1976, il disastro aereo che portò alla chiusura dell’aeroporto di Cortina D’Ampezzo

di Luca Mastinu |

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1976, il disastro aereo che portò alla chiusura dell’aeroporto di Cortina D’Ampezzo Bufale.net

In questi giorni è forte il trend sull’aeroporto di Cortina D’Ampezzo di cui Daniela Santanchè ha fatto menzione come possibile soluzione alla viabilità. La senatrice di Fratelli D’Italia ne ha parlato durante un incontro organizzato dal brand Pomellato, come abbiamo riportato in questo articolo. Secondo la Santanchè, raggiungere la prestigiosa località del bellunese “è un calvario” e per questo sarebbe necessario edificare un aeroporto. Nel dibattito scoppiato dopo le sue dichiarazioni, molti hanno ricordato che a Cortina D’Ampezzo, in realtà, esiste un aeroporto dismesso. Approfondiamo insieme.

Nota: l’articolo che andrete a leggere è un aggiornamento alla precedente versione che trovate archiviata qui. Tale aggiornamento nasce a seguito del prezioso contributo dei nostri lettori, che ci hanno indirizzato verso nuove fonti che ci consentono di arricchire la nostra analisi.

L’aeroporto di Cortina D’Ampezzo-Fiames

È esistito e ha lasciato tracce nella storia. Chi vuole riassumere trova una scheda semplificata su Wikipedia. In questo documento del 1928 leggiamo che i cieli di Cortina, dunque sulla frontiera alpina, era tra quelli sui quali era vietata la navigazione aerea. Renato Callegari, infatti, nella sua guida Il Fronte dell’Aviazione nel Veneto durante la Grande Guerra ci insegna che il sito di Cortina D’Ampezzo compariva tra le aviosuperfici destinate all’uso militare dai servizi di ricognizione e intelligence italiani e austriaci.

Abbiamo dunque una prima traccia dell’aeroporto di Cortina durante la Prima Guerra Mondiale, ma si trattava di una striscia di appena 1000 metri che portava non pochi disagi ai velivoli che ne facevano uso, per via del fondo spesso impraticabile per la forte presenza di neve.

Un contributo speciale a ricostruire la storia dell’aeroporto di Cortina è fornito da Fiorenza De Bernardi, Primo Ufficiale della Compagnia Aeralpi, operativa negli anni Sessanta. De Bernardi, nei documenti pubblicati sul suo sito ufficiale, precisa che dopo la Prima Guerra Mondiale passò del tempo prima che le Olimpiadi Invernali del 1956 rendessero Cortina un centro nevralgico per il turismo.

Per questo nel 1958 iniziarono i lavori in località Fiames (da qui il nome dell’aeroporto) su iniziativa di Cesare Rosà, allora vice-sindaco di Cortina D’Ampezzo nonché ex aviatore durante la guerra, e di Umberto Klinger, Presidente delle Officine Aeronavali. L’aeroporto di Cortina fu ultimato nel 1962 con gestione della già citata compagnia Aeralpi. I problemi, tuttavia, furono palesi da subito: la posizione geografica e le condizioni atmosferiche rendevano necessaria un’ampia e completa conoscenza della montagna.

I disastri aerei

L’11 marzo 1967 un volo Aeralpi che collegava Milano a Cortina finì in tragedia per la scarsa visibilità dovuta alla nebbia fitta. Il velivolo trasportava due piloti e tre passeggeri, uno dei quali riuscì a salvarsi. Si trattava dell’attore romano Gastone Bettanini, che riportò solamente una frattura a una gamba. L’aereo, un Twin Otter 100, si schiantò sul Col Visentin. La vicenda viene erroneamente associata all’aeroporto di Cortina, ma avvenne in altro territorio.

Fu però un secondo disastro aereo a decretare la fine della storia dell’aeroporto di Cortina D’Ampezzo-Fiames. Il 31 maggio 1976 il pilota del Cessna 206 della società Alialpi tentò un decollo riuscendo a staccare il velivolo solamente a fine pista. Le raffiche di vento erano fortissime. Lo stallo in virata portò l’aereo a precipitare, e una volta rovinato al suolo si incendiò uccidendo tutti i passeggeri, compreso l’equipaggio. Tra i passeggeri c’erano anche quattro consiglieri comunali di Cortina.

De Bernardi scrive che dopo la seconda tragedia l’aeroporto di Cortina D’Ampezzo non fu più utilizzato per aerotaxi e nemmeno per voli militari né istituzionali. Per un breve periodo fu convertito ad eliporto, ma usato ben poco con tale indirizzo. Sul disastro che ne decretò la chiusura, tuttavia, c’è ancora tanto da dire.

Il disastro del 1976: le responsabilità del pilota

Un nostro lettore ci consiglia la lettura dell’inchiesta Un Aerodromo a Cortina, pubblicato nel dicembre 2015 e disponibile sul sito Volo Minimale a questo indirizzo.

Al suo interno leggiamo che dopo la tragedia del 1976 l’aeroporto di Cortina fu ritenuto “pericoloso” e per questo venne chiuso definitivamente. L’inchiesta, tuttavia, riporta che solo qualche anno più tardi fu stabilito che la responsabilità fu esclusivamente del pilota:

Tra chiusure e riaperture, e iniziative imprenditoriali della durata di qualche stagione, si arriva all’epilogo il 31 maggio 1976: il cortinese Carlo Lorenzi è un montanaro schietto e appassionato, da qualche anno gestisce la pista su cui operano i bimotore P68 della Sorem ed è egli stesso un pilota, ma con pochissima esperienza: 230 ore di volo totali e solo 3 ore di volo sul Cessna U-206 Stationair I-CCAM con il quale decide di decollare per un volo promozionale, finalizzato proprio al rinnovo della concessione; per questo ospita a bordo cinque passeggeri, quattro dei quali componenti del Consiglio comunale di Cortina. La giornata è proibitiva, con raffiche forti e vento di caduta, l’aereo è a pieno carico e siamo a 1.200 m di elevazione. Nessuno avrebbe mai dovuto decollare in quelle condizioni, ma Lorenzi apre manetta e accelera lungo la pista. L’aereo stacca a fatica, tocca nuovamente a fondo pista e rimbalza in aria stallando. Precipita e si incendia, nessuno sopravvive e l’aeroporto di Cortina viene chiuso definitivamente in quanto “pericoloso”. Solo alcuni anni più tardi l’inchiesta dimostrerà la totale responsabilità del pilota, ma ormai è stata scritta la parola “fine” e da quasi 40 anni la pista (almeno per gli aeroplani) è abbandonata, a parte qualche timido tentativo che ne ha comunque dimostrato la piena agibilità se le operazioni sono condotte nel rispetto delle regole base.

Infatti, sempre nell’inchiesta, leggiamo che nel 1991 in occasione dell’Assemblea AIPM di Belluno (AIPM: Associazione Italiana dei Piloti di Montagna) all’aeroporto di Cortina atterrarono 20 aerei. Lo stesso avvenne nel 2000 e anche nel 2006. In quest’ultima occasione furono celebrato i 50 anni dai giochi olimpici del 1956 con il volo di cinque Piper. In tutte queste occasioni fu dimostrato che un decollo e atterraggi regolari, nel rispetto di tutte le regole di volo, è ancora possibile. Sempre sulla tragedia del pilota Lorenzi, nello stesso documenti, si pronuncia Carlo Grisogoni:

Parlai e volai più volte con Lorenzi che, pur essendo un “montanaro”, aveva poca esperienza di volo e sottovalutava le difficili condizioni che si possono incontrare volando in montagna; cercai di metterlo in guardia, ma fu inutile; quando avvenne l’incidente che poi portò alla chiusura dell’aeroporto, fu fatto ciò che non doveva essere mai fatto: aereo fuori peso, decollo verso Nord con forte vento, pilota con poca esperienza, condizioni proibitive e decisione di continuare il decollo oltre il punto di non ritorno. L’aeroporto fu chiuso, bollato definitivamente come “pericoloso” ma in quel caso la bella pista di Fiames proprio non aveva colpe.

Prima della Santanchè, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha proposto, nel 2020, di ripristinare l’aeroporto in occasione dei giochi olimpici del 2026, ma il vicesindaco Alverà aveva riferito alla stampa locale un categorico “no” su tale possibilità.

L’aeroporto presenta dei limiti funzionali che non si possono trascurare. Non garantirebbe un servizio con aerei di grandi dimensioni, e non sarebbe facilmente tollerabile il sorvolo in entrata e in uscita degli aeromobili, cosa che avverrebbe proprio sopra il paese.

Le opinioni dei lettori: c’è un problema di viabilità a Cortina?

In un commento sotto il nostro post abbiamo chiesto ai lettori residenti nel territorio se effettivamente ci sia un problema di viabilità a Cortina D’Ampezzo. Ecco le risposte:

“Assolutamente sì. Ma non possiamo farci molto. Siamo in mezzo alle montagne e non abbiamo bisogno di cemento. Unica soluzione plausibile è il potenziamento della linea ferroviaria che attualmente arriva a Calalzo“.

“Sì, ogni sabato e domenica sulla SS51 c’è il mondo, ma sai com’è, in mezzo ai monti non è sempre possibile costruire autostrade a 3 corsie. Domenica da Pieve di Cadore a Longarone (25km) ci ho messo quasi due ore”.

“I problemi di viabilità ci sono per tutta la provincia di Belluno: le Dolomiti sono fragili, le frane sono frequenti, le valli spesso si restringono, diventano dei canyon nei quali le strade serpeggiano; e non sempre è possibile scavare gallerie o costruire ponti (sempre per la fragilità del terreno). D’inverno la neve diventa un serio problema, nelle altre stagioni il vento e la pioggia possono creare problemi non di poco conto (Vaia insegna). Proprio per fare un esempio calzante, tra Cortina e San Vito di Cadore la frana della Croda Marcora continua ad incombere proprio sulla strada, ed è impossibile fermarla; così come è impossibile costruire un aeroporto (che possa ospitare aerei) a Cortina. A meno che non sia un pretesto per spendere soldi pubblici”.

“Più che l’aeroporto serve il treno una linea Calalzo-Cortina-Dobbiaco come c’era una volta, ma qualche furbo dopo le olimpiadi, ha preferito non investire più sulla sicurezza e le infrastrutture fino a portare la linea alla chiusura, allo smantellamento e alla trasformazione in un’inutile pista ciclabile (in estate) e una pista di fondo in inverno. Visto che la linea alla chiusura era con scartamento a 950mm con una ristrutturazione si poteva portare allo scartamento standard di 1435mm, così potevano arrivare treni da qualunque stazione italiana”.

Quindi?

Con questo approfondimento abbiamo raccontato ciò che portò alla chiusura dell’aeroporto a Cortina D’Ampezzo: la tragedia del 1976, dunque, fu responsabilità del pilota ma la pista fu comunque chiusa. Oggi – riprendendo le dichiarazioni della Santanchè – esiste sì un problema di viabilità per raggiungere Cortina, ma i disagi vengono segnalati da sempre dagli stessi residenti, che chiedono a gran voce il ripristino e il potenziamento della linea ferroviaria che collegherebbe Cortina con Calalzo e Dobbiaco.

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