A me Proietti me piace

di PassaportoFuturo |

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E così se n’è andato un altro grande del panorama artistico culturale italiano. Gigi Proietti è stato per tutti gli italiani uno dei più importanti rappresentanti della teatralità legata ad un territorio in assoluto. Uno degli ultimi mattatori, se lo vogliamo dire con un termine usato in relazione al suo nome. Ma chi è un mattatore?

Un mattatore è, secondo il dizionario Treccani, un attore che grazie all’esuberanza delle sue esibizioni e alla sua popolarità riesce ad attirare su di sé tutta l’attenzione sul palcoscenico. Se colleghiamo questo termine al nome di Gigi Proietti, ben presto ci rendiamo conto che definirlo così è riduttivo.

In realtà con Proietti ci siamo trovati di fronte ad un intrattenitore capace di interpretare ruoli che spaziano dal drammatico alla commedia in pezzi italiani ed internazionali, ad un musicista, ad un doppiatore e ad un comico che è riuscito a diffondere la romanità sul palcoscenico o anche su pellicola come pochi ci erano riusciti prima d’ora.

 

Infatti, il marchio di fabbrica di Gigi Proietti era il suo romanesco che sicuramente ha portato alla risata buona parte anche dei nostri lettori. La riproduzione dei suoni tipici di dialetti italiani e lingue straniere era un suo cavallo di battaglia, sebbene anche senza dire niente di senso compiuto sia riuscito a strapparci qualche risata per mezzo della sua forza interpretativa e della sua brillante carica espressiva. Si pensi agli sketch iconici come la recitazione della poesia “Il lonfo” di Fosco Maraini nella quale riesce ad interpretare e a dare della drammaturgia ad una poesia metasemantica contenente parole assomiglianti all’italiano ma senza un significato vero e proprio. Mai sguaiato, con le sue notevoli doti canore si è preso gioco dei chansonniers francesi ironizzandone atteggiamenti e parlata con un italiano francesizzato.

Con Proietti se ne va un pezzo di comicità senza tempo, capace di intrattenere un pubblico culturalmente variegato – come quello italiano – senza mai mettere da parte la sua Roma, che vive e vivrà nel suo romanesco. Che qualcuno forse si sia scordato la famosa frase della pubblicità di un celebre marchio di caffè?

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