Tranquilli: non è vero che le Big Babol contengono grasso di topo (e neppure i dadi da brodo)

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
Tranquilli: non è vero che le Big Babol contengono grasso di topo (e neppure i dadi da brodo) Bufale.net

Due oggetti hanno condiviso negli la stessa bufala: le Big Babol contengono grasso di topo e i dadi da brodo pure, quest’ultimi con l’aggravante di ogni altro elemento vile.

Diciamolo pure, dai tempi del Malleus Maleficarum e della Santa Inquisizione l’accusa tipica da fare alla strega di turno era ammanire “materia vile” alla propria famiglia, dalle ossa di cadavere al sangue umano di varia provenienza.

In entrambi i casi lo scopo era uno solo: demonizzare un alimento o un passatempo “alimentare”.

Tranquilli: non è vero che le Big Babol contengono grasso di topo (e neppure i dadi da brodo)

Siamo all’incrocio tra la falsa credenza e la leggenda metropolitana: la “fiaba moderna” il cui scopo è educare il pubblico impartendo loro lezioncine morali non richieste e non volute paventando conseguenze eccedenti il reale.

Tranquilli: non è vero che le Big Babol contengono grasso di topo (e neppure i dadi da brodo)

Tranquilli: non è vero che le Big Babol contengono grasso di topo (e neppure i dadi da brodo)

Il problema è che negli anni ’80 e parte dei ’90 le Big Babol erano diventate un vezzo ubiquitario, e i genitori renitenti ad aggiungere un capitolo di spesa ai balocchi e vizi dei figli (erano gli anni ’80, il capitolo di spesa tendeva ad essere incrementato dalle cassette da edicola per il Commodore 64 e una nuova ondata di Action Figures) e pronti a considerare il costante ruminare di chi mastica gomme poco educato erano inclini a inventare mezzi per farli smettere.

Inventarsi la presenza di grasso di topo e altra materia vile (come budella e altre sostanze elastiche ma disgustose) era un ottimo mezzo per togliere il vizio.

Un destino simile ebbero i dadi da brodo negli anni ’50.

In questo caso il concetto era fortemente patriarcale: la “brava massaia” doveva vivere incatenata al piano cottura della cucina spignattando e facendo faccende tutto il giorno.

Nel mondo patriarcale dell’immediato dopoguerra l’uomo doveva lavorare e la donna essere “l’angelo del focolare”: pertanto una donna che avesse deciso di provare il dado da brodo e il sugo in bottiglia per, cosa intollerabile per una famiglia patriarcale, avere più tempo per se stessa o addirittura per cercare l’indipedendenza economica avrebbe dovuto essere vilificata e condannata.

Come abbiamo avuto modo di discutere anni fa fu la generazione precedente a scendere in campo, dichiarando, in modo non dissimile dai complottisti odierni ossessionati dalla farina di insetto fino al disagio, che i dadi da brodo contenevano grasso di topo e materia vile, che le donne “moderne” erano pronte a dare ai loro mariti cibi malsani creati dai poteri forti con sterco e carne di ratto pur di non “fare le faccende” e diffondere aneddoti splatter come quello, tipico degli anni ’80, della sposina morta di una morte orribile, sofffrendo ed emanando cattivo odore dal suo corpo in putrefazione ancora viva, per aver usato il forno a microonde.

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