Accusata di omicidio: aveva nascosto un AirTag nella macchina del fidanzato

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
Accusata di omicidio: aveva nascosto un AirTag nella macchina del fidanzato Bufale.net

Accusata di omicidio: aveva nascosto un AirTag nella macchina del fidanzato. Un piano degno di serie gialle come Detective Conan e La Signora in Giallo, dove un qualsiasi oggetto dall’aria innocente può diventare parte di un piano complesso in modo inumano.

Piano che nasce a Indianapolis, da una lite tra fidanzati, entrambi ventiseienni. Secondo una testimonianza giurata G.M., la fidanzata in questione, avrebbe raggiunto il fidanzato A.S. in un pub.

Come succede sovente in liti sull’argomento, G.M. ha accusato A.S. di averle mentito su dove era, dichiarando di aver “nascosto un tracciatore GPS” nella macchina di lui e di essere pertanto in grado di scoprire le sue falsità, accusandolo di aver avuto un incontro amoroso con T.N. una terza donna anche essa presente nel pub e aggredendola con una bottiglia.

Le gesta del trio sarebbero finite qui, con tutti e tre scacciati invero in malo modo dal pub.

A questo punto G.M., che sembrava essersi allontanata, è tornata in macchina investendo il partner con la sua macchina, schiacciandolo in modo tale da impedire ogni soccorso e rianimazione.

Interrogata dalla polizia G.M. ha inizialmente negato di aver usato un AirTag allo scopo, per poi ammettere invece di averne lasciato uno vicino al portatazza del sedile posteriore.

Altresì nella macchina di G.M. è stata trovata una confezione di AirTag e l’iPhone di lei è stato sequestrato.

L’attuale sospetto è proprio che G.M. abbia seguito i movimenti del Partner usando la funzione degli AirTag, portachiavi interattivi, di indicare la propria posizione mediante il servizio iCloud in caso di smarrimento.

La tecnologia non è buona né cattiva, è come la si usa

Torniamo quindi al problema della tecnologia. Essere in grado di recuperare il proprio cellulare in caso di smarrimento è una funzione perfettamente utile.

Gli Airtag usano lo stesso principio: in ogni momento, sia che abbiate un cellulare iPhone che un cellulare Android, potete accedere ai portali delle rispettive compagnie e, essendo in possesso dei vostri nome utenti e password, recuperare la posizione e cancellare i vostri dati in remoto.

Gli AirTag funzionano allo stesso modo, e sono progettati per limitare gli abusi della privacy e scoraggiare i tracciamenti indesiderati.

Ma non esiste alcuno strumento in grado di evitare la deliberata malizia umana, con qualsiasi strumento.

Almeno dal riscontro della testimonianza giurata, è evidente che G.M. abbia deliberatamente abusato delle funzioni comuni non solo agli AirTag, ma ad ogni “dispositivo smart”. Ha acquistato lei un AirTag aveva lei un iPhone (almeno secondo l’affidavit), ha provveduto lei a occultare il suo AirTag nella macchina del partner e l’ha inseguito.

La zia del defunto ha incolpato gli AirTag, dichiarando che una simile tecnologia non dovrebbe essere concessa al pubblico, ma almeno dalla descrizione degli eventi ecome emersa dalle testimonianze giurate G.M. avrebbe potuto usare un qualsiasi dispositivo smart in suo possesso.

Apple non ha commentato la notizia, ancora ferma alle testimonianze giurate, ma in casi simili si è attivata per incrementare la privacy dei dispositivi rendendo la vita difficile agli stalker.

Ma contro la deliberata malizia e la voglia di nuocere, ogni precauzione diventa ahinoi superflua.

Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o con una donazione PAYPAL.

Ultimi Articoli