Sì, esistono siti internet gestiti da computer degli anni ’80 (e non solo)

di Shadow Ranger |

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Sì, esistono siti internet gestiti da computer degli anni ’80 (e non solo) Bufale.net

Sì, esistono siti internet gestiti da computer degli anni ’80. E ci sono molte ragioni per cui computer che hanno superato i 40 anni possano trovarsi a rimandare il giorno della loro pensione all’infinito. Curiosità e desiderio di sfida dei loro partner umani alle volte, ma come vedremo, spesso una certa dose di necessità.

Ma parliamo dalle curiosità descritte nel titolo: i portali Brutmanlabs.org e Commodore 64 Web Server sono rispettivamente ospitati da un IBM PCJr, sia pur restaurato con un disco fisso moderno mediante un adattatore da IDE a SATA e un Commodore 64 senza alcuna modifica.

Sì, esistono siti internet gestiti da computer degli anni '80 (e non solo)

Sì, esistono siti internet gestiti da computer degli anni ’80 (e non solo)

A parte il piccolo adattamento sul PCJr, entrambi sono esattamente come sarebbero stati “in gioventù” se i loro padroni avessero potuto permettersi all’epoca il necessario per navigare in Rete (in uno dei due casi, vedremo, davvero molto poco), all’epoca un lusso per pochi e non un bene diffuso per molti.

Sì, esistono siti internet gestiti da computer degli anni ’80 – Storia del server di Brutmanlabs

Brutmanlabs.org ha come server (ovvero è ospitato da) un IBM PCJr, nato per essere la variante “familiare e a basso costo” del più famoso PC IBM 5150. Se il nome vi suggerisce qualcosa, è perché siete affezionati lettori di questa rubrica e ne avete letto la storia relativamente al tentativo di portarne sugli scaffali degli hobbisti una versione “moderna”, il Book 8088 (di cui parliamo qui).

Il PCJr nasce come computer XT basato sul processore 8088 (compatibile con derivazioni come il NEC V20, anche questo visto col Book 8088) con alcune soluzioni nate per un uso familiare: il supporto per espansioni e programmi educativi e ludici su cartuccia, un solo lettore floppy per risparmiare, un occhio particolare all’audio-video (il video fu migliorato rispetto a quello del 5150, l’audio era affine a quello del SEGA Master System, nota console dell’epoca) ed era munito di una scomoda ma avveniristica tastiera a pulsantini gommosi con supporto wireless mediante infrarossi, in seguito rimpiazzata da tasti convenzionali (più comodi) e con l’opzione per poter usare la normale connessione via cavo consentendo di risparmiare sulle batterie (non ricaricabili) e avere una connessione più stabile.

Purtroppo, il PCJr scontava la sua natura economica arrivando non solo con un solo floppy disk, ma con un quantitativo di RAM tra i 64Kb e i 128Kb, necessitando di ulteriori espansioni per essere competitivo anche solo col suo “fratello maggiore” e i cloni dell’epoca.

Storia lunga fatta assai breve, il PCJr ebbe una ricezione sotto tono e venne sconfitto come computer per famiglie dall’Apple IIc, tentativo della casa di Cupertino di “svecchiare” il loro computer primario. Ma non solo l’Apple IIc superò il PCJr: nel campo dei PC IBM compatibili presto il computer della IBM fu surclassato in tutto dal Tandy 1000, clone del PCJr offerto da Tandy Radio-Shack che rimosse gli slot cartuccia per offrire una maggiore espandibilità ed una configurazione già sullo scaffale maggiormente compatibile con tutti i programmi più “carrozzati”, motivo per cui in show come “Young Sheldon” il primo “vero PC” dei ragazzini anni ’80 e ’90 viene descritto essere il Tandy 1000 e non un PCJr e presto la stessa Tandy rimosse ogni menzione del povero PCJr dal materiale promozionale del Tandy 1000, facendo finta che il predecessore IBM non fosse mai esistito davvero.

Michael Brutman, ingegnere informatico americano ha deciso di ospitare parte del proprio sito internet proprio sul fallimento commerciale che fu il PCJr, riportato in sesto con tanto amore e quello che gli era mancato all’epoca.

Il PCJr di Brutman, fonte Brutmanlabs

Il PCJr di Brutman, fonte Brutmanlabs

Brutman ha innanzitutto espanso la RAM fino al massimo consentito dall’architettura, ovvero 736KB, proprio perché se il PCJr fosse arrivato di serie con 640Kb sarebbe stato quantomeno utilizzabile.

Laddove all’epoca i costi per installare un disco fisso erano proibitivi e richiedevano l’acquisto di hardware specifico, elencato da Brutman stesso. Il PCJr. usato per il sito prende una scorciatoia usando un adattatore per installare una SSD moderna (più facile da ottenere rispetto ai dischi d’epoca, spesso non più funzionanti).

Altra scorciatoia è l’uso del NEC V20 al posto dell’8088 per rosicchiare un po’ di potenza di calcolo in più: con queste piccole modifiche Brutman si è assicurato un piccolo server che è attivo da circa 2500 ore mentre scriviamo questo pezzo.

Commodore 64 Web Server

Se i puristi potrebbero storcere il naso per le espansioni del PCJr di Brutman, sappiate che esiste un server che gira, con poche interruzioni, su un Commodore 64G, variante cosmetica del Commodore 64 introdotta sul mercato nel 1989, nella sua configurazione più basilare.

Come abbiamo già detto a suo tempo, del Commodore 64 furono fatte due varianti principali, il “biscottone”, ovvero il modello originale e il 64C, una versione rivista con alcune soluzioni tecniche più moderne e un case dal gusto più elegante e moderno. Il C64G è un “ritorno alle origini”, con le interiora del C64C infilate in una carrozzeria dall’aspetto vintage del modello originale.

Il Commodore 64G che sorregge il Web Server, al contrario del PCJr di Brutman è completamente stock, ovvero con la configurazione hardware che avrebbe avuto appena uscito dalla scatola, anzi qualcosina di meno.

Screenshot del Commodore 64 Webserver in Italiano

Screenshot del Commodore 64 Webserver in Italiano

Un po’ goffamente e teneramente infatti il Commodore 64G ti accoglie su un modesto sito chiedendo qualche spicciolo volontario per un caffè (qui), che nel suo caso servirà a riparare qualche acciacco dell’età, come il led di accensione ormai fulminato e l’acquisto di un nuovo alimentatore, dato che come abbiamo avuto modo di vedere l’alimentatore originale è notoriamente inefficiente e incline a rompersi con facilità “coinvolgendo” il povero Commodore 64, altresì raccontando in breve la sua storia e i suoi segreti.

In questo caso il sito internet, multilingue, esiste sottoforma di un file contenuto in un dischetto letto da un lettore floppy 1541c, versione del 1986 dell’originale VIC/CBM-1541 (a sua volta un 1540 con la ROM interna adattata al Commodore 64), più silenzioso e affidabile della prima generazione ma sempre lento e poco efficiente rispetto alla concorrenza a causa di qualche difettuccio originale sulle porte seriali dei Commodore 64 e della necessità di mantenere la compatibilità.

Lo stesso Commodore 64G, per “voce” del suo sito ti prega di attendere un po’ di più per il caricamento, o meglio si scusa per il tempo impiegato a caricare un sito abbastanza modesto.

Abbiamo già visto in passato come sia possibile sostituire un lettore floppy con equivalenti moderni “a stato solido”, ovvero usando schede SD e pendrive con soluzioni come SD2IEC o, per una emulazione più precisa, Pi1541 o Ultimate II+L e altre soluzioni descritte nell’articolo. Il C64 Webserver non accetta “scorciatoie” o sostituzioni: l’intero sito è custodito in un floppy 3M, con 330 blocchi su 664 utilizzabili per il salvataggio dati (pari a circa 82Kb) ancora liberi, sempre ricordando che il 1541 poteva leggere una facciata per volta, ogni facciata conteneva 160Kb formattata e il C64 Web Server occupa quindi circa 78 Kb su una singola facciata (quantomeno, nella versione mostrata nel video).

Commodore 64 Web Server, tutto in un floppy

Commodore 64 Web Server, tutto in un floppy

Probabilmente ora con la lingua Italiana il contenuto del floppy sarà cresciuto di 17 blocchi, ovvero 4,25Kb (portando il tutto a 82,25Kb): tanto occupa l’homepage in una singola lingua. Comunque, assai meno e di molto di una qualsiasi delle immagini che avete caricato guardando questo articolo (per capirci, la screenshot di due terzi della homepage in Italiano riportata in questo articolo occupa 96Kb).

Non tutti sanno che già all’epoca era possibile navigare su Internet con un vero e proprio modem: per forza di cose Daniel Nagy, il programmatore dietro il C64 Web Server, ha dovuto usare invece un adattatore ETFE, un progetto esistente già da svariati anni per collegare il Commodore 64 ad una moderna Ethernet domestica, quindi usando le connessioni attualmente disponibili (ADSL/Fibra).

Anche contando che se in passato esistevano cartucce “acceleratrici” come la Epyx Fastload (ancora in vendita in una sua versione moderna), il computer non la usa, dato che lo slot per cartucce gli serve proprio per l’adattatore Ethernet, restando quindi quindi vincolato alla “lentezza naturale” del suo lettore floppy un po’ ingiallito dal tempo, ma perfettamente funzionante.

Parimenti l’infrastruttura software è Contiki, sistema operativo “per Internet” del 2003 col nome della zattera usata per dimostrare che gli antichi Polinesiani erano già in grado di navigare il Pacifico in era Precolombiana.

Grazie a Contiki l’umile Commodore 64G (collegato ad una vecchia TV CRT Thompson come monitor) si collega ad Internet dove gestisce il suo piccolo sito e ad ogni accesso o cambio di lingua la testina del floppy prende vita con un piccolo rumore leggendo i file che il Commodore “spedirà” in giro per il mondo con le sue modeste richieste e vanterie.

Il Commodore 64G al lavoro, fonte YouTube

Il Commodore 64G al lavoro, fonte YouTube

Sommiamo il fatto che ad ogni articolo che parla del prodigioso 64G Web Server il numero degli accessi aumenta ai già elencati motivi per cui un po’ di lentezza è connaturata nella scelta di usare hardware originale e potrete perdonare il C64G se, quando proverete ad accedere al sito, ci vorrà qualche secondo in più della media (in base alle nostre prove, nella condizione “migliore”, dai 7 ai 10 secondi, in fondo neppure tanto).

Esiste anche un video che mostra il Commodore 64 Web Server in azione, visibile qui.

Questi due progetti sono sostanzialmente moderni, ma ci sono casi di computer che non hanno mai smesso di lavorare da decenni.

Computer attivi da decenni, e perché accade

Il caso tipico da manuale è il Commodore 64C apparso in diversi giornali dal 2016, descritto come attivo da 30 anni (ora quasi 40) in un’officina polacca come strumento per valutare la convergenza dei pneumatici.

Il computer dispone di un software fatto su misura (fattore come vedremo importante), un monitor in bianco e nero a fosfori verdi e un lurido lettore floppy 1541-II (il modello immediatamente successivo al lettore usato dal Web Server), e si presenta come un solido blocco affumicato e sporco di olio, morchia, guano di uccelletti che entrano nel capanno per ripararsi dal freddo e le tracce di una passata alluvione.

Ancora in tempi recenti una ditta Texana di filtri ambientali è stata “certificata” usare un calcolatore elettromeccanico del 1948 per calcolare prospetti paga e fatture, rifiutando di rilasciare l’IBM 402 ad un museo cedendo il suo lavoro ad un “giovanotto” moderno.

Contabilità elettromeccanica, fonte https://ibm-1401.info/402.html

Contabilità elettromeccanica, fonte https://ibm-1401.info/402.html

Recentemente in alcuni gruppi di hobbystica è stato annunciato, a marzo del 2023, il “pensionamento” di un Commodore 64 “biscottone” usato da un corniciaio dell’Alabama con un programma “custom”, scritto su misura per calcolare preventivi e note spese per i clienti.

Il computer, col suo bravo monitor 1702 originale e col portello che copre i pulsanti (solitamente prima cosa a cedere con l’età) ancora attaccato ha lavorato interrottamente finché il suo padrone è morto, lasciando il negozio ad una nipote che ha preferito comprare un PC moderno e rivenderlo, lasciando al suo nuovo acquirente il compito di conservare una copia del rarissimo (copia unica) programma “picture this”.

A parte il citato 8088 e altri esperimenti “nerd” ci sono compagnie come Nixsys che producono ancora oggi “vecchi computer”, basati su processori Pentium III e IV, allo scopo di sostituire macchine ormai desuete.

Non è solitamente saggio evitare gli aggiornamenti: nell’era della connessione globale un PC con una versione desueta del sistema operativo è incline a vulnerabilità che rendono l’intera struttura ricettacolo per virus e bot, è privo di supporto tecnico e probabilmente anzi sicuramente non passerebbe alcuna certificazione moderna di privacy e sicurezza.

In compenso pensiamo ai casi evidenziati: per un piccolo negozietto familiare, alla prova dei fatti un computer del 1982 usato per il calcolo delle note spese e dei preventivi è di fatto solo una buona calcolatrice elettronica.

Immaginate un arzillo nonnetto ancora in attività che si ritrovi, al tramonto della sua vita, a dover imparare ad usare programmi del tutto nuovi per fare esattamente quello che fa già benissimo con gli stessi strumenti con cui ha iniziato la sua attività, e che conosce personalmente avendo scritto lui stesso i programmi che gli servono.

Pensate a macchinari dove alcune operazioni non “critiche” ma necessarie passano da vecchi computer: o ricostruisci e ricompri l’intera linea produttiva, oppure continui a usare il vecchio computer o passi da Nixsys per comprarne uno equivalente, ma con garanzia e supporto tecnico.

Specialmente in vecchie linee produttive, o negozietti a conduzione familiare, non è impossibile trovare vecchi computer diventati “parte della famiglia”, il cui destino è legato a stretto filo a quello del loro padrone.

Morta o ritirata la persona che conosceva il programma usato, spesso scritto personalmente, che aveva le competenze specifiche per operare un computer ormai desueto, i suoi successori porteranno al lavoro un loro computer moderno e che sono in grado, alla bisogna, di gestire e riparare, destinando l’ex “socio” ad un lungo riposo in uno scatolone, o una pensione in qualche museo o nella casa di un hobbysta.

VIC20 recuperato da David Murray, prima e dopo

VIC20 recuperato da David Murray, prima e dopo

La cosa più incredibile è che spesso questi computer sopravvivono ai loro utenti primari: in altri casi, come quello evidenziato da David “8Bit Guy” Murray, può capitare di vedere un VIC20 (classe 1981) che, nonostante un fitto strato di lurida sporcizia industriale, può ancora essere sistemato con pochi, e relativamente poco costosi, ricambi, prova della durata di una macchina legata alla vita del negozio o del centro di produzione di cui era parte.

Anche il contrario è possibile: computer moderni che “servono” computer datati

Questo articolo si focalizza sul caso in cui computer datati forniscono con le loro scarse ma efficaci risorse servizi per computer ben più moderni o addirittura continuano a servire utenti nel 2023.

Retrocampus di Sblendorio, BBS accessibile ancora oggi

Retrocampus di Sblendorio, BBS accessibile ancora oggi

Ci sono anche casi in cui accade il contrario: computer moderni si trovano a far da server per dei client decisamente inusuali. Ne abbiamo parlato ad esempio coi NABU, cloud PC prima del cloud PC che se nel loro remoto passato (sempre gli anni ’80) potevano funzionare solo se connessi ad un servizio Canadese affine al nostro Televideo adesso sono tornati a nuova vita grazie ad adattatori che consentono loro di collegarsi a server moderni. creati allo scopo per dar loro l’illusione che il loro servizio online via antenna sia tornato.

Ma grazie a PETSCII BBS Builder di Francesco Sblendorio è ora possibile mettere su un server in grado di fornire accesso BBS compatibile con una pletora di dispositivi fino all’era 8Bit, dal Commodore 64 al Videotel passando per l’Apple II e l’Apple I (o una delle sue repliche, stante la rarità).

Strumento che grazie all’uso sapiente di Java consente di “servire” a computer più antichi ma ancora in grado di rallegrare i loro utenti una BBS nello stile degli anni ’80, ovvero una “primordiale bacheca di testo” in grado di fornire servizi di messaggistica e notizie agli utenti in grado di permettersi un modem e di poter pagare la telefonata spesso interurbana per collegarsi ai server dell’epoca.

Attualmente i nuovi “clienti”, sia nel senso di client che di utenti devono solo procurarsi adattatori come quelli che consentono al C64 Web Server di fornire il suo sito in giro per il mondo, e godere di una serie di servizi, che comprendono i maggiori portali di informazione e fact checking in Italia, compreso il nostro

Elenco dei siti in Italiano accessibili da Retrocampus.com. Come vedete, ci siamo anche noi e buona parte del circuito IDMO

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ChatGPT su Commodore 64 (emulato per la screenshot)

ChatGPT su Commodore 64 (emulato per la screenshot)

Certo, ChatGPT non ha dati aggiornatissimi su di noi, ma del resto ELIZA non avrebbe saputo dire di meglio.

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