BUFALA Secondo uno studio shock le mammografie sono una crudele bufala medica – Bufale.net

di Shadow Ranger |

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Ci sono testi e condivisioni che ritornano alla ribalta dopo anni, appelli come questo testo

La mammografia è una crudele bufala medica. Lo scopo principale della mammografia non è “salvare” donne dal cancro, ma reclutarle come falsi positivi per spaventarle e portarle a sottoporsi a trattamenti costosi e tossici come la chemioterapia, le radiazioni e la chirurgia.

condito da illazioni nei confronti della medicina moderna e dei medici, accusati di voler “vendere chemioterapici” ed affermazioni del genere.
Tali condivisioni possono rientrare tranquillamente nella categoria delle bufale: ciò non ci esime comunque dal fare completa informazione sulla mammografia e sulla genesi di questa bufala.
La traccia va trovata nell’interpretazione, a dire dello scrivente quantomeno incompleta, di uno studio citato peraltro anche dal Corriere della Sera, secondo cui

La mammografia non salverebbe la vita alle donne. Secondo uno studio canadese, appena pubblicato sul British Medical Journal, lo screening mammografico, cioè l’indagine condotta a tappeto su persone fra i 40 e i 59 anni, non riduce la mortalità per tumore al seno, come ci si aspettava, se confrontato con la palpazione. Anzi: porterebbe a sovrastimare i casi e spingerebbe a cure non necessarie. «Almeno per una donna su cinque – ha detto Anthony Miller della University of Toronto, il principale autore dello studio – la diagnosi di tumore, che risulta dalla mammografia, è sbagliata». Il dibattito sull’utilità degli screening va avanti da tempo e alcuni Paesi, come la Svizzera, non promuovono più programmi di questo tipo, proprio perché non sembrano incidere sulla sopravvivenza e portano a trattamenti non solo inutili, ma dannosi per gli effetti collaterali che comportano.

È già possibile smentire almeno in parte questo cappello introduttivo esibendo la presenza di un programma di screening mammografico in Canton Ticino, dal quale possiamo trarre elementi utili al nostro giudizio, come

    • Diagnosi precoce
      La mammografia di screening permette di individuare anche piccoli tumori (inferiori ad 1 cm), che nella maggior parte dei casi non hanno ancora sviluppato delle metastati linfonodali o a distanza. Ciò aumenta le possibilità di sopravvivenza e di guarigione. Infatti, i tumori di dimensioni inferiori ad 1 cm hanno una probabilità di guarigione del 95%.
    • Trattamenti meno invasivi
      Grazie alla diagnosi precoce dei tumori, le donne possono essere sottoposte a terapie meno invasive e con limitati effetti collaterali. Nella maggior parte dei casi, infatti, è possibile preservare il seno e ricorrere alla chirurgia conservativa, limitandosi all’asportazione del solo nodulo tumorale con una piccola porzione di tessuto normale circostante (tumorectomia) oppure dell’intero quadrante mammario interessato dalla neoplasia con la cute sovrastante (quadrantectomia).
    • Migliore qualità di vita
      Il ricorso ad un trattamento tempestivo permette di ridurre gli effetti collaterali non solo nella fase acuta della malattia, ma anche successivamente, migliorando la qualità della vita e riducendo la probabilità di recidiva.
    • Equo accesso ad un esame di diagnosi precoce di qualità ottimale
      Anche le donne meno abbienti, spesso meno medicalizzate e con uno stato di salute generale meno buono, possono beneficiare di una mammografia di qualità. L’accesso alla mammografia è così garantito equamente a tutte le donne di una determinata fascia d’età, indipendentemente dal proprio stato socio-economico, senza dover far ricorso a un medico per la sua prescrizione.
    • Costi
      I costi di una mammografia effettuata all’interno di un programma di screening organizzato sono circa la metà dei costi di una mammografia opportunistica (prescritta individualmente da un medico per la donna che presenta un sintomo oppure sulla base di un sospetto clinico). Inoltre, la mammografia di screening effettuata nell’ambito del programma cantonale è completamente gratuita per la donna, in quanto il 90% del costo è coperto dall’assicurazione malattia di base (prestazione senza franchigia) e la quota di partecipazione del 10% è offerta dal Cantone Ticino.

Sarebbe ben strano che il Canton Ticino, ove la Svizzera avesse davvero deprecato la mammografia, copra la stessa in modo completo, integrando l’assicurazione malattia di base con fondi cantonali.
Va comunque ricordata, prima di proseguire nell’analisi, la natura della mammografia, un mezzo di diagnosi precoce. È pertanto affine ad altri mezzi diagnostici come l’analisi ottico/visiva dei melanomi: non tutti i nei deformi e scolorati sono infatti carcinomi, ma tutti i melanomi si presentano sottoforma di tessuto deforme e scolorato. In presenza di tessuto sospetto, il medico passerà ad esami più approfonditi, come la biopsia per riportarne il risultato.
Nessuno si lamenterebbe dell’aver scoperto, dopo la biopsia, di non avere un tumore, anzi.
Torniamo ora alla mammografia, riportando le parole del radiologo Pietro Panizza, intervistato da Wired sull’argomento

1. Non va sottovalutata l’importanza della diagnosi precoce, perché individuare un tumore nella fase iniziale, quando ancora non ha fatto danni e le cellule tumorali non hanno invaso i tessuti circostanti e altri organi (metastasi), è determinante per affrontarlo e vincere la battaglia. Con la diagnosi precoce riusciamo infatti a intervenire tempestivamente e salvare, così, delle vite. La mammografia, dunque, è uno strumento efficace per ridurre la mortalità per tumore alla mammella: consente di identificare micro lesioni che possono essere un campanello d’allarme.
2. In Italia i programmi di screening mammografico invitano le donne, nella fascia di età 50-69 anni, a sottoporsi gratuitamente ogni due anni all’esame ai raggi X della mammella. Alle donne ad alto rischio genetico si consiglia di effettuare controlli regolari anche prima, sottoponendosi anche all’ecografia mammaria e alla risonanza magnetica. Per inciso, va detto che i test genetici non sono alternativi alla mammografia: indicano il rischio di contrarre la malattia. In alcune regioni anche le 45-49enni e le over 70 sono state invitate a sottoporsi al controllo gratuitamente. In genere si ritiene che la mammografia prima dei 40 anni sia poco efficace, a causa della struttura della mammella: il seno infatti è più denso e rende di difficile lettura i dati dell’esame. Ciò non toglie che si debba prestare attenzione alla salute del proprio seno, ricorrendo all’autopalpazione, alla visita dal ginecologo o dal senologo e all’ecografia.
3. Lo screening mammografico comporta il rischio di sovradiagnosi, quello imputato nelle ricerche menzionate, ma anche di sottodiagnosi, perché a volte non riesce a riconoscere un tumore anche se presente. Ma questo non deve sminuire il valore della mammografia quale arma importante nella lotta contro il tumore al seno.
4. Una diagnosi sbagliata può fare danni – creare ansia e stress – ma non uccide, il tumore invece in alcuni casi sì. La sovradiagnosi può essere imputata alla difficoltà di interpretare l’esito dell’esame. Se la lesione osservata è dubbia o sospetta, si procede con l’ecografia ed eventualmente con un prelievo del tessuto mammario mediante agobiopsia. Se il tessuto asportato solleva ancora dei dubbi, si può procedere con l’intervento chirurgico. E tutto questo può alla fine anche far scoprire che le lesioni erano benigne.

Inoltre va precisato che non tutte le lesioni maligne sono uguali, alcune sono più aggressive, altre invece potrebbero non creare alcun danno. Ma identificarle come tali a priori non è possibile. Mi riferisco alle lesioni precancerose in situ. Sono lesioni con caratteristiche di malignità, ma non siamo in grado di dire se saranno mortali o meno: tutti i tumori infatti passano attraverso una fase in situ ma non tutti diventeranno maligni. È importante, quindi, informare correttamente le donne: evidenziando i limiti dell’esame. Un esame non esente da errori.
5. La mammografia è una forma di prevenzione secondaria, con cui è possibile prevenire l’avanzamento del tumore attraverso opportuni interventi terapeutici. La prevenzione primaria è legata invece a stili di vita corretti, sana alimentazione e regolare attività fisica in primis. L’obesità è infatti uno dei fattori di rischio. Lo sono anche la storia familiare, la densità della mammella, la terapia ormonale sostitutiva in menopausa, il menarca precoce, l’età. Alcuni studi hanno evidenziato che l’allattamento al seno riduce le probabilità di ammalarsi.

Possiamo quindi già appurare un elemento: il falso positivo, nella mammografia, è comunque un dato di fatto. Secondo

“Quello che dico alle mie pazienti è che la mammografia non è un test perfetto”, sostiene Nancy Keating, coautrice dello studio e professoressa alla Harvard Medical School of Policy Health Care. E in particolare sottolinea il rischio di sovradiagnosi, riferendosi al fatto che possono venire identificati tumori che di per sé non sarebbero diventati aggressivi e clinicamente rilevanti, insomma che non avrebbero creato problemi nel corso della vita. Secondo i dati raccolti, circa il 19 per cento delle donne cui viene diagnosticato un tumore al seno si trova di fronte a un falso allarme.

Ma un 19% di falsi positivi significa, per forza di cose, un 81% di casi in cui il falso allarme non si verifica.
Infatti secondo l’Osservatorio Nazionale Screening

Una vasta revisione della letteratura disponibile sui programmi europei di screening organizzati della mammella ha concluso che i benefici in termini di vite salvate superano del doppio i casi di sovradiagnosi: ogni 1000 donne, sottoposte a screening biennale a partire dai 50 anni fino ai 68-69, il guadagno di vite oscilla tra 7 e 9, a fronte di 4 casi di possibile sovradiagnosi.
Questi risultati, frutto di un lavoro che ha coinvolto ricercatori di nove Paesi europei organizzati nell’European screening network, sono stati raccolti in un supplemento del Journal of Medical Screenng accessibile da oggi.

Precisando però che

Il supplemento dedica anche un focus specifico alle esigenze e alle modalità di una buona comunicazione. Negli anni passati la comunicazione negli screening è stata talvolta giudicata da un lato troppo propensa a enfatizzarne i benefici, e dall’altro incline a sottovalutarne i rischi, e anche su questo tema si è sviluppato un forte dibattito.
L’obbligo di fornire alle donne tutte le informazioni necessarie per una scelta informata viene ribadito nel supplemento in un articolo che riflette anche sui grandi cambiamenti avvenuti nella comunicazione dei rischio negli ultimi anni. Oggi, la maggior parte dei programmi di screening europei si sta orientando verso la massima trasparenza sul rapporto rischio-benefici. Una trasformazione di scenario che richiede, tuttavia, il miglioramento delle capacità dei programmi di condurre una comunicazione efficace e quindi di offrire alle donne gli elementi per una crescita di consapevolezza insieme a informazioni accessibili, rilevanti e comprensibili.

Con una media nazionale di casi di diagnosi precoci superiori del doppio, lo studio ulteriormente precisa l’uso di un corposo campione di analisi, nonché

L’obbligo di fornire alle donne tutte le informazioni necessarie per una scelta informata viene ribadito nel supplemento in un articolo che riflette anche sui grandi cambiamenti avvenuti nella comunicazione dei rischio negli ultimi anni. Oggi, la maggior parte dei programmi di screening europei si sta orientando verso la massima trasparenza sul rapporto rischio-benefici. Una trasformazione di scenario che richiede, tuttavia, il miglioramento delle capacità dei programmi di condurre una comunicazione efficace e quindi di offrire alle donne gli elementi per una crescita di consapevolezza insieme a informazioni accessibili, rilevanti e comprensibili.

In conclusione possiamo sconsigliare alle donne che leggono questo articolo di privarsi di mezzi di esame come la mammografia per timore di falsi positivi: il numero di vite salvate da una diagnostica precoce e costante è senz’altro superiore al numero di falsi positivi, dei quali, peraltro, ogni buon medico provvederà ad informarvi.
Inoltre, un risultato positivo non va accettato con allarmismo: gli esiti della mammografia saranno sempre riscontrati da esami più approfonditi, in grado di sciogliere ogni dubbio. Come per l’esame dei nei, la mammografia va intesa come un “primo stadio” di un processo di esame sempre più dettagliato e puntiglioso.
Affidatevi con sicurezza ai riscontri del vostro medico curante, evitando di ricorrere alle cure del “Dottor Google” e di perdere così giorni preziosi nella cura del cancro: una malattia dove l’intervento precoce è garanzia di accresciute possibilità di salvezza.
Infatti, le conseguenze di un “falso allarme” sono tanta paura ed un temporaneo disagio: le conseguenze di una mancata diagnosi comportano anche invalidità e morte.

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