BUFALA Il mistero dell’autore della strage di Nizza: qualcosa non torna – bufale.net

di Shadow Ranger |

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BUFALA Il mistero dell’autore della strage di Nizza: qualcosa non torna – bufale.net Bufale.net

duebufalenizzaCi segnalano i nostri contatti il seguente articolo, targato Sapere è un dovere e relativo a presunte rivelazioni sulla vicenda di Nizza, che ad oggi ha superato le mille condivisioni.

Articolo che, sostanzialmente, si incardina sul commento a due filmati, con un teaser che rimanda alla pagina social per maggiori dettagli.

Maggiori dettagli di cui non ce ne sarà bisogno, dato che il testo ricicla due vecchie bufale molto diffuse nei giorni immediatamente successivi al disastro, riportate da Il sussidiario

Ma andiamo con ordine e riepiloghiamo le due parti:

1.  Mohamed Lahouaiej Bouhlel non è morto, ma è stato arrestato e condotto chissà dove

La fonte è un video esclusivo dell’arresto. Così esclusivo da aver  fatto ripetutamente il giro dei media e dei social nonostante le preghiere delle autorità di limitare il clamore mediatico rispetto alla tragedia.

Così occulto che il fatto che quella sera furono fermate e tradotte in carcere altre persone è fatto noto, come tale Gwenaël, probabilmente proprio il tizio ritratto, che ha  dichiarato al quotidiano locale Nicematin di essere stato fermato dagli agenti sul luogo della tragedia con un coltello in mano  e, sospettato di essere un terrorista affiliato a Daesh, in realtà ha rivelato di aver “semplicemente” inseguito il camion brandendo l’oggetto contuntendente nel tentativo di fermare le sue azioni con una manovra  eroica quanto fai-da-te.

Così occulto che, nonostante le preghiere (non divieti: preghiere) di evitare la condivisione compulsiva di frammenti di una tragedia, un malcelato edonismo mediatico che porta la morte ed il dolore ad essere ricercati oggetti del desiderio ha portato i media, i social e la blogosfera a ripetere il macabro circo dell’orrore ancora ed ancora, ogni volta con affermazioni sempre più incredibili.

Troverete il video nell’articolo: ci perdonerete se decidiamo di sottrarci al circo del dolore risparmiandovene l’ennesima reiterazione.

2.  Mohamed Lahouaiej Bouhlel non è morto, ma si trova in Tunisia

A parte il fatto che la contraddizione tra le due parti dell’articolo è evidente,  in quanto lo stesso soggetto non può essere morto, in prigione e in uno stato estero come un moderno gatto di Shroedinger simultaneamente vivo, morto, tradotto in carcere ed a piede libero,  anche questo video è un riciclo di una precedente bufala.

Le indagini degli inquirenti sui documenti e le impronte digitali del cadavere di Bouhel, riportate da Nextquotidiano, sono abbastanza chiare

Bouhlel ha lasciato il camion parcheggiato per circa 9 ore nei pressi del luogo dell’attacco nonostante il divieto per i mezzi pesanti durante le festività. Tutte le strade intorno al luogo dell’assalto erano state chiuse alle 15. Ma fermato dalla polizia, l’uomo ha spiegato che stava consegnando gelati. Secondo alcune informazioni raccolte, Bouhlel era sotto controllo giudiziario in seguito ad un incidente: aveva tamponato quattro veicoli dopo essersi addormentato al volante.  Da quando era iniziata la procedura per il divorzio dalla moglie, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’attentatore di Nizza, appariva “depresso e instabile”. Secondo un’altra testimonianza dei vicini, riportata stavolta da Bfm Tv, l’uomo “non aveva fatto per intero il Ramadan quest’anno” e non sembrava seguire strettamente i precetti della religione. A quanto pare l’attentatore aveva già avuto a che fare con la polizia ma per reati contro il patrimonio: nulla di collegato ad attività terroristiche. “Attualmente sono in corso diverse operazioni, soprattutto a Nizza”, ha aggiunto la stessa fonte. La polizia francese ha identificato dalle impronte digitali l’autore della strage nella notte a Nizza. Secondo BFMTV, la polizia è riuscita a verificare l’identità dell’autore della strage ma ancora non ha divulgato il nome. Gli inquirenti hanno comparato le impronte con un documento di identità trovato sul camion e che era a nome di un franco tunisino di 31 anni, che abitava a Nizza, che aveva precedenti per reati di delinquenza comune, ma che non era nel mirino dell’antiterrorismo. A bloccare il killer sono state tre persone: l’uomo “è stato neutralizzato da un uomo e due poliziotti”, uno dei quali è una donna, come ha raccontato a radio Europe 1 il presidente del Dipartimento delle Alpi Marittime Eric Ciotti. “Una persona è saltata sul camion per tentare di fermarlo – ha detto Ciotti -. E’ a quel momento che la polizia è stata in grado di neutralizzare questo terrorista”.  L’autore della carneficina di Nizza “è nato a Sousse”, in Tunisia e “non è inserito in nessuna lista di ricercati per terrorismo”

Notare come anche nel verbale e nelle dichiarazioni relative all’identificazione appaia come presente sul camion il citato Gwenaël.

Comunque,  è ovvio che ci sia un Bouhel tunisino che dalla Tunisia spedisce un filmato esibendo una carta di identità con lo stesso nome dell’attentatore: i casi di omonimia esistono anche all’estero, per quanto il link sottopostoci sembri non concordare.

Nice-terroriste

Ed è dal portale tunisino Kapitalis che apprendiamo la storia: non è solo l’Italia quindi a spacciare Debora Caprioglio per “Deborah Renzi”  e l’intrigante ed affascinante detective di un noto telefilm per una sorella della Boldrini, ma anche il portale ammette che, con costernazione di  un secondo  Mohamed Lahouaiej Bouhlel, incensurato e sottoshock, con l’unica colpa  di avere il nome ed una labile somiglianza con l’assassino, come potrete vedere aprendo l’articolo in lingua francese o guardando la foto precedente, di lì prelevata, i  media locali sono stati invasi da sue foto additandolo come il terrorista di Nizza, spingendolo a rilasciare interviste e chiedere di porre rimedio a questa pericolosa confusione.

La somiglianza, invero, è assai labile: il Mohamed di Tunisia, quello innocente ed a piede libero, in comune con l’assassino ha in comune solo il nome e la curva del labbro. Ma questo non è stato sufficiente a gettarlo in pasto al popolo della Rete, costringendolo a pregare di essere lasciato in pace davanti ad una Webcam.

Reiteriamo anche noi adesso la sua preghiera, lasciandovi con l’invito a verificare.

#ioverifico serve anche a questo: se, come avvenuto in passato, sono bastate bufale ben piazzate per suscitare odio e reazioni scomposte verso personaggi famosi, cosa potrà mai accadere se un innocente dovesse pagare la sua omonimia ed una vaga somiglianza della curva della bocca con un assassino?

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