Non è vero che Sadiq Khan vuole abolire la carne e la moda (né nessun altro sindaco)

di Bufale.net Team |

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Non è vero che Sadiq Khan vuole abolire la carne e la moda (né nessun altro sindaco) Bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti un testo, peraltro falsamente attribuito a Wikipedia Signpost per la screen usata come titolo, per cui Sadiq Khan vuole abolire la carne e la moda in quanto sindaco di Londra, anzi avrebbe già firmato una legge per impedire ai londinesi di “mangiare carne, avere più di tre vestiti ed un’auto di proprietà, nonché viaggiare più di tre volte” obbedendo al WEF.

Non è vero che Sadiq Khan vuole abolire la carne e la moda (né nessun altro sindaco)

Non è vero che Sadiq Khan vuole abolire la carne e la moda (né nessun altro sindaco)

Il testo appare anche altrove, senza la confusione su Wikpedia.

A parte la plateale mancanza di conoscenza di come funzioni la gerarchia delle fonti, in quanto il WEF se mai avesse il potere di “imporre leggi” controllerebbe i Governi e non i Sindaci, si tratta dell’ennesima fake news contro il “satanasso WEF”, già accusato di aver abolito la moda, aperto portali verso l’Inferno al CERN e dichiarato che Dio è morto.

Non è vero che Sadiq Khan vuole abolire la carne e la moda (né nessun altro sindaco)

La fake news è la stessa che abbiamo già affrontato a Luglio del 2023, ma “personalizzata”. Sostanzialmente come denunciato dai colleghi di DW, i complottisti ormai la attribuiscono a rotazione a tutti i sindaci delle città del network C40, millantando che ormai in cento città del mondo sia impossibile mangiare carne, comprare vestiti e viaggiare in auto.

Basterebbe visitare una sola di quelle cento città per capire che tutto questo non è mai accaduto, e leggere Wikipedia Signpost per capire che la Wikimedia Foundation non ha mai divulgato simili falsi contenuti.

Le fonti fanno riferimento a un rapporto pubblicato nel 2019 dal gruppo Arup, una società che fornisce servizi di progettazione, ingegneria, architettura, pianificazione e consulenza. Il documento è consultabile e scaricabile a questo indirizzo.

Va detto che il gruppo Arup ha pubblicato il rapporto in collaborazione con C40, un network composto da sindaci di 100 città del mondo. Arup è sì partner del WEF per alcune collaborazioni del passato, ma il gruppo non appartiene in alcun modo al World Economic Forum trattandosi di un’azienda “senza azionisti individuali o investitori esterni“.

Un documento letto male

Il rapporti The Future of Urban Consumption in a 1.5°C World dell’Arup, sostanzialmente, riporta dati sulla sostenibilità e sulla salute del pianeta in relazione ai consumi, alle emissioni e – perché no – dei nostri acquisti.

Semplicemente, Arup e C40 indicano in quali settori si può intervenire per ridurre le emissioni, come riportato a pagina 82:

L’industria dell’abbigliamento e del tessile svolge un ruolosignificativo nell’economia globale. Il settore sta subendo una trasformazione poiché i tassi di crescita sono sempre più guidati dall’espansione dei mercati nelle nazioni in rapido sviluppo. Nel 2017 le emissioni di abbigliamento e tessuti hanno rappresentato il 4% delle emissioni basate sui consumi delle città C40.

Per questo gli autori suggeriscono la riduzione di nuovi acquisti in abbigliamento per ridurre le emissioni di carbonio, ma certamente non impone di indossare uniformi, non obbliga alla scelta vegana né dichiara l’abolizione della moda nel 2030.

L’interpretazione complottista

La fonte citata ricorre alla figura retorica del “ragionamento per assurdo” ovvero dichiara che ogni attività umana ha un suo peso, e rimuovendola si rimuoverebbe tale peso sull’ambiente.

Il che non comporta che bisogni diventare vegani, smettere di vestirsi o avere auto.

Comporta semplicemente che limitando gli sprechi alimentari, ovvero evitando di sprecare il cibo (ed ogni brava massaia del mondo vi saprà dire che si fa la spesa per quello di cui ha bisogno la famiglia e si usa il frigorifero per conservare gli eccessi),  e usando i mezzi pubblici quando si può e i mezzi propri quando si ritiene si possano limitare tali impronte.

Tutti i comuni colpiti da tali accuse hanno infatti rigorosamente negato ai microfoni di DW tranne Amburgo che, anche giustamente, ha deciso di rifiutare la risposta perché avrebbe comportato dare seguito alle istanze del complottismo dando loro attenzione.

Va ricordato che l’analisi citata dai complottisti come legge non ha alcun valore vincolante ed è solo un “esempio di ragionamento”.

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