Social sotto inchiesta UE: guerra alle fake news terroristiche

di Bufale.net Team |

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Social sotto inchiesta UE: guerra alle fake news terroristiche Bufale.net

L’avevamo già visto accadere col conflitto in Ucraina, e ci siamo dentro fino al collo con il conflitto a Gaza: contenuti platealmente fake, disinformazione e bufale diffuse sui social.

Social sotto inchiesta UE: guerra alle fake news terroristiche

Social sotto inchiesta UE: guerra alle fake news terroristiche

Le “fonti russe” come “Pallywood”, tutti concordi in un circolo vizioso da spezzare prima che porti frutto: i social vengono invasi di fake news di ogni tipo, dal video decontestualizzato fino al falso d’autore attribuito a generici “occidentali”, i falsi si diffondono e raggiungono gli organi di informazione deviando il consenso.

Se vi dicessimo quante “false segnalazioni” blocchiamo ogni giorno inviate da account che in un Inglese stentato cercano di imbeccarci “la notizia che gira sui social” non ci credereste, ma molte di queste imbeccate finiscono nel dibattito (come le falsità sul “bombardamento dell’Ospedale a Gaza“) deviando l’informazione.

Bisogna intervenire sul primo anello della catena: il circolo vizioso deve fermarsi prima della diffusione social.

Social sotto inchiesta UE: guerra alle fake news terroristiche

Soccorre il Digital Services Act Europeo, che responsabilizza i social rendendoli responsabili dei contenuti di disinformazione che lasciano filtrare sui loro social.

Dalle “fonti Russe” alle “fonti di Gaza” deepfake e contenuti alterati sono stati sottoposti a richieste di informazioni e provvedimenti sui social.

Primo a cedere è stato X, ex Twitter, con la CEO Linda Yaccarino che ha dichiarato di essere pronta a rimuovere account di disinformazione.

La palla ora passa a TikTok e Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp), e la posta in palio è alta.

Libertà di parola non significa libertà di urlare “al fuoco, al fuoco” in un palazzo affollato per ridere delle persone che si affollano all’uscita calpestandosi a vicenda, e non significa mettere a rischio la stessa democrazia e informazione trasformando i social in megafoni del terrorismo e ambiti di esaltazione della violenza del conflitto e punto di raccolta di chi vorrebbe sfasciare l’Occidente stesso dall’interno.

Nonostante questo, stride come un pugno in un occhio la riduzione del personale addetto alle verifiche su X e restano le valutazioni del caso: i social inadempienti rischiano multe fino al 6% del giro d’affari annuo e, in ultima istanza, lo smantellamento delle attività in terra europea.

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