Topolino risponde ai politici: “Smettetela di usarci come esempio di ignoranza”
Topolino risponde ai politici sembra il titolo perfetto di una di quelle storie della nostra infanzia (e dintorni) in cui il geniale detective ed avventuriero con le orecchie a padellone nato dalla matita di Walt Disney svela un mistero o un inganno criticando un politico colluso col malvagio e furbo Macchia Nera.
Ma niente di tutto questo è accaduto: non è un’avventura, è solo il diffuso malcostume che vede in Topolino un coacervo di ignoranza che si espande alla politica.
E politica bipartisan: nel volgere di un mese, tutto l’arco parlamentare, da sinistra a destra, ha deciso che Topolino, non il personaggio ma la testata settimanale in edicola sia il simbolo dell’ignoranza caprina.
Parliamo da Carlo Calenda, ex ministro che promuove anzi, degrada di ufficio Topolino a spacciatore di notizie inaffidabili.
Le montagne di libri sono più basse o più alte di quelle lette da Salvini secondo lo stesso Sangiuliano? Hai notizie affidabili Maurizio? Qual è il tuo criterio per “montagne”? Più di 3 e siamo già in collina? Includi topolino? Insomma tante domande. Prima o poi ne parliamo. https://t.co/r840oUwuol
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 1 marzo 2019
Seguito a ruota da Massimo Cacciari, stigmatizzato da Francesco Artibani, autore della testata nonché sceneggiatore e divulgatore (preziosa la sua opera in Comics&Science, antologia periodica di divulgazione scientifica) in un comprensibile e condivisile pamphlet
Scrive infatti l’autore e sceneggiatore:
“È un problema di linguaggio politico, diventato sempre più aggressivo e offensivo. È un problema di riconoscimento culturale: nel 2019 in Italia i fumetti devono ancora faticare per farsi prendere sul serio – a meno che non siano candidati a un premio letterario o non abbiano un buon ufficio stampa alle spalle. Di fatto è un problema e il caso di Topolino è diventato emblematico. Un settimanale che ha avviato alla lettura almeno tre generazioni di italiani diventa oggi un esempio negativo da citare con disprezzo”.
Calenda, Cacciari, ma anche il neo presidente del PD Zingaretti sembra scivolare nel mirino dei fan del Topo per aver definito la Flat Tax “una bufala da Paperon dè Paperoni”.
Ma del resto, Zingaretti ha quanto meno l’attenuante (per quanto valga) di aver citato non la testata, ma il Paperone di Guido Martina.
Un po’ tirando per i capelli, ed ipotizzando uno Zingaretti che abbia letto di straforo solo un’interpretazione del personaggio e non la ricca storia che diversi autori hanno dato a Paperon De’Paperoni, non da meno rispetto all’oro nel suo Deposito, non il papero più furbo dei furbi, più duro dei duri, che guadagna il suo denaro con onestamente, riassunto nella serie Ducktales in Paperone ha il cuore come l’oro, ma un avido affarista incline a fare patti col “demonio” (o con il sottobosco Paperopolese di assassini, trafficanti d’oppio e farabutti vari), non potremmo che doverlo bacchettare per ricordare che anche in era Martina nacque Paperinik, il Diabolico Vendicatore.
Nato non già come il supereroe coraggioso ed ottimista che i suoi fan conoscono (anche grazie al citato Artibani) ma come un vero e proprio punitore che costringe Paperone se non alla bontà, almeno a cessare i suoi torti nei confronti del mite Paperino (a sua volta, mite per ignavia e non per buon cuore: solo i congegni del ladro Fantomius gli consentono di superare la sua ignavia quel tanto che basta per vendicarsi).
Non così il resto dei citati personaggi, che scagliano in giro i preziosi volumetti brossurati come l’offesa più infamante.
Dicevamo bipartisan? Se il Tweet di Calenda può essere letto come un’attacco a Salvini, la batteria antimissile del Ministro degli Interni non è riuscita ad esimersi dal citare la testata stessa, con Salvini che dichiara convinto che «Hanno l’attendibilità di Topolino… i numeri che leggo sui giornali»
Non sappiamo gli altri giornali, ma forse sarebbe l’ora che tutto l’arco parlamentare e la popolazione tutta leggano Topolino. Con maggiore attenzione.
Ma anche le dichiarazioni di altri creatori, come Francesco D’Ippolito.
Chi vi scrive si è imbattuto in un triste fenomeno che solo apparentemente può sembrare divergere dal tema di discussione, ma di fatto non lo è.
Sovente noi di Bufale scriviamo degli articoli su temi complessi: bufale e fact checking su questioni sociali, cronaca, terrorismo a volte, ma usiamo sempre degli appositi e sofisticati programmi per calcolare il livello di leggibilità dei nostri articoli.
Ci manteniamo con un linguaggio variato, un buon uso della punteggiatura, e cercando di ridurre al minimo costrutti lessicali complessi.
Usiamo un indice chiamato Flesch Reading Ease che misura la leggibilità del testo: se i nostri testi non sono leggibili da un ragazzino di quattordici anni mediamente scolarizzato e diligente negli studi, li riscriviamo da zero.
Capita molto spesso che, specialmente persone “scontente” dai nostri articoli non per carenze degli stessi, ma perché contrastanti con la loro peculiare visione del mondo vengano a lanciarci la stessa accusa stereotipata.
Io non leggo il vostro articolo perché è difficile leggerlo, è confuso ed usate un linguaggio difficile
Davvero l’Italiano Medio, così orgoglioso delle proprie radici sovrane, è incapace di leggere un testo calibrato sulle facoltà linguistiche di un ragazzino di quattordici anni diligente?
Mi pare evidente di sì, purtroppo.
Del resto, se l’Italiano medio riuscisse a comprendere un testo con le capacità di un ragazzino mediamente scolarizzato e diligente, non riuscirebbe a prendersela con Topolino.
Che, ad esempio, è tra le poche riviste ad aver adottato un font ad elevata leggibilità per aiutare il lettore dislessico (per il lettore ignorante, temo ci sia solo la bocciatura).
Che, ad esempio, ha dedicato a Greta Thunberg, di cui abbiamo parlato anche noi, l’onore della prima rubrica “Il Personaggio della Settimana”
Ottenendo la gioia dei giovani lettori desiderosi di cultura e la rabbia social di orde di “indinniati speciali” e “lettori di fumetti” feriti nell’orgoglio pronti ad immolarsi con la spada di Dragonball (cit) per lavare la grave onta.
Che, ad esempio, ha dedicato recentemente un numero alla meritoria opera di divulgazione di Piero Angela, reimmaginato come un abitante del colorato universo di Paperi e Topi.
Topolino che, letteralmente, ha fatto per l’arte, la divulgazione scientifica e culturale e l’educazione alla lettura molto più di quanto qualsiasi altro testo possa dire di aver fatto, e per decenni.
Topolino risponde ai politici: e bene farebbero tutti, anche i “semplici cittadini a casa” ad ascoltare.
E, la prossima volta che vi chiederete se un testo per ragazzini è troppo difficile, contate fino a venti prima di liquidarlo come “un giornaletto”.
E tornate a leggere. La lettura è la cosa più importante.
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