Svezia: al posto dei contanti, un chip sottopelle

di Shadow Ranger |

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Svezia: al posto dei contanti, un chip sottopelle Bufale.net

Ci segnalano i nostri contanti un articolo sul chip sottopelle da usare al posto dei contanti. Apparso in queste ore su TGCom a seguito di un servizio televisivo, ci porta a chiederci delle domande.

Domande la cui risposta è stata data… l’anno scorso.

Il servizio è sostanzialmente corretto, arriva dopo un anno e mezzo dall’ottimo pezzo di G. Rotondi per Focus, di cui raccomandiamo la lettura.

Anzi, più che ritardo, riteniamo che sia tornato l’interesse per l’argomento per il crescente dibattito sulla valuta elettronica, che abbiamo notato anche noi.

Sostanzialmente, e riassumendo la questione in breve, mentre l’italiano medio vive in un costante stato di terrori luddisti e vede nella valuta elettronica la fine dei suoi sogni di piccola e grande evasione fiscale, lo Svedese medio vede di entrambe i vantaggi.

E sperimenta nuovi modi perché tecnologia e dematerializzazione di valuta, titoli e biglietti facciano parte della sua vita.

La Svezia e il danaro

Nel bene e nel male, negli ultimi anni la Svezia vive un’accelerazione della dematerializzazione del denaro.

I Bancomat sono ormai sempre più rari nelle strade, e un gruppo sempre crescente di intervistati risponde alla domanda sull’ultima volta che hanno usato denaro contante con mai.

Semplicemente, l’ottantacinque per cento della popolazione (al 2018) ha facile accesso al sistema bancario, il restante quindici per cento si affida al sistema del servizio clienti delle stesse e lo status Svedese di Mecca Tecnologica di Europa rende Millennials e Generazione Z ben in grado di sfruttare i vantaggi della tecnologia.

Da noi il cittadino medio si meraviglia di vedere persone in coda in Posta senza bigliettino per aver effettuato prenotazioni online (lo scrivente vi confessa di essere stato importunato da gente in coda ignorante di questa possibilità…), gente entrare nei cinema con un biglietto saltacoda pagato via cellulare, o usare strumenti come Google ed Apple Pay per riunire le sue carte di credito e debito in un’unico dispositivo (il cellulare). In Svezia simili scenari sono così comuni da passare inosservati. Il cittadino medio paga con carta o cellulare, si aspetta di trovare POS ovunque, dal Bar alla fermata del treno, e li trova.

Come per il biglietto online di Trenitalia, acquistabile anche da noi dall’apposita app dopo aver registrato una Cartafreccia virtuale (che vale anche per i regionali…), o per gli abbonamenti annuali Metrebus che garantiscono accesso a metropolitana ed autobus romani passando un semplice chip RFID sui tornelli, per il cittadino Svedese è normalissimo non doversi cercare biglietti per i trasporti.

Se hai un cellulare, e tutti hanno un cellulare al giorno d’oggi, puoi anche non usarlo per farti i selfies ed usarlo per avere una vita più facile e veloce.

La Svezia e la tecnologia

Vi abbiamo parlato della Svezia come Mecca tecnologica. Ovvio che nel paese che ha dato i natali a Spotify e Skype la tecnologia la faccia da padrona.

Ed ecco che questo fortunato brodo di coltura di scienza moderna, valuta digitale e assenza di velleità da luddita evasore di scontrini il biohacking esce dall’alveo della semplice curiosità adolescenziale e diventa una possibilità praticabile.

Praticabile ma, ricordiamo di certo non obbligatoria, puramente elettiva (quindi personale) e dedicata ad un pubblico crescente in numero ma ancora ristretto.

Sempre al 2018 si contavano circa 3500 “biohacker” che hanno deciso di fare il passo successivo nello sviluppo tecnologico.

Siamo passati dall’era del contante all’era del contante dematerializzato. È un processo assai lungo, non è iniziato nell’età moderna.

Nell’età classica i mercanti circolavano con carretti pieni di oro e preziosi. Nel XIImo secolo d.C. come abbiamo già visto, si è passati alle lettere di credito, che consentivano di “onerare” la propria banca dello spostare ingenti capitali in nostro nome.

Già nel 1844 Alexandre Dumas, nel Conte di Montecristo, descriveva il miliardario eponimo “Conte”, Edmond Dantes, comprimere le sue immani ricchezze in una “nota di credito illimitato” da esibire nei negozi e nelle attività dove investe i suoi ingenti capitali, certo che sarà la banca ad occuparsi di consegnare ai suoi interlocutori la minima frazione delle sue illimitate ricchezze necessarie agli acquisti.

Nel 2019, come abbiamo visto, le note di credito sono state sostituite non già da assegni e cambiali, ma da Carte di Debito, Carte di Credito e infine da cellulari e chip RFID che consolidano ogni strumento di pagamento/biglietto di viaggio/documento di identità in nostro possesso.

I biohacker hanno deciso di passare al livello successivo: dopo aver consolidato la nostra identità digitale in un mazzetto di carte che possiamo tenere nel taschino, dopo aver consolidato tali carte in un singolo chip all’interno del nostro cellulare, perché non consolidare tutto in un chip di dimensioni così piccole da averlo sempre con noi?

Il biohacking già conosceva la subcultura del grinder. Sia le parole hacking che grinder non sono parolacce, si badi bene.

Possiamo capire che in Italia, il paese che crede alla leggenda dell’Hacker Brambilla, onnipotente e malevolo e che dopo aver scoperto i Legal Hacker ha deciso che in quanto hacker fossero illegali rifiutando ogni progresso e benessere che il loro sapere possa portare all’umanità, la parola hacker abbia connotazioni negative.

Ma in questo caso l’hacker è solo un ponte tra il presente ed il futuro, ed il grinder è un hacker che si è fatto la seguente domanda

Abbiamo messo dei chip RFID nei nostri pacchi per trovarli in posta, nei nostri portachiavi per trovarli facilmente, nelle porta delle nostre stanze di albergo per entrare più facilmente: perché dovremmo avere paura di usarli su noi stessi?

Lo Svedese medio cresce in un clima di profonda fiducia: fiducia nelle istituzioni, fiducia nella sua conoscenza, fiducia nel sapere e fiducia nel progresso della tecnologia.

Quindi non ha nessuna difficoltà ad affidarsi ad una delle ditte evolutissime sul suo tessuto sociale per comprimere i suoi dati in un singolo chip da farsi iniettare nella “ciccia” di una mano in modo da poter entrare in metropolitana, pagarsi il caffè, saltare la coda in posta o al cinema con un saluto.

Non vive nel terrore parosissistico che lo Stato possa sapere quanti cappuccini beve o che possa sapere quanti gliene ha venduto: sa che il barista paga le tasse e lui non ha niente da nascondere. Non si sente violato in una privacy che in questo caso non esiste: comprende che non c’è alcuna differenza tra entrare al cinema e comprare un biglietto al botteghino e comprarlo prima.

Lo Svedese medio gioca con la tecnologia e col progresso, e può permettersi di sperimentare.

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