Sostenitrice Borgonzoni: “Pestata a sangue da ‘sardine’ perché leghista”

di Luca Mastinu |

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Sostenitrice Borgonzoni: “Pestata a sangue da ‘sardine’ perché leghista” Bufale.net

Sono piovute in queste ore le segnalazioni della presunta sostenitrice della candidata Lucia Borgonzoni candidata con la Lega per le regionali dell’Emilia Romagna. Secondo il suo racconto, pubblicato da VoxNews oggi 20 gennaio 2020, un gruppo di 6 persone l’avrebbe aggredita mentre si trovava all’esterno dell’Esselunga di via Milano, a Brescia, insieme ad alcuni suoi amici della Lega Giovani. A colpire il popolo social, oltre al suo racconto, sono le foto pubblicate da lei stessa che mostrerebbero il suo volto ferito.

La ragazza è una vecchia conoscenza del nostro archivio, e la sua denuncia social è comparsa sulle tante pagine Facebook da lei (o chi per lei) amministrate. Di seguito il testo del suo racconto.

Non so nemmeno se dovrei scriverne di ciò che mi è accaduto ieri a Brescia, ma lo farò solo per informarvi e per invitarvi a stare attenti perché in giro c’è veramente della gente malata. Ieri pomeriggio mi trovavo nei pressi dell’Esse lunga di via Milano con un paio di amici della Lega Giovani. Stavamo parlando tra di noi e io come al solito portavo il mio baschetto amaranto con la spilla degli arditi. Spilletta che evidentemente non è passata inosservata a due individui vestiti come straccioni e la testa piena di rasta. Si sono messi a qualche metro da noi a fumare e ho subito notato che armeggiavano coi telefonini, scattavano foto. Giovanni, il mio amico, mi aveva informata che uno di quelli lo conosceva, che era uno sfattone che fino a qualche tempo fa abitava in un appartamento in affitto nella sua via prima di essere sfrattato perché faceva sempre casini. Il tipo secondo Giovanni frequentava anche un centro sociale che era lì a qualche centinaio di metri da noi in Via Industriale. Non erano passati nemmeno dieci minuti, noi ragazzi parlavamo tra di noi compiacendoci dei successi ottenuti dalla Borgonzoni in Emilia quando abbiamo visto arrivare altri quattro brutti ceffi che camminavano dritti verso di noi con i cappucci delle felpe tirati sulla testa. Questi ci arrivano vicino e nel contempo si avvicinarono anche i due rastoni che avevamo notato prima accerchiandoci. Un tipo viene dritto da me ad un palmo dal muso e mi dice:

“ehi tu sei la stronzetta fascista di Facebook vero? Ti abbiamo riconosciuta fascistella! Pensavi di passare inosservata in questa zona? Qui ci lasci la pelle merdosa pu**ana fascioleghista!”

Ricordo il suo alito fetido che sapeva di acido e birra, io resto comunque ferma davanti a lui, immobile, non voglio avere paura, mi limito a guardarlo in faccia senza abbassare mai lo sguardo. Così mi accorgo che il tipo tira fuori le mani dalle tasche del parka che indossava, le alza entrambe verso la testa per aggiustarsi il cappuccio della felpa che tira appena più in giù sul volto per non farsi guardare negli occhi e il figlio di pu**ana parte con una gomitata che mi becca dritta in faccia in piena fronte e sull’occhio sinistro. Io cado all’indietro stordita, la vista mi si offusca, e vedo che gli altri sodali del ba***rdo aggrediscono Giovanni e Pietro che cercano di difendersi meglio che possono. Pietro per fortuna fa arti marziali, non è uno che parla tanto, fa MMA, non è particolarmente grosso, ma è un vero fascio di nervi. Devo ringraziare lui se sono viva perché deve avergli fatto davvero male a quei bas***di senza onore. La colluttazione è durata forse un minuto, non di più, eppure in un solo minuto, le mani di Pietro, le sue scarpe e le facce di tre di quegli aggressori erano ricoperti di sangue. C’era sangue anche sui miei vestiti, schizzi che mi avevano raggiunta e io mi auguro solo che nessuno di quei figli di pu**ana drogati avesse l’AIDS.
Me lo auguro più che altro per Pietro perché nel pestarli si è ferito le mani. Nel frattempo erano accorse anche alcune persone sul luogo dell’aggressione che avevano visto il tutto è urlavano parole di rabbia contro quei disgraziati. Chi in dialetto è chi in italiano credetemi ha avuto modo di sfogarsi e così le zecche rosse, vedendo che la situazione peggiorava sempre più a loro sfavore sono fuggiti via, su una macchina che li aspettava poco più avanti e che è partita sgommando. Qualcuno dei presenti però pare sia riuscito a prendere almeno parzialmente il numero di targa.
Una signora imbestialita mi ha aiutata a rialzarmi e nel frattempo è arrivata anche una pattuglia dei carabinieri e di lì a pochissimo anche l’autoambulanza. Mi hanno medicata e portata agli spedali civili per maggiori accertamenti. Un carabiniere, è stato particolarmente gentile, mi ha tenuto la mano per qualche minuto era anche un gran figo di origine sarda. Dal nervoso che avevo e per mera reazione a quella violenza ho pianto e credo di avergli bagnato anche la sua bella divisa che profumava di buono e pulito. Ho pianto perché mi hanno colpita vigliaccamente e non ho potuto né reagire, né essere utile ai miei amici aiutandoli a difendersi.
Ecco il mio sabato pomeriggio in centro a Brescia, ecco fin dove può arrivare l’odio antifascista in un momento storico dove sui social viene etichettato come fascista tutto ciò che è diverso come pensiero. Un odio di cui dubito parleranno i giornali, nemmeno quelli locali tutti conformati alla sinistra. Odio che può arrivare a colpire chiunque nelle nostre città, giovane o anziano che sia. Odio che colpisce chiunque venga considerato fascioleghista da questi disgraziati rincoglioniti dalle ideologie dell’ANPI, della CGIL, del PD e che fermentano trasformandosi poi in veri e propri atti criminali che partono dai centri sociali. Disgraziati che vengono mobilitati nelle piazze di mezza Italia per fargli cantare bella ciao e fargli credere che devono rappresentare i nuovi eroi di una farsa di resistenza dove possono sentirsi autorizzati ad ogni forma di violenza verso persone civili che semplicemente hanno un pensiero diverso dal loro.
E non vi dico come hanno reagito i miei quando giunti in ospedale si sono visti una giovane figlia appena quindicenne rovinata in quel modo.
Ora però basta scrivere perché mi gira un po’ la testa. Non ho traumi importanti, ma la botta che ho preso mi ha un po’ stordita. Prometto di riprendermi presto.
Ciao cari amici. Vi voglio bene!

Paradossalmente gli stessi di VoxNews, seppur ricerchino il click con il titolo ad effetto, sollevano qualche dubbio:

Non essendoci riferimenti sui media, cosa comunque non sorprendente vista la censura mediatica in atto, non possiamo confermare la notizia. Ma riportiamo al momento la denuncia.

Gli elementi che possiamo verificare sono forniti dalla stessa protagonista della vicenda: i Carabinieri che sarebbero intervenuti a seguito dell’aggressione. La notizia, per ora, non è comparsa sulle testate ufficiali, e l’autrice del post di concerto con Voxnews parla di censura mediatica.

Photo by Camille Minouflet / Unsplash

I Carabinieri: “Nessun intervento sul posto”, e altre smentite

Secondo le blande coordinate fornite dall’autrice del post la vicenda si sarebbe consumata sabato 18 gennaio 2020. Per verificare abbiamo telefonato alla Centrale Operativa del Comando di Brescia, e il militare che ci ha risposto ha detto: “Sicuramente è una bufala e stiamo ricevendo altre segnalazioni. Né nostre pattuglie né altre vetture dei colleghi della Polizia sono mai intervenute sull’aggressione che lei mi segnala”.

A fare chiarezza c’è anche Radio Onda D’Urto, che in un articolo pubblicato proprio in questi minuti scrive:

Radio onda d’urto ha la sede a poche centinaia di metri dal luogo della presunta aggressione, il Magazzino è a 100 metri: abbiamo diffuse conoscenze nella zona e nessuno ha visto la presunta aggressione. Non solo: oggi pomeriggio, lunedì 20 gennaio 2020, abbiamo contattato il comando provinciale dei carabinieri, che secondo il post sarebbero intervenuti; il militare, che aveva già ricevuto la segnalazione di questa presunta aggressione, ha smentito che i carabinieri (o la polizia) siano stati chiamati e dichiara di non avere riscontri sull’episodio. Stessa risposta da parte del personale di sicurezza dell’Esselunga, che si trova nel luogo della presunta aggressione, mentre l’edicolante che si trova esattamente dall’altra parte di via Milano afferma di non aver assistito, sabato pomeriggio, a qualsiasi scontro, né tantomeno all’arrivo di carabinieri e ambulanza.

Smentiscono, nell’ordine:

  • Carabinieri
  • Radio Onda d’Urto
  • Personale di sicurezza dell’Esselunga
  • Edicolante

Il falso referto

Per rafforzare la sua storia – contestata da tutti, a detta della presunta vittima dell’altrettanto presunta aggressione – la protagonista ha pubblicato un referto medico.

La stessa foto dello stesso referto era stata pubblicata dal genitore di un 13enne di Avellino per denunciare un episodio di bullismo, durante l’estate 2019.

Nessuna fonte, quindi, per il momento, conferma la storia raccontata dalla 15enne. Le forze dell’ordine non sono mai intervenute e chi si trovava sul posto, o per lavoro o perché impegnato in luoghi contigui al luogo dell’aggressione, ha smentito l’accaduto. Per ora sull’aggressione alla sostenitrice di Lucia Borgonzoni si hanno solamente i post pubblicati dalla presunta vittima, che comunque piano piano vanno sgretolandosi.

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