New York: studentessa strappa poster degli ostaggi a Gaza, le costa carissimo

di Bufale.net Team |

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New York: studentessa strappa poster degli ostaggi a Gaza, le costa carissimo Bufale.net

New York: studentessa strappa poster degli ostaggi a Gaza, le costa carissimo: questo riassunto si presenta come una dimostrazione plastica del motto “FAFO”, ovvero “Fu*k around and Find Out”, tradotto lettteralmente “Fai ca**ate e la pagherai!”, in modo meno volgare assimilato al nostro proverbio “chi sputa in cielo, in faccia gli ricade”.

New York: studentessa strappa poster degli ostaggi a Gaza, le costa carissimo (Foto di Matt Petres for WSN)

New York: studentessa strappa poster degli ostaggi a Gaza, le costa carissimo (Foto di Matt Petres for WSN)

In questo caso H.K., studentessa della New York University di cui forniremo solo iniziali e estratti censurati del suo videomessaggio per lasciare alle istituzioni accademiche la potestà piena sulla sanzione ha scoperto di prima persona non solo la verità del proverbio, ma l’accelerazione e il tempo di ricaduta dello “sputare in cielo”.

New York: studentessa strappa poster degli ostaggi a Gaza, le costa carissimo

Le disavventrue di H.K. cominciano a ridosso dell’assalto di Hamas del 7 Ottobre, quando in tutto il mondo vengono affissi manifesti coi visi degli ostaggi.

In una decisione oggettivamente non del tutto condivisibile H.K. decide che i manifestini apparsi dinanzi alla facoltà di economia non erano da intendersi come solidarietà per gli stessi ma come un mezzo per inquinare il dibattito col “whitewashing” (termine usato per descrivere il “colonialismo bianco”) e “propaganda del mainstream” (termine questo che spesso riscontriamo associato alla c.d. “controinformazione”), accusando altresì tali poster di “normalizzare il genocidio palestinese” e giustificare “un genocidio spalleggiato dagli USA”.

Francamente ho difficoltà io stesso nel comprendere come i semplici visi degli ostaggi su un manifesto possano causare tutto questo, ma questo mio limite non è il punto: il punto è che H.K. è stata ripresa e colta sul fatto, e nonostante secondo il suo GoFundMe (che non riporteremo per lo stesso motivo citato per cui non ne riporteremo gli altri dati) il gesto “sia riuscito […] perché ho provocato l’attenzione degli studenti” gli studenti non sono stati i soli a notarla.

L’Ufficio Responsabile del Codice di Condotta ha infatti irrogato ad H.K. una sospensione di un anno da autunno 2023 ad autunno 2024.

Gli addebiti, reperibili sul Codice di Condotta stesso, sono vandalismo di proprietà universitarie aggravato da violazioni del codice anti-discriminazione in quanto l’Ufficio avrebbe comunicato di aver stabilito “che l’atto di stracciare i manifesti è intrinsecamente basato sull’origine nazionale, etnica e/o condivisa, effettiva o percepita, degli israeliani e degli individui di origine ebraica”.

La sospensione comporta conseguenze relative a frequenza e borse di studio: anche per questo il GoFundMe della studentessa riporta che ella non potrà più frequentare l’Università di New York, dalla quale si sente “discriminata” per il provvedimento di sospensione irrogato e sta raccogliendo fondi per studiare altrove.

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