenti di pace, dovunque prestino servizio, al rientro in patria vengono, per precauzione, sottoposti a verifiche mediche di controllo. Desidero ricordare, inoltre, che l’Italia in questi anni si è costantemente impegnata, e si è impegnato il Governo italiano, per bandire l’uso delle armi inumane, dando a questa definizione un’interpretazione estensiva. Quanto alla riduzione del contingente olandese, a cui accenna l’onorevole Ballaman nella sua interrogazione, collegandola al pericolo di inquinamento da uranio impoverito, posso affermare che quella riduzione è collegata ad esigenze operative di quel paese ed al suo strumento militare, pianificate da tempo, e non ha riferimento alla questione dell’uranio impoverito.
PRESIDENTE. L’onorevole Ballaman ha facoltà di replicare.
EDOUARD BALLAMAN. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto solo per la parte in cui il Governo dichiara di attivarsi, o di darsi da fare, per far sì che questo tipo di armi sia considerato non convenzionale e quindi proibito. Quella dei rientri, poi, è una notizia riportata non soltanto dalla stampa ma anche da un dispaccio del comando della Kfor della NATO, che fa riferimento a rimpatriati italiani con sintomi di leucemia, come febbre alta persistente e valore di piastrine abbattuto. Ora, se la Kfor, di cui facciamo parte, ha notizie diverse da quelle che ha il Ministero della difesa, non so cosa farci; sicuramente, il ministro, il 7 giugno 2000, aveva già detto che non vi erano rischi, però allora come mai il 23 marzo 2000, il sottosegretario Calzolaio disse che la situazione non era per nulla tranquillizzante? Come mai al Ministero dell’ambiente è stata insediata una Commissione il 25 maggio e da allora, però, non si è più neanche riunita?
Per quanto riguarda gli studi del centro interforze, sappiamo perfettamente che ha la possibilità di rilevare la radioattività, ma non i tipi di materiale di uranio che sono utilizzati, in quanto studi specifici possono essere effettuati solo dall’ENEA e dall’università di Urbino. Il 15 agosto vi chiesi perché avete abbandonato il valico di Morini (almeno a noi risulta che lo avete abbandonato),
lasciando persino lì i moduli abitativi, dopo che erano stati effettuati i controlli sulle radioattività, ma sto ancora aspettando una risposta. Sempre il 25 agosto, vi chiesi perché per i militari di ritorno si consigliasse una serie di esami tipici per la leucemia, ma sto ancora aspettando una risposta.
Abbiamo chiesto l’istituzione di una Commissione parlamentare, che riteniamo sia necessaria, anche perché ormai persino la procura militare di Roma si sta muovendo. Penso che, se 300 tonnellate di uranio nel Golfo hanno dato come risultato la sindrome del Golfo, ormai si possa parlare anche di sindrome balcanica, visto che solo nel Kosovo ne sono state lanciate 9 tonnellate. Per quanto riguarda Sarajevo, non abbiamo notizie che sia stato l’uranio, certo, ma purtroppo la NATO non ha mai smentito che a Sarajevo e nelle altre regioni della Bosnia sia stato utilizzato uranio. Sicuramente, in altre zone è stato utilizzato uranio (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

Dicembre 2000

Il 7 dicembre 2000 viene pubblicata un’intervista all’allora Ministro Mattarella, che troviamo nell’archivio del sito del Ministero della Difesa (PDF). Anche in questo caso, come il 27 settembre 2000, ritenne che a Sarajevo non venne usato l’uranio impoverito.

D – C’è davvero pericolo?
R – «Guardi, cominciamo con il dire che non c’è nessuno più interessato di me e dei vertici della Difesa a garantire la salute e la sicurezza in cui operano i nostri militari. Proprio per questa ragione non si è sottovalutata e non si intende sottovalutare nulla. Nemmeno l’ipotesi più remota».
D – E quindi?
R – «Quindi, con l’intento di tranquillizzare sia chiaro, e certo non di allarmare inutilmente migliaia di cittadini e di famiglie, ho deciso di istituire una commissione scientifica che in tempi brevi esprima un parere sulla questione. Ne verranno chiamati a far parte esponenti della scienza medica e non solo. Avranno il compito di dare una valutazione in tempi rapidi su tutti gli aspetti».
[…]
D – Le risulta che qualcuno dei soldati ammalati sia stato a contatto con questi proiettili speciali durante le missioni all’estero?
R – «Stiamo facendo tutte le verifiche possibili. Finora sono due i casi registrati di morti per forme leucemiche o tumorali. Casi che destano immensa tristezza, sia chiaro. Anche un singolo caso va considerato con scrupolo. Ma la prima domanda da porsi è dove questi militari hanno prestato servizio. Ebbene, uno dei due ragazzi ha prestato servizio a Sarajevo e Pale. Località bosniache dove non risulta che si sia fatto uso di quel tipo di munizioni. Anche per l’altro caso non ci sono elementi che consentano di stabilire un collegamento».
[…]
D – Ma gli alleati, Ministro, sono tranquilli o vivono anche loro gli stessi allarmi?
R – «Nessun Paese ha deciso di ritirarsi dai Balcani. Se qualcuno riduce le sue forze è per motivi finanziari o perché così prevede la pianificazione. Nell’ultimo vertice tra ministri della Difesa in sede Nato, ai primi di dicembre, in cui si è parlato a lungo dei Balcani, nessuno ha sollevato il problema».

Il Ministro della Difesa, Sergio Mattarella, cambiò parere ed interviene nella seduta del 21 dicembre 2000 presso la Camera dei Deputati (a pagina 5):

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In Kosovo si è fatto, come è noto, un uso consistente dei proiettili ad uranio impoverito. La NATO ha comunicato nel maggio 1999 di averne fatto uso. Nell’ottobre 1999 l’ONU ha fatto richiesta di conoscere i siti bombardati, che sono stati comunicati il 7 febbraio 2000.

Il 22 dicembre 2000, con Decreto Ministeriale della Difesa a firma Mattarella, viene insediata una commissione d’indagine “sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo” (la relazione preliminare venne pubblicata il 19 marzo 2001).
Il 23 dicembre 2000 la NATO rispose in merito alle dichiarazioni dell’allora Ministro della Difesa Mattarella, avvenute in tempi precedenti alla seduta del 21 dicembre 2000 presso la Camera dei Deputati:

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«L’utilizzo di armi a uranio impoverito nelle operazioni in Bosnia non è un segreto da anni e non c’è stato in sede Nato un tentativo di nasconderlo». Con queste parole un portavoce della Nato ha risposto, ieri a Bruxelles, alle affermazioni del ministro della difesa, Mattarella, sul fatto che l’Italia sia stata informata solo pochi giorni fa sull’utilizzo di tale armi in Bosnia. E allora come è possibile che i nostri governanti non sapessero? La stessa fonte Nato lancia un’ipotesi: le informazioni possono non aver compiuto l’intero percorso, dai livelli militari ai responsabili politici. Immediata, a questo punto, la presa di posizione del verde Mauro Paissan: «E’ gravissima l’ipotesi formulata dalle fonti Nato. Vuol dire che i militari italiani hanno tradito». Per tornare alla Nato va aggiunto che il comando in Europa, nel diffondere un breve comunicato, entra anche nel merito delle questioni sanitarie. «Sulla base della ricerca in questo campo – dice – è virtualmente impossibile inalare una quantità di particelle di uranio impoverito tali da rappresentare un rischio per la salute». In Italia, a parte le accuse di Paissan, ecco altri deputati verdi puntare il dito contro l’allora ministro della difesa, Carlo Scognamiglio. Avrebbe «gravemente sottovalutato» la questione. Ora questi deputati parlano di «comportamento irresponsabile della Nato» e chiedono un’indagine epidemiologica sulle forze armate. E Scognamiglio risponde di non aver saputo nulla sull’uso dell’uranio impoverito in Bosnia. «La Nato doveva informarci subito e non lo ha fatto – spiega l’ex ministro – e invece per quanto riguarda il Kosovo, fra i nostri soldati erano state diffuse norme di precauzione».

Il 26 dicembre 2000 Panorama riportava un documento del 22 novembre 1999 del Ministero della Difesa in cui si sosteneva la pericolosità dell’uranio impoverito e le istruzioni su come comportarsi.

Gennaio 2001

Il 10 gennaio 2001 l’allora Ministro della Difesa Mattarella intervenne così al Senato (a pagina 18):

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Per fare chiarezza su questo numero di patologie leucemiche, tumorali tra i militari ho istituito, come è noto, il 22 dicembre scorso, una Commissione d’indagine medico-scientifica per accertare tutti gli aspetti della questione.
[…] La Commissione, che ho costituito con il pieno appoggio del Governo, ha un mandato aperto e, ovviamente, totale libertà e autonomia di indagine a tutto campo per accertare le vere cause di queste patologie. Per questa indagine, alla Commissione è stata data piena facoltà di accesso a tutte le fonti e a tutte le informazioni disponibili.
Essa dovrà stabilire se si tratti di episodi singoli, non correlabili fra di loro o, viceversa, se possa esistere una causa unica e, in questo caso, se tale causa possa essere l’uranio impoverito o se l’insorgere di queste patologie sia dovuto ad altri motivi.
Noi vogliamo fare chiarezza; lo dobbiamo innanzitutto ai nostri militari e alle loro famiglie; lo dobbiamo a tutti gli italiani. Ma appunto perché vogliamo piena trasparenza e chiarezza, è doveroso da parte nostra lasciare alla Commissione la possibilità di lavorare e di dare un responso medico-scientifico attendibile. Ho chiesto che questo responso ci venga dato in tempi brevi, pur tenendo conto delle esigenze necessarie di approfondimento.

L’intervento del 10 gennaio 2001 fu precedente di ben 17 giorni da quello raccontato dal giornalista Lorenzo Sani (l’ “imboscata” del 27 gennaio 2001), il quale avrebbe già avuto tutte le risposte alle sue domande.
La commissione d’indagine venne istituita dal Ministro Mattarella il 22 dicembre 2000 (PDF della prima relazione).

Marzo 2004

Nella puntata di Report “Morire di Pace“, trasmessa il 7 marzo 2004, la conduttrice Gabanelli disse:

Il 27 Settembre del 2000 l’onorevole Mattarella, allora Ministro della Difesa risponde ad una interrogazione parlamentare, ed è preciso: a Sarajevo non è mai stato usato uranio impoverito. Non era vero, ma forse lui non lo sapeva. Sapeva invece che la parola di un Ministro è quella che conta e che riportano i giornali nei titoli e pensava che forse bastasse a calmare le acque. Ma non è andata così, e allora tre mesi dopo ha dovuto prendere carta e penna e chiedere le informazioni a chi le sapeva, la Nato. E la Nato ha risposto.

Il fatto che l’allora Ministro “forse non sapeva“, come riportato dalla conduttrice, potrebbe essere facilmente confermato dalla risposta della NATO del 23 dicembre 2000 riportata in precedenza.
Nella puntata di Report, in seguito alle frasi sopra riportate dalla Gabanelli, venne trasmesso un servizio del TG1 del 16 gennaio 2001:

Bisogna indagare anche in Bosnia di cui tre giorni fa la Nato ha fornito la mappa dei siti bombardati tra il ’94 e il ’95. 19 bersagli, 5 mila proiettili sparati a nord di Sarajevo, 3 mila a Hadzici e poco più di 2 mila 86 ad Hans Pjesak.

La Gabanelli conclude:

Dunque la Nato aveva sparato uranio impoverito in Bosnia. Era prevedibile che fosse così. Gli statunitensi usarono quelle armi quattro anni prima durante la guerra del Golfo.

L’ammissione dell’uso dell’uranio impoverito in Kosovo e Bosnia da parte dell’allora Ministro Mattarella avvenne ben prima del servizio trasmesso dal TG1 del 16 gennaio 2001, sempre nell’intervento al Senato del 10 gennaio 2001 (a pagina 6):

L’ONU e l’Italia sono state informate dell’impiego di tali munizionamenti in Bosnia nel 1994 e nel 1995 soltanto in tempi recenti e a seguito di esplicite richieste di chiarimenti da parte italiana.

Questa era un’informazione che Report doveva citare nel suo servizio.

Maggio 2008

Nell’articolo pubblicato dal Messaggero.it in merito alla sentenza n. 17693 della Quarta sezione penale depositata il 5 maggio 2008 si legge:

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I supremi giudici hanno, infatti, ritenuto corretto il provvedimento del Gip che aveva rilevato come «le incertezze emerse sia sul piano fattuale che sotto il profilo epidemiologico, in ordine alla possibilità di individuare una nesso causale prevalente ed esclusivo tra la contaminazione da uranio impoverito ed il decesso di Salvatore Vacca, impediscono in radice di sostenere che la condotta colposa omissiva impropria dei rappresentanti di vertice dell’Amministrazione militare e del Ministero della Difesa abbia potuto avere una efficacia condizionante nella produzione della morte del militare»
[…] Ma la Cassazione ha risposto che il provvedimento del Gip è corretto perchè «non ha fatto altro che prendere atto della impossibilità di accertare la sussistenza dell’elemento oggettivo del reato ipotizzato dai denunciati, sulla base delle attività investigative, peraltro approfondite ed agevolate dalla collaborazione dell’amministrazione militare, e confortate dai risultati degli analisi sui reperti biologici estratti dal cadavere del Vacca».

Tradotto: l’impossibilità di definire un nesso causale tra la contaminazione da uranio impoverito e la morte di Salvatore Vacca sollevò le autorità militari da una condotta colposa omissiva.

Gennaio 2010

Il 20 gennaio 2010 la sentenza del Tribunale civile di Roma obbligò lo Stato italiano a risarcire con la somma di 656 mila euro alla famiglia di Salvatore Vacca:

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A vincere questa battaglia legale per conto dei familiari del sassarino di Nuxis sono stati l’Osservatorio militare (un’associazione guidata dall’ex maresciallo dell’Aeronautica Domenico Leggiero) e l’avvocato romano Angelo Tartaglia. Davanti ai giudici civili, al termine di un processo durato un anno e mezzo, è stata dimostrata la responsabilità dello Stato maggiore delle Forze Armate italiane per quanto accaduto nell’ex Jugoslavia. La Nato aveva avvisato la Difesa italiana che i militari statunitensi, inglesi, francesi e tedeschi avrebbero usato munizioni all’uranio impoverito e non ha provveduto a dotare i soldati italiani dei mezzi per difendersi dall’esposizione a questa sostanza, altamente cancerogena.

Il Ministero della Difesa ha provato davanti ai giudici di sostenere questa tesi: non è provato scientificamente il nesso di causa ed effetto tra l’esposizione all’uranio impoverito e l’insorgenza di tumori. Invece il lavoro di esperti come la dottoressa modenese Antonietta Gatti, consulente della commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito, ha provato che quei tumori sono stati provocati da nanoparticelle di metalli pesanti che possono essere create, in quella forma e in quella dimensione, solo da esplosioni a temperature raggiungibili esclusivamente da proiettili arricchiti con sostanze radioattive. Da qui la sentenza.

Gennaio 2015

Il giornalista  Lorenzo Sani pubblica un post su Facebook il 29 gennaio 2015, riportato il 30 gennaio 2015 da Beppe Grillo sul suo Blog in contrasto a Mattarella con un post dal titolo “#Mattarella e l’uranio impoverito“.
Il 31 gennaio 2015 il colonnello Gianfranco Scalas risponde al testo pubblicato sul Blog di Beppe Grillo:

L’INTERVENTO DI SCALAS – Il colonnello cagliaritano Gianfranco Scalas che negli anni a cui si riferiscono le accuse mosse da Grillo fu portavoce del comando italiano precisa: “Nel novembre del 2000, durante la conferenza stampa di cui avevo gestito l’organizzazione a Pec (Kosovo), l’allora ministro disse a chiare lettere alla stampa italiana che in Bosnia e anche in Kosovo erano stati usati proiettili a uranio impoverito. Fornì anche i dati allora noti”. “Dopo tale comunicazione – prosegue – fu avviata dallo stesso ministro Mattarella una commissione di indagine sui casi sospetti”.

Il 31 gennaio 2015 Beppe Grillo pubblica nel suo Blog un post, a firma Aldo Giannuli, dal titolo “#MattarellaPresidente, 50 sfumature di grigio“, dove si legge:

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Dunque, il M5s ottiene una discreta vittoria, anche se diversa da quella progettata:
1. ha stanato Renzi costringendolo a fare il nome prima dell’inizio delle votazioni
2. ha costretto Renzi a scegliere una persona decente
3. quindi ha sbarrato la strada ad Amato, Veltroni, Grasso ecc.
4. ha incrinato seriamente il patto del Nazareno.

FEBBRAIO 2015

Sul portale TzeTze viene pubblicato un post dal titolo “Report e il servizio che sbugiarda Mattarella sull’uranio impoverito“. All’interno viene citato l’intervento del colonnello Gianfranco Scalas del 31 gennaio 2015 e utilizza come prova ulteriore alla tesi riportata nel post del 30 gennaio 2015 la puntata di Report del 2004, già affrontata in precedenza.

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A confermare che Mattarella disse il falso in Parlamento, anche un servizio di Milena Gabanelli. Il 27 settembre 2000 Sergio Mattarella, allora Ministro della Difesa, risponde ad una interrogazione parlamentare e dichiara: “A SARAJEVO NON E’ MAI STATO UTILIZZATO URANIO IMPOVERITO”. Milena Gabanelli lo smentisce in studio: “NON E’ VERO“.

CONCLUSIONI

Abbiamo cercato di ricostruire cronologicamente i fatti e le dichiarazioni dei protagonisti citati nell’articolo precedente (“DISINFORMAZIONE Mattarella e l’uranio impoverito“) con l’aggiunta di altri fatti e dichiarazioni collegati.

Si apprende che l’allora Ministro della Difesa Mattarella, come abbiamo riportato nell’articolo precedente, affermò che non venne usato uranio impoverito in Bosnia (il 27 settembre del 2000 e il 7 dicembre 2000), per poi cambiare parere successivamente e ammettere tutto pubblicamente il 21 dicembre 2000. Il giorno dopo, con Decreto Ministeriale della Difesa, istituì una commissione d’indagine sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo.

L’allora Ministro Mattarella dichiarò che l’Italia era stata informata solo pochi giorni prima del 21 dicembre 2000 sull’utilizzo di uranio impoverito in Bosnia, mentre la NATO  sostenne il contrario il 23 dicembre 2000.

La puntata di Report del 7 marzo 2004 riporta solo l’interrogazione parlamentare del 27 settembre 2000 e non menziona l’ammissione dell’uso dell’uranio impoverito e l’istituzione della commissione da parte dell’allora Ministro Mattarella. Informazioni che dovevano essere riportate.

Nel 2008, a distanza di anni dai fatti sopra citati, veniva ancora riportata l’impossibilità di definire un nesso casuale tra la contaminazione da uranio impoverito e la morte di Salvatore Vacca, come afferma la Cassazione. La prima sentenza storica a favore della famiglia di Vacca, il militare citato non nominalmente anche dall’allora Ministro Mattarella nel 2000 nell’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Ballaman, arrivò solo nel 2010.

Il testo del giornalista Lorenzo Sani, datato 2015, non riporta i fatti di ammissione, tanto da compiere un’ “imboscata” all’allora Ministro Mattarella il 27 gennaio 2001, 17 giorni dopo che lo stesso Ministro ammise tutto presso il Senato della Repubblica.

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