DISINFORMAZIONE Stupra figlio di due mesi e condivide filmato con gruppo di omo-pedofili – Bufale.net

di David Tyto Puente |

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DISINFORMAZIONE Stupra figlio di due mesi e condivide filmato con gruppo di omo-pedofili – Bufale.net Bufale.net

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È stata diffusa la notizia di un genitore che avrebbe stuprato il figlio di due mesi e di aver condiviso il video dell’atto in un gruppo di pedofili e omosessuali.
Ecco il testo dell’articolo:

Un uomo ha violentato il proprio figlioletto di due mesi e condiviso i filmati in un giro di omo-pedofili. E’ accaduto in Norvegia.
Il ‘padre’ ha ammesso i reati ieri all’inizio di quello che il pubblico ministero ha descritto come uno dei piu’ gravi casi di abusi nella storia del diritto norvegese.
Secondo il Procuratore Kristin Rohne: ‘Le persone coinvolte avevano un interesse sessuale nei bambini molto piccoli.’ Il tribunale di Drammen ha iniziato a monitorare il giro di pedofili scorso anno dopo il ritrovamento di filmati nauseanti dello stupro sul computer di un sospetto.
‘Non sapevamo nulla di questo bambino, ma nel video si poteva sentire il suono delle voci della radio norvegese o della televisione in sottofondo.’ Il video era in possesso di un altro uomo al quale l’avrebbe inviato il filmato il ‘padre’.
Il 34enne era stato precedentemente condannato per aver aggredito sessualmente un minore e distribuito video di abusi sui minori nel 2009. Ma non gli hanno tolto il figlio, magari glielo hanno anche ‘affidato’.
Da Wikipedia:
La Norvegia è il paradiso dei pedofili. La legge norvegese consente a tutte le ‘coppie’ di adottare bambini, così come l’adozione di un eventuale figlio del ‘partner’. Per le coppie composte da due donne, è anche possibile l’inseminazione artificiale. La Norvegia è un paese molto gay-friendly. La capitale Oslo in particolare è una città molto accogliente, dove sono organizzati molti eventi e manifestazioni gay-friendly.
Ma poco bambino-friendly.

Andiamo per ordine.

La ricostruzione dei fatti

I fatti avvenuti in Norvegia sono seguiti dal PM Kristin Rohne  e dal collega Alvar Krafft Randa (foto sotto) con un’accusa lunga 27 pagine.
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Il fatto del neonato che ha subito violenze non è opera di una singola persona, ma tra gli accusati ci sono un uomo e la sua compagna donna, entrambi genitori naturali delle vittime. Si, abbiamo scritti “vittime” e non “vittima”, perché i figli abusati sono due (un maschio e una femmina). Il fatto più recente sarebbe accaduto nel gennaio del 2013, quando il più piccolo dei figli, la femmina, aveva 3 mesi.
In tutto gli accusati nel processo sono cinque: l’uomo di 32 anni e la compagna di 23 (i genitori naturali delle due vittime), un uomo di 27 anni (che ha partecipato al video e alla violenza della piccola di 3 mesi), un altro di 34 anni con dei precedenti ed infine una donna di 43 anni. Gli accusati sono stati arrestati nell’agosto del 2013.
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L’articolo analizzato riporta quanto segue:

‘Non sapevamo nulla di questo bambino, ma nel video si poteva sentire il suono delle voci della radio norvegese o della televisione in sottofondo.’ Il video era in possesso di un altro uomo al quale l’avrebbe inviato il filmato il ‘padre’.

Il video, con l’audio di sottofondo della radio o televisione norvegese,  risale al 2010. La vittima del video è il figlio naturale maschio di 2 mesi, video condiviso inizialmente dal padre naturale di 32 anni all’uomo di 34 che poi ha condiviso a sua volta alla donna di 43. La condivisione finale è quella che ha fatto scattare le indagini.
Il video delle violenze sulla figlia naturale di 3 mesi hanno come protagonisti i due genitori naturali e l’altro uomo di 27 anni.
Al momento dell’arresto, gli hard disk dell’uomo di 32 anni e genitore naturale delle due vittime contenevano oltre 900 immagini e 50 filmati che mostrano gli abusi contro bambini, tra cui neonati.
La figlia naturale dell’uomo di 32 e la donna di 23 sarebbe stata violentata nuovamente all’età di 9 mesi. La madre avrebbe completato lo stupro, secondo quanto riportato dall’accusa.
Il caso non riguarderebbe solo i figli della coppia, ad agosto 2014 si parlava addirittura di 10 vittime in totale che riguardano tutto il processo.
Il caso viene ritenuto dall’Aftenposten.no come il più pesante e straziante mai presentato in un tribunale norvegese, dove anche i giornalisti più esperti si sono sentiti male quando sono stati raccontati i fatti in aula. Il processo è a porte chiuse, affinché si difendano le identità dei piccoli abusati.

WIKIPEDIA e il presunto “paradiso dei pedofili”

Da Wikipedia:
La Norvegia è il paradiso dei pedofili. La legge norvegese consente a tutte le ‘coppie’ di adottare bambini, così come l’adozione di un eventuale figlio del ‘partner’. Per le coppie composte da due donne, è anche possibile l’inseminazione artificiale. La Norvegia è un paese molto gay-friendly. La capitale Oslo in particolare è una città molto accogliente, dove sono organizzati molti eventi e manifestazioni gay-friendly.
Ma poco bambino-friendly.

Il contenuto relativo a Wikipedia è un copia incolla di varie voci in italiano presenti online:

  • la fraseLa legge norvegese consente a tutte le ‘coppie’ di adottare bambini, così come l’adozione di un eventuale figlio del ‘partner. Per le coppie composte da due donne, è anche possibile l’inseminazione artificiale’” è presa dalla voce “Matrimonio tra persone dello stesso sesso in Norvegia“, a sua volta citata anche dalla voce “Diritti LGBT in Norvegia” (nel citare “le coppie” è stata omessa la parola “sposate” nell’articolo analizzato).
  • la fraseLa Norvegia è un paese molto gay-friendly. La capitale Oslo in particolare è una città molto accogliente, dove sono organizzati molti eventi e manifestazioni gay-friendly” è presa dalla voce “Diritti LGBT in Norvegia“.

Non abbiamo riscontrato voci in italiano che riportino la frase “La Norvegia è il paradiso dei pedofili“. Al contrario, guardando i fatti, è un Paese dove è praticata la castrazione chimica per chi compie atti di pedofilia. Risulta alquanto improbabile ritenere che la Norvegia sia il paradiso dei pedofili, visto che i protagonisti vengono processati e rischiano anni di pene.
L’uomo di 32 anni ha confessato, mentre la compagna di 23 (di fronte al rischio di pena per un totale di 21 anni) rifiuta di ammettere di esserne complice, piangendo in aula e accusando gli altri di essere stata costretta a fare tutto ciò.
L’uomo di 32 anni, genitore naturale delle vittime, rischia il “contenimento“. Si tratta di una condanna che viene imposta ai delinquenti pericolosi quando un periodo limitato di tempo non è considerato sufficiente per la sicurezza sociale.
L’uomo di 27 anni nega di aver partecipato, ma riconosce di essere in possesso dei filmati e di ulteriori nei suoi hard disk (si parla di 3713 immagini e di 199 filmati). L’accusa ha chiesto che gli venga inflitta la stessa pena che verrà data all’uomo di 32.
Anche la donna di 43 anni ha confessatoha ammesso la colpa di aver prodotto e diffuso film pedo-pornografici. Per lei si parla di una condanna a 3 anni di carcere.
Riportiamo una parte dell’articolo analizzato:

Il 34enne era stato precedentemente condannato per aver aggredito sessualmente un minore e distribuito video di abusi sui minori nel 2009. Ma non gli hanno tolto il figlio, magari glielo hanno anche ‘affidato’.

L’uomo di 34 anni, citato in questa parte dell’articolo analizzato, non è il padre della vittima (ne naturale ne affidato), mentre è confermato che a suo carico c’è un precedente per un fatto avvenuto nel 2006 dove era stato condannato nel 2009 (tra cui possesso di oltre 400 immagini indecenti di bambini e oltre 200 film). L’uomo di 34 anni ha ammesso le colpe e anche per lui è richiesta la condanna che aspetta al padre naturale delle vittime.

La foto usata per l’articolo

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La foto utilizzata nell’articolo non ha nulla a che fare ne con i fatti sopra citati, i quali non hanno nulla a che vedere con le coppie omosessuali che possono adottare dei figli.
Cosa hanno a che vedere le adozioni e gli affidamenti alle coppie omosessuali se il caso riguarda due genitori naturali e le violenze sui propri figli? La risposta la lasciamo ai lettori.

AGGIORNAMENTO: spieghiamo all’autore anonimo dell’articolo analizzato la disinformazione

L’autore anonimo che gestisce il sito che ha pubblicato l’articolo qui analizzato ha pubblicato un aggiornamento, che riportiamo di seguito:

I simpatici cazzari di Bufale.net, noto blog del Fatto Quotidiano, non paghi delle figuracce fatte un giorno si e l’altro di più, dopo avere difeso le barbarie islamiche, scendono in campo in aiuto degli omo-pedofili.
Secondo loro, l’articolo che avete letto è ‘disinformazione’, perché l’uomo non è l’unico indagato nella vicenda.
A parte il fatto che l’articolo racconta un fatto, non è un romanzo, non fa la storia di un’inchiesta ma si è limitato a riferire quanto accaduto il giorno precedente in tribunale, ma ampliare la lente su tutta la vicenda, non ne muterebbe il significato.
Innanzitutto, Bufale.net prende come sempre le solite cantonate, potete controllare qui la fonte della notizia in inglese. E scoprirete che, a differenza delle panzane scritte dai cazzari, la vicenda dei ‘due figli un maschio e una femmina’ è una vicenda distinta da quella raccontata qui, in questo nostro articolo. Infatti:

The 32-year-old is in court alongside the 34-year-old man to whom he sent the video, a 27-year-old man, and two women, one 27, the other 43.
All are being charged with involvement in a paedophile ring whose members filmed their own children in sexual positions or acts.
“The abuse case is being characterised as one of the most serious in Norwegian legal history, because the people involved had had a sexual interest in very young children,” Røhne said.
According to the prosecution, the 43-year-old woman filmed her two children, then ten and 13 years old, in sexual positions.
The other three defendants, including the 34-year-old, have been charged with raping the 27-year-old woman’s two-month old baby.
Quindi, abbiamo l’omo-pedofilo che stupra il figlio di due mesi, e poi, altri ‘appassionati’ del tema che hanno fatto altre cose turpi, non stupri ma foto, e per quelle sono processati. Mentre l’uomo, oltre a quello, è anche processato per avere stuprato il suo povero bambino.

A parte ribadire ancora una volta il fatto che Bufale.net non è un Blog de Il Fatto Quotidiano, la disinformazione non riguarda il fatto che “l’uomo non è l’unico indagato nella vicenda”, ma del fatto che nel suo articolo ha “fuso” le storie di due dei tre uomini accusati nel processo facendolo passare per uno solo: il padre naturale delle vittime e l’altro uomo di 34 anni con precedenti.
Nell’articolo analizzato i due imputati non sono per niente distinti, tanto che si parla dei precedenti del 34enne e, nello stesso paragrafo senza distinguo, scrive che non gli hanno tolto il figlio e che “magari glielo hanno anche affidato”. Ripetiamo: il padre della vittima è padre naturale, non affidato, e non ha precedenti condanne al contrario dell’altro uomo di 34 anni condannato nel 2009.
L’articolo in inglese, fornito dall’autore anonimo dell’articolo analizzato nel suo aggiornamento come “fonte”, non riguarda una vicenda distinta da quella raccontata, al contrario riporta la stessa storia che abbiamo riportato, dove il filmato a cui si riferisce e il processo sono gli stessi. Tra le altre cose l’articolo in inglese è sbagliato in merito all’età della donna più giovane: 27 anni anziché 23.
L’articolo in inglese riporta come fonte un articolo del Aftenbladet.no, il quale riporta la giusta età dell’imputata di 23 anni e madre delle due vittime.
Che l’autore anonimo dell’articolo analizzato ritenga la vicenda dei figli “maschio e femmina” attinente alla donna di 43 anni e ai suoi figli di 10 e 13 anni? Nel suo articolo parlava di un video e di un bambino che ha subito abusi da parte del padre (“padre” virgolettato dall’autore anonimo, quasi a ritenere che non sia il vero padre e presumere che “magari gli era stato affidato”) e dai fatti è uscito che le vittime dello stupratore sono i suoi due figli, un maschio (nel 2010) e una femmina (nel 2013). Il video trattato dall’autore anonimo è quello del 2010.
In merito alla frase riportata nell’articolo in inglese “According to the prosecution, the 43-year-old woman filmed her two children, then ten and 13 years old, in sexual positions”, l’abbiamo scritto nel nostro articolo che i casi di violenza citati nel processo non sono circoscritti al video citato nell’articolo analizzato, ma che ce ne sono ben 10.
Nell’aggiornamento dell’autore anonimo dell’articolo analizzato egli ritiene che gli “altri appassionati del tema” non avrebbero compiuto stupri. I capi di imputazione dicono tutt’altro:

  • la madre naturale del bambino avrebbe abusato anche lei della figlia, due volte nel 2013;
  • il terzo uomo di 27 anni, accusato di essere partecipe dello stupro della piccola nel 2013.

Nella fonte dell’articolo in inglese si citano gli stessi protagonisti, le famose 27 pagine d’accusa, il rifiuto da parte della donna di 23 anni e il suo affermare di essere stata costretta. La vicenda è la stessa da quella da noi ricostruita nel nostro articolo. Per caso c’era un processo identico lo stesso giorno? Il processo era quello.
Da parte nostra nessuna difesa per i pedofili, al contrario di quanto sostiene l’autore anonimo dell’articolo analizzato (stesso discorso con l’Islam o qualunque altra religione). Come al solito non esprimiamo le nostre opinioni negli articoli e ci basiamo sui fatti, come quello in cui nel suo articolo non ha distinto i due uomini e che la vittima era figlio naturale dello stupratore. Sarebbe stato meglio per lui essersi letto bene tutta la storia, che è molto peggio di quella da lui riportata erroneamente.
Le ultime due cose in merito alla disinformazione sono:

  • la foto utilizzata nell’articolo (cosa ha a che vedere questa storia di due genitori naturali che abusano dei loro figli naturali con una coppia omosessuale e un bambino?);
  • la citazione su Wikipedia “La Norvegia è il paradiso dei pedofili” (per fortuna almeno questa è stata corretta).

Tornando a Wikipedia, cosa ha a che vedere la pedofilia con i diritti delle coppie omosessuali in Norvegia? Probabilmente per l’autore anonimo gli omosessuali sono pedofili. È questo il messaggio che diffonde con il suo articolo.
L’autore anonimo dell’articolo analizzato, successivamente, cambia argomento:

Ma del resto, è un anno che insistono nel negare la veridicità della notizia sulla carne di topo nel Kebab, non ostante ne abbiano parlato tutti i giornali inglesi:
Nick Clegg: ‘I’m concerned about rat meat in kebabs’
Nick Clegg ‘concerned’ kebabs contain rat meat
E’ quindi evidente che c’è della malafede. E del dilettantismo.

In merito a questo argomento ha già risposto il collega con l’articolo del 9 novembre 2014, con la spiegazione di come funziona nella lingua inglese il condizionale presente. L’inglese non è un opinione, così quanto la matematica: affermare che è un anno che insistiamo a negare questa notizia sul kebab è sbagliato, siccome lo abbiamo trattato il 7 settembre 2014. Neanche sei mesi, insomma.

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