No, non sta per chiudere Striscia la Notizia

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
No, non sta per chiudere Striscia la Notizia Bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti un articolo dal titolo Striscia la Notizia non andrà più in onda: la cancellazione è ufficiale. Solitamente la prima regola da seguire quando un portale online dichiara che una notizia scioccante e sconvolgente è “ufficiale” è la seguente: la “notizia” è una fake news o una clickbait.

No, non sta per chiudere Striscia la Notizia

No, non sta per chiudere Striscia la Notizia

In questo caso è una clickbait.

No, non sta per chiudere Striscia la Notizia

La clickbait è la forma più antica di caccia al click, precedente la stessa Internet e descritta in dettaglio dallo scrittore Giovannino Guareschi: si tratta di un titolo fortemente caricato che deforma l’articolo, riassumendolo in una forma volutamente scorretta e allarmistica.

L’articolo dice, ma molto, molto in fondo, che

Dopo la pausa autunnale, Striscia tornerà regolarmente in onda a partire da novembre

Con una sola riga vergata in fondo ad un articolo di tre pagine di cui due inventano sul posto una insistente rivolta social con tanto di hashtag per richiedere il ritorno in onda di Striscia (hashtag citati esclusivamente nell’articolo, attingendo la clickbait di bufala) e contengono la descrizione di una immaginaria rivalità tra “La Ruota della Fortuna” e “Striscia la Notizia”, tanto per creare anche un po’ di ragebait.

E non è un caso che la foto dell’articolo sia di Enzo Iacchetti, celebre comico tornato agli onori della cronaca ed esposto agli odi di molti per il suo attivismo e le sue critiche verso la condizione dei bambini Gazawi: scopo evidente dell’articolo è anche monetizzare sui click degli hater di Iacchetti.

L'hashtag che non esiste

L’hashtag che non esiste

Infatti un articolo che appare lungo appare agli occhi del lettore come dettagliato e all’occhio elettronico dei motori di ricerca come degno di primeggiare tra i risultati, e un articolo che infiamma artificialmente le “guerre tra fan” di diversi programmi ottiene l’effetto di suscitare condivisioni e commenti, e l’algoritmo dei social non distingue tra quelle ottenute con contenuti di qualità e quelle ottenute eccitando la rabbia del lettore.

E inoltre ormai sui social ben pochi commentano gli articoli, contentandosi dei titoli: per lo stesso fenomeno per cui Guareschi con ironia descrisse un articolo sui bambini che attendono la Befana venduto come “Aiuto! Sbudellano la vecchia e il sangue scorre per le scale rosso e fumante come vino brulè!”, un testo in cui veniva rivelato solo nel finale che nessuno aveva davvero sbudellato la Befana, adesso abbiamo orde di articoli in cui si descrive nel titolo qualcosa ridimensionato nei fatti.

Clickbait appunto.

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