Perché associamo la radioattività al colore verde?

di Bufale.net Team |

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Perché associamo la radioattività al colore verde? Bufale.net

Uno dei collegamenti mentali più frequenti è l’associazione della radioattività al colore verde. La radioattività, pericolo invisibile ma mortale, viene associato dai media e dalla narrazione ad oggetti verdi fluorescenti, così tanto da definire un tipo di verde fluo “Verde Atomico”

E che ci crediate o no, l’ispirazione è precedente alla sigla dei Simpsons dove Homer agita una delle barre di uranio della centrale in cui lavora lanciandola in giro.

Perché associamo la radioattività al colore verde?

Perché associamo la radioattività al colore verde?

La tipica barra di uranio non brilla di suo, ma può essere associata ad una delicata luminescenza azzurrina, dovuta non all’uranio stesso ma all’effetto Cerenkov in talune circostanze, ad esempio in acqua.

Perché associamo la radioattività al colore verde?

Agli inizi del secolo passato gli effetti della radioattività sul corpo umano erano poco studiati, ed elementi radioattivi venivano usati in vernici, mobilia ed elementi ornamentali.

Il tipico esempio erano le vernici fluorescenti al radio, ricercate nell’ambito dell’orologeria, ottenute combinando il radio (solitamente di un grigio poco attraente) con rame e solfuro di zinco (in gergo tecnico “drogandolo”, ovvero inserendovi impurità).

In tal modo si poteva ottenere una vernice luminescente al buio.

Il vetro all'uranio

Il vetro all’uranio

Rame e solfuro di zinco rendevano la vernice verde soffusa, l’argento la rendeva blu-celestina e il rame misto al magnesio trasformavano quel vede in un colore arancio: il verde era comunque un colore particolarmente apprezzato.

Quel verde soffuso divenne ricercato sia nell’equipaggiamento militare (gli orologi militari e le strumentazioni militari che potevano essere letti anche al buio erano molto utili) che nell’uso civile, in quanto richiamava un altro oggetto verde: il vetro all’uranio, noto sin da prima che la radioattività fosse stata studiata e ottenuto inserendo uranio e altre impurità per rendere il vetro luminescente sotto gli ultravioletti di un tenue verde o giallo.

La combinazione nell’immaginario del vetro all’uranio e dei nuovi arrivi, gli orologi al radio, popolarizzò quel colore verde rendendolo oggettto del desiderio.

Desiderio che costò assai caro.

Le ragazze del Radio

Come abbiamo già visto ai tempi dei nostri articoli sulla corsa allo spazio, la meccanica di precisione era spesso affidata alle donne, dato che a quei tempi si riteneva la meccanica pesante appannaggio dell’uomo e i lavori “di fino” adatti alle mani femminili, ritenute delicate ed abituate a lavori come la tessitura e simili.

La mistura di radio e rame veniva quindi dipinta sulle sottili lancette degli orologi con pennelli dalla punta assai sottile dalle operaie, incoraggiate a umettare i pennelli con la lingua e le labbra (lip, dip, tip, ovvero “Lecca/umetta, bagna il pennello nella vernice, fai la punta”) per non far perdere loro la forma e lavorare più recentemente.

Immagine delle "Ragazze del Radio"

Immagine delle “Ragazze del Radio”

Unito al fatto che in quel clima gli effetti della radioattività erano ancora poco conosciuti e alle operaie venivano date rassicurazioni sulla sicurezza delle loro condizioni di lavoro, le stesse manipolarono ignare la sostanza radioattiva, fino a sviluppare un numero impressionante di malattie legate a tumori e lesioni della mascella, delle gengive e della lingua, nonché intossicazioni acute da radiazioni, ulcere e malattie delle ossa.

Solo dopo un lungo periodo di lotta, anche in tribunale, nel quale inizialmente le malattie delle lavoratrici furono disconosciute e in alcuni casi attribuite a malattie veneree per danneggiare la loro reputazione, fu riconosciuto il legame tra malattia ed esposizione.

Conclusione

Oggi le nostre vernici fosforescenti sono fatti di materiali atossici, ma nell’immaginario leghiamo ancora la radioattività al “verde atomico” o “verde radio”, legato alla vetreria all’uranio ma sopratutto alle vernici radioattive usate negli orologi dei primi del ‘900.

Tali orologi oggi hanno ormai perso la luminescenza, ma conservano la radioattività, cosa che rende eventuali operazioni di manutenzione da gestire con la massima attenzione  e sotto garanzie di legge e salute.

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