Un dipinto di Walter Mulino che si intitola “Vita nel 2022”, come lo vedete? (Sic!)
Una delle fondamentali differenze tra bufale e complottismo la si può spiegare esibendo il meme Un dipinto di Walter Molino che si intitola “Vita nel 2022”, come lo vedete? (sic!)
Se una bufala è, ovviamente, una plateale menzogna, il Complottismo è rileggere qualcosa che esiste attraverso lo specchio deformante del preconcetto.
In questo caso, l’interessante storia della Singoletta, concetto di un mezzo alla Segway o Monopattino antelitteram per ridurre il traffico è stato pervertito e modificato per solleticare i terrori pandemici.
Quando né Molino, né alcuno dei coinvolti aveva mai pensato a mascherine, paratie e strumenti per la protezione dalle malattie.
La Singoletta
Partiamo da un concetto: non esiste alcun Walter Mulino, ma esiste Walter Molino, famoso illustratore Italiano, amatissimo per le sue copertine su riviste come la Domenica del Corriere.
Come narrato da Futuro Esistito, dobbiamo fare un passo indietro nel 1962.
Le macchine cominciano a diffondersi, e con esse il traffico. Walter Molino sovente viene chiamato, in tempi in cui la fotografia in copertina era ancora poco diffusa e la Computer Graphics lontana anni luce, a interpretare una storia.
Nella storia, l’impiegato postale George Compton, bloccato in un incrocio a New York, decide, con il linguaggio tipico degli anni sessanta, di farsi andare di volta il cervello
Molino lo ritrae così nell’atto di balzare fuori dal veicolo con le scarpe in mano e correre sulle macchine lontano dall’incrocio che lo stava amareggiando
Non possiamo giurare sullo stato mentale del povero Compton mentre balzava agilmente di macchina in macchina, ma la storia fu per i giornalisti della testata un ottimo pretesto per parlare dei crescenti problemi del traffico urbano.
Va precisato ulteriormente che il concetto di city car, anche se non codificato era già presente. Dieci anni prima la Iso di Bresso (e la BMW su Licenza) avevano provato a lanciare la Isetta, nota come la macchina di Steve Urkel di Otto sotto un tetto, il goffo e stralunato “secchione”, adorabile e pasticcione circondato di oggetti goffi e strampalati come lui.
La Isetta avrebbe dovuto essere l’anello di congiunzione tra la Topolino ed altre piccole utilitarie e un motociclo. Un mezzo di dimensioni ridottissime, sacrificato all’osso (si entrava da un portellone sul davanti, saldato al piantone dello sterzo), con soluzioni inusuali per renderla elegante e slanciata (ancorché non per gli standard attuali di chi è abituato ad una SMART).
Dal piccolo ingombro e dal basso consumo, la Isetta colpì l’immaginario collettivo, sia pur dimostrandosi col tempo meno appetibile delle berline e delle utilitarie, specie per un pubblico familiare che aveva maggior interesse a scarrozzare la famiglia media con moglie e due figli.
Settato il precedente, questo restò nell’acuta mente di Bandini. Scrittore, giornalista, patito della sci-fi. Letta la storia di Compton, a sua volta diventata sulla testata un pretesto per parlare degli orrori di un traffico sempre meno a misura di uomo e sempre più latore di ingorghi, puzzo e inquinamento, vagheggiò di poter creare un “monopattino per il traffico”.
Qualcosa che prendesse il concetto già sperimentato ai tempi della Isetta e creasse mezzi agili, monoposto, scattanti come motorini ma sicuri come autovetture, dal minimo ingombro e dal consumo azzerato. La “Singoletta”
Quella della Singoletta – o, altro nome che gli diede Bandini, della vetturetta “mono uomo” – non fu una visione di chi aveva profetizzato che avremmo avuto bisogno di monopattini “protetti”. Era invece una proposta per combattere gli imbottigliamenti del traffico e l’inquinamento
Franco Bandini, sotto lo pseudonimo di Cesare Armano, si spinse a ipotizzare un articolo che suonasse come il sales pitch, la vendita promozionale di un mezzo immaginario che risolvesse i problemi.
Senza sedili, come un monopattino (abbiamo visto, già presente all’epoca), per consentire a donne e uomini di usarlo in tragitti di lunghezza medio-bassa.
Economico, molto economico, in grado di essere alimentato con quantità irrisorie di benzina se non con un motore elettrico.
Il concetto descritto sulle pagine della Domenica del Corriere era un “monopattino protetto” facilissimo da guidare anche senza una preparazione specifica (quindi abbattendo i costi per la patente), dai consumi ridotti quanto gli ingombri, sicura, silenziosa e che in un colpo solo risolvesse il problema dei trasporti e degli ingombri.
Un parcheggio da dieci automobili avrebbe infatti potuto ospitare fino a 100 singolette, per lo stesso principio per cui le prime pubblicità della SMART prevedevano come punto forte il fatto che la SMART 450 occupasse solo metà dello spazio di una berlina media.
E inoltre se in un parcheggio da 10 auto ci vanno 100 singolette, troverete nel testo riportato in integrale o quasi da “futuroesistito” come una strada affollata sarebbe diventata istantaneamente dieci volte più sgombra.
A questo punto Walter Molino fu nuovamente incaricato di tornare sull’argomento: se la copertina della Domenica del Corriere era intitolata alla “follia di Compton”, la parte posteriore avrebbe dovuto avere un mock-up della Singoletta, una ricostruzione grafica di come la visione di Bandini avrebbe salvato dalla follia e dagli ingorghi i Compton del mondo.
“Vita nel 2022” è una invenzione del complottista postumo: lo scopo di Molino era dare un aspetto estetico gradevole all’immaginazione di Bandini, creando così un mezzo che, non nel 2022, ma il più presto possibile avrebbe dovuto sanare il traffico urbano.
Ovviamente, l’evoluzione delle automobili non è andata così, quando siamo arrivati ai Segway, ai Monopattini ed agli Hoverboard ci siamo resi conto di poter fare a meno dei parabrezza e che non avremmo mai potuto fare a meno, neanche con la più ridotta delle SMART, dei comfort di un bagagliaio e un sedile passeggero.
Un simpatico mockup, e questo e quanto.
Se volessimo però davvero stuzzicare i complottisti…
In questo caso dovremmo ricordare loro che il complottista di “Vita nel 2022” potrebbe farsi tirare le orecchie da Carlton Mellick III, autore del romanzo di Bizarro Fiction “Kill Ball”, del 2012.
Laddove per Bizarro Fiction si intende un genere letterario basato sulla satira, il grottesco, il surrealismo splatter, edonistico, privo di tabù e basato sull’esaminare la premessa più oltraggiosa come se fosse drammaticamente realistica, in Kill Ball l’autore ipotizza un mondo dove ormai da una intera generazione un morbo istantaneamente contagioso costringe gli abitanti della Terra a vivere in bolle isolate per evitare il liquefarsi delle loro carni, esaminando le avventure di un ex giocatore di sport “a palla” che per amore di una spogliarellista sconfigge un pericoloso serial killer e sconfigge una cospirazione.
Paradossalmente, Kill Ball è assai più simile ai terrori pandemici di quanto la falsa interpretazione (Vita nel 2022) della copertina della Domenica del Corriere lo sia.
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