A New York si pratica l’aborto del nono mese!

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
A New York si pratica l’aborto del nono mese! Bufale.net

L’aborto del nono mese sembra l’oggetto della gag della famosa serie televisiva South Park in cui la madre di Eric Cartman, il bulletto della scuola decide ad un certo punto di chiedere alla politica locale la possibilità di praticare un “aborto del nono anno”: ovvero poter uccidere il nocivo bulletto prima che continui a combinare i disastri per cui ormai è famoso nel mondo.

Eppure, come ci ricorda NextQuotidiano, la stampa italiana di questi giorni si è affollata a descrivere uno scenario apocalittico dove New York è diventata la Mecca dell’Aborto del Nono Mese, luogo malefico dove donne cattive possono presentarsi fino al giorno del parto per commettere infanticidi. La diffusione di tali titoli è stata agevolata da un ambiente in cui basta inserire una descrizione dell’aborto atta a vittimizzare la donna descrivendo gli stati “liberal” come una sorta di abisso del Male.

Vi risparmieremo la sarabanda di titoli e titoloni: francamente, riteniamo che la clickbait non meriti attenzione, né monetizzazione alcuna, quindi non vi forniremo un elenco.

Screenshot della pagina pubblica della norma del presunto "aborto del nono mese", linkata per intero in articolo

Screenshot della pagina pubblica della norma del presunto “aborto del nono mese”, linkata per intero in articolo

Allora? La legge non consente l’aborto del nono mese?

Adorabili amanti della clickbait: la legge approvata consente di abortire

they can be performed after 24 weeks if the fetus is not viable or when necessary to protect the life of the mother.

Dopo le ventiquattro settimane qualora il feto non abbia vitalità al parto o qualora sia necessario proteggere la vita della madre

I titoli che avete letto sono un chiarissimo caso di argomento per assurdo, ovvero un tentativo disinformato di far passare qualcosa per l’estremo viralizzabile.

Un po’ come se io, guardato lo spot di una nota ditta di vasche da bagno nel quale il conduttore, presentatore e televenditore Davide Mengacci esclama che per gli anziani uscire dalla doccia è un grave problema perché questi possono scivolare sulla ceramica bagnata, cadere e farsi del male, sentenziassi convinto

Avete visto!? I venditori di sanitari hanno creato un complotto per vendere oggetti pericolosi che uccidono i nostri anziani come fossero mosche per sostituirli con gli stranieri giovani e forti e provocando così l’avanzata del piano Kalergi! I paesi dove vendono vasche da bagno e bidet uccidono gli anziani!!

E così facendo riuscissi non solo a non ricevere pernacche e risa di scherno, ma riuscissi a monopolizzare l’opinione pubblica contro l’igiene.

Come ci ricorda BUTAC la situazione americana, qualora dovesse passare la legge non fosse cassata diventerebbe uguale alla situazione Italiana.

Se, e sottolineato se, a.un medico, un ostetrico-ginecologo o comunque del personale professionalmente addestrato e tenuto al Giuramento di Ippocrate dovesse decretare che quel feto non ha la minima vitalità, ovvero la possibilità di sopravvivere al parto e se b. la madre rischia la vita sostanzialmente per un prurito etico-religioso che nella migliore ipotesi la costringerebbe ad un aborto spontaneo e nella peggiore a suicidarsi per portare a termine una gravidanza di fatto inesistente, allora il medico potrà praticare un aborto anche oltre la 24ma settimana.

Va da sè che chiunque abbia studiato un briciolo di medicina saprà che, ovviamente all’ipotetica data dell’aborto del nono mese descritta dai vari portali della clickbait e qualche quotidiano un po’ meno scrupoloso del “nono mese meno un giorno”, un medico sarà perfettamente in grado di riconoscere un feto vitale, ovvero una gravidanza non a rischio, e resterebbe un reato praticare aborti in quei casi, esattamente come accade da noi.

Si parla quindi di un caso residuale: il medico ha il diritto, anzi il dovere, di avvisare la donna nel caso la gravidanza non solo non abbia alcuna possibilità di essere portata a termine, ma possa ucciderla, e deve, in questo caso, secondo il Giuramento di Ippocrate salvare il maggior numero di persone possibile.

La previgente normativa sostanzialmente aveva un enorme baratro etico: in determinati casi un medico, sottoposto al Giuramento di Ippocrate, avrebbe dovuto scegliere tra la reclusione oppure rompere il giuramento e lasciare che una donna affidata alle sue cure affrontasse un grave e concreto pericolo di morte senza alcun contrappeso, portando a termine la gravidanza di un feto non vitale, quindi destinata ad un aborto naturale ed a danni alla salute fino alla morte.

E perché? Che li paghiamo a fare i medici? Per l’aborto del nono mese?

Allora siete di coccio, ma di coccio davvero!

Sempre l’articolo 25-A ridefinisce il concetto di omicidio. Leggiamo la norma attuale, integrata con le parti abrogate (tra parentesi quadre) come presente nel testo di legge

§ 125.00 Homicide defined.
Homicide means conduct which causes the death of a person [or an unborn child with which a female has been pregnant for more than twenty-four weeks] under circumstances constituting murder, manslaughter in the first degree, manslaughter in the second degree, OR criminally negligent homicide[, abortion in the first degree or self-abortion in the first degree].

Definizione di omicidio
Dicesi omicidio la condotta che causi la morte di una persona [o un feto di cui una donna è stata incinta per più di 24 settimane] secondo circostanze definite come omicidio doloso, preterintenzionale, in conseguenza di altro reato o colposo, [aborto per il preterintenzionale e procurato aborto per la conseguenza di altro reato].

Sostanzialmente, l’Abortion Act interviene per colmare un problematico buco nero che impediva ai medici di compiere il loro legittimo lavoro sotto l’inesistente spauracchio dell'”aborto del nono mese”.

Mettiamo il caso che Gaia, giovane puerpera, scopra alla 26ma settimana che sopraggiunte complicazioni hanno reso il parto impossibile: il feto non ha più vitalità, non sopravviverà al parto, la prosecuzione della gravidanza è non solo impossibile, ma proseguendo la gravidanza Gaia potrebbe rimanere invalida, menomata o addirittura morire.

Il medico la informa del grave rischio e, a malincuore, le dice che anche se non abortisse non sarà mai madre, dato che il feto non sopravviverà certamente al parto.

Ma le dice che in assenza di una nuova normativa tutto quello che potrà fare è guardarla partorire un bambino mai nato e restare menomata a vita se le va bene, morta se le va un po’ meno bene, perché se facesse qualsiasi cosa prevista dal giuramento di Ippocrate verrebbe arrestato.

Giustamente, la normativa interviene a legittimare questo punto, evitando al medico di dover presentarsi davanti ad un tribunale ogni volta che, si badi, non già tra la madre ed il bambino, ma tra la madre ed un bambino già morto ha scelto di salvare la madre.

Concetto questo che in uno stato civile dovrebbe essere assodato: tra qualcuno che non puoi salvare a prescindere e qualcuno che puoi salvare, chiunque sano di mente sceglierebbe di salvare il salvabile, appunto.

Non così nella New York precedente a questa legge, così ora.

Chi è a favore?

Sostanzialmente, associazioni di categoria e associazioni mediche: il focus della decisione torna infatti al medico, figura centrale la cui scienza può decidere sulla vitalità del feto senza le pastoie di un giudice elettivo (in America i giudici sono cariche elettive) zelante o in vena di rielezioni facili agitando lo spettro della Bible Belt.

Ma le criticità?

A parte gli ovvi dibattiti etico-religiosi di cui a noi non importa, la norma è stata accusata di essere poco chiara sui casi, essendo sostanzialmente una “norma in bianco” che rimette al giudizio di medici, ostestrici e infermieri le valutazioni di rito, e di non prevedere il caso in cui il procurato aborto sia conseguenza non di un atto medico, ma ad esempio di una aggressione.

Ma, a onor del vero, la legge si limita a non considerare aborto e procurato aborto omicidio, ma non depenalizza le due figure di reato, che restano tali in autonomia.

In conclusione? C’è o non c’è l’aborto del nono mese?

Ovviamente no, miei cari amici. C’è una legge, che non parla di aborto del nono mese, che ovviamente potrà essere migliorata (eventualmente affiancandola a norme che aumentando le pene per il procurato aborto ascoltino quindi le voci di dissenso), ma che sostanzialmente tutela la donna ed il medico, al quale finalmente viene consentito di salvare vite senza doverne rendere conto.

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