Perché i cavi dei vostri retrocomputer fondono le carrozzerie?

di Shadow Ranger |

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Perché i cavi dei vostri retrocomputer fondono le carrozzerie? Bufale.net

Vi sarà capitato qualche volta di troppo: lasciate il vostro retrocomputer di infanzia nel ripostiglio di casa dei vostri genitori tra il vecchiume, nella migliore delle ipotesi avete letto la nostra rubrica retro, nella peggiore un bagarino vi ha convinto a rivenderlo a prezzi da strozzinaggio, e lo ritrovate costellato di segni simili a bruciature.

"Bruciature" di cavo su un Datassette 1530

“Bruciature” di cavo su un Datassette 1530

Eppure l’avevate riposto “con cura”: diciamo arrotolando i cavi di alimentatore e joystick intorno ad esso come una corda, senza sapere che sì, i cavi dei vostri retrocomputer fondono le carrozzerie.

Perché i cavi dei vostri retrocomputer fondono le carrozzerie?

Si tratta di un elementare principio della chimica: il simile dissolve il simile.

Ovvero sostanze con la stessa polarità si dissolvono a vicenda, laddove per polarità si intende una proprietà delle molecole, per cui una molecola (detta polare) presenta una parziale carica su una parte della molecola e una parziale carica negativa su un’altra parte opposta alla molecola.

Spiegato quindi come sostanze con le medesime proprietà sono reciprocamente solubili, torniamo ora al fenomeno in questione.

I case di computer come il Commodore PET e il SOL-20 erano fatti di lamierino metallico (nel caso del SOL-20 con pannelli e inserti di legno): con l’arrivo dell’Apple II e del VIC-20 si passò alla plastica, per essere precisi all’ABS, materiale plastico robusto ed elegante atto a dare ai dispositivi elettronici solidità ed un aspetto elegante.

Non era però privo di problemi nel lungo periodo: l’ABS tende ad ingiallire nel tempo se esposto alle radiazioni UV, processo che si sospetta essere accelerato dalla presenza di ritardanti di fiamma usati per rendere i dispositivi più sicuri, ma questa è un’altra storia di cui parleremo un’altra volta.

"Bruciatura" di cavo su un C64C

“Bruciatura” di cavo su un C64C

Quello che ci preme sapere è che concettualmente quello che noi chiamiamo “la gomma del cavo” è solitamente materiale plastico, perlopiù ABS o PVC, addizionato con appositi additivi, i “plastificanti” per renderlo morbido.

A questo punto si verifica lo stesso fenomeno che possiamo osservare lasciando una gomma da cancellare troppo a lungo su un righello o degli elastici avvolti intorno ad un oggetto di plastica.

Gli additivi plastificanti contenuti nel cavo interagiscono con la plastica dura del case e, siccome il cavo è stretto o premuto sul pezzo di plastica solida, esso lascia una decisa impronta, quando non “salda” la parte superficiale del cavo con la parte superficiale del case.

Separandoli, rimarrà una visibile indentazione del cavo (gli additivi nel cavo hanno di fatto “ammorbidito e sciolto” la plastica dura del case che ha preso la forma del cavo) e/o macchie degli opposti colori sui due oggetti (lo strato superficiale si è saldato assieme).

Come rimediare?

In questo caso prevenire è meglio che curare: si può provare a scartavetrare le deformità nel case, ma ovviamente l’effetto si noterà: molte carrozzerie erano costruite per avere una particolare trama, e rimuovendo deformità e crateri si rimuove anche la trama.

Fortunatamente il processo di cui parliamo non è istantaneo: converrà quindi separare cavi e dispositivi, investendo in fascette di velcro per tenere i cavi ben avvolti.

Infatti usare serracavi di plastica e le fascettine di metallo rivestito (che trovate ad esempio nelle confezioni del pane o delle buste frigo) non risolve niente: alla fine mettete plastica in contatto su plastica.

"Bruciatura" di cavo elettrico e polistirolo, fonte Buildright

“Bruciatura” di cavo elettrico e polistirolo, fonte Buildright

I feticisti/bagarini del “Dottò, il computer retro va 100 liscio 200 che ci metto lo scatolo” (sic!) si preparino ad una sorpresa ancora più amara: la polarità del polistirolo nelle preziose scatole è la stessa dei cavi, e quindi un retrocomputer custodito per decenni in una scatola senza essere mai aperto nella vita potrebbe emergere non già in perfetto stato, ma “pezzato” con macchie di cavo. Cosa che peraltro renderà lo “scatolo”, o meglio il feticcio della confezione originale in ottimo stadio di conservazione qualcosa di “non più perfetto”.

Anche per chi come il sottoscritto considera l’affettata sopravvalutazione dello “scatolo perfetto” un segnale di bagarinaggio, è un elemento di cui tenere conto.

Bisognerà quindi evitare il contatto costante e, se non avete le buste o i fogli di carta che all’origine dividevano gli oggetti dal polistirolo, trovare altri metodi di conservazione.

A richiesta, ci rivedremo in futuro per parlade dell’ingiallimento.

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