Dalle origini ai giorni nostri tra allestimenti in stile, design e archistar: come conoscere l’evoluzione del museo

di PassaportoFuturo |

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Dalle origini ai giorni nostri tra allestimenti in stile, design e archistar: come conoscere l’evoluzione del museo Bufale.net

Il museo, come lo intendiamo oggi, non esiste da sempre ed è mutato nel corso dei secoli. Tra Quattro e Cinquecento erano studioli, wunderkammer e gallerie gli spazi in cui gli oggetti d’arte erano collocati nei modi più vari, esposti per diletto del proprietario del palazzo o per farne mostra ai suoi ospiti.

È solo tra gli anni ‘70 e ’80 del Settecento che nascono due strutture appositamente edificati per una funzione #espositiva, con una chiara distribuzione degli spazi: il Museo Pio Clementino e il Museo Fridericianum.

Questi modelli fanno da esempio per i numerosi musei ottocenteschi che proliferano ovunque, ripetendosi sempre e tutti allo stesso modo, ma che guardano soprattutto ai tre punti di riferimento: la Glyptothek e l’Alte Pinakothek di Monaco e l’Altes Museum di Berlino. A caratterizzarli sono l’architettura neoclassica, allestimenti in stile, la sovrabbondanza di opere collocate senza criteri scientifici.

Concepiti come strutture immutabili, i musei tendono presto ad invecchiare e cominciano ad essere disprezzati.  La situazione muta solo dopo le due guerre, un periodo di incertezza sulle forme che il museo dovrà assumere. Notevoli sono le operazioni realizzate da Albini nei palazzi Rosso e Bianco a Genova, con l’inserimento di oggetti di design contemporanei.

In questa storia fa da spartiacque la nascita del Centre Pompidou a Parigi nel 1977 che dà inizio all’era dei musei moderni con l’ingresso di luoghi di pertinenza urbana come ristoranti, cinema, negozi. Seguiranno il Musée d’Orsay e il Reina Sofia.

Oggi assistiamo all’era degli archistar come Zaha Hadid e il suo MAXXI a Roma o Gehry, artefice del Guggenheim di Bilbao. Ad accomunarli è la prepotenza di architetture dalle forme attraenti e spettacolari, protagoniste indiscusse a danno delle opere esposte. Tra questi, un architetto italiano riesce a coniugare qualità architettonica e funzione museografica: Renzo Piano.

Non resta che chiederci: è meglio privilegiare la bellezza architettonica o la chiarezza espositiva degli allestimenti? Oppure è possibile ottenere entrambe?

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