Le due bufale di Bruno Vespa su Mussolini ed il Fascismo: tra INPS e settimana di 40 ore

di Redazione Bufale |

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Sta sollevando discussioni in queste ore l’apparizione di Bruno Vespa durante la trasmissione televisiva di Agorà, in cui ha parlato del nuovo libro che mette in evidenza alcune decisioni di Benito Mussolini e del Fascismo durante gli anni del consenso. Occasione utile, questa, per trattare questioni da noi analizzate in passato, come le false credenze sulla creazione dell’INPS, fino ad arrivare alla settimana lavorativa di 40 ore. Cerchiamo di fare chiarezza nuovamente su questi temi, visto che a tanti italiani evidentemente non risultano ancora trasparenti.

Le inesattezze di Bruno Vespa su Mussolini ed il Fascismo

Come accennato, ci sono due elementi da prendere in considerazione, dopo la recente uscita pubblica di Bruno Vespa. A suo dire, infatti, tra i meriti di Benito Mussolini ed il Fascismo ci sarebbero appunto i contratti nazionali, senza dimenticare la nascita dell’Inps e la settimana di 40 ore. Solo scendendo in dettagli su questi temi, però, è possibile contestualizzare al meglio l’accaduto per comprendere come siano andate realmente le cose in quegli anni.

Ad esempio, la nascita dell’INPS non può essere certo associata a Mussolini e al ventennio. Come riportato dai colleghi di Giornalettismo, infatti, è sufficiente collegarsi al sito dell’ente per comprendere che in realtà la sua creazione risalga al 1898. Quando, cioè, si registra l’arrivo sulla scena della Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e per la vecchiaia degli operai. Per chi non lo sapesse, si tratta della versione originale dell’attuale Inps.

Disinformazione, quella che si fa spesso e volentieri in Italia, anche a proposito della settimana di 40 ore lavorative, al netto della superficialità con cui si tratta il tema del cosiddetto sabato fascista. Durante gli anni di Mussolini, infatti, le settimane erano prevalentemente di 48 ore, mentre questa importante conquista per la classe lavorativa è arrivata ufficialmente mezzo secolo dopo la caduta del Fascismo. A conti fatti, tutto è associabile alla legge 24 giugno 1997 n. 196.

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