L’eterno mito del “furgone che ruba gli organi”: anatomia della leggenda metropolitana

di Shadow Ranger |

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L’eterno mito del “furgone che ruba gli organi”: anatomia della leggenda metropolitana Bufale.net

Esiste una leggenda metropolitana che spesso trabocca nelle fake news, quella del “furgone che ruba gli organi”. Ormai ha varianti di ogni tipo, come quella per cui il “furgone degli organi” è attivo nei campi di battaglia in Ucraina o negli ospedali durante la fase acuta della Pandemia da COVID19 per rubare gli organi dei morti,  con tanto di cabale occulte tra medici e “Poteri Forti” per uccidere i pazienti con “bombe d’aria” per rubare loro gli organi.

L'eterno mito del "furgone che ruba gli organi": anatomia della leggenda metropolitana

L’eterno mito del “furgone che ruba gli organi”: anatomia della leggenda metropolitana

A parte il fatto degli evidenti profili penali in cui incorre chi diffama un medico in tal modo, la leggenda metropolitana del “furto d’organi” è una delle più antiche e difficili da evitare della storia.

L’eterno mito del “furgone che ruba gli organi”

La psicosi collettiva nasce almeno dagli anni ’80, ma affonda le sue radici in tempi prima di Internet.

Il mito vuole l’apparizione di “furgoni bianchi”, alternativamente “ambulanze nere” dedite alla ricerca di vittime a cui espiantare gli organi. Solitamente bambini, ma come ricorda la canzone di Elio e le Storie Tese “Mio cuggino”, una variante diffusa della storia è quella del giovane amante della vita notturna che, sedotto da una maliarda “si sveglia dentro un fosso tutto bagnato che gli mancava un rene”.

Simili storie si fondono ad altre leggende metropolitane e mezze verità: ad esempio, sul tema delle leggende metropolitane è la tipica storiella che raccontiamo ai bambini disobbedienti per non prenderci il disturbo di educarli, insegnandogli invece che se si allontaneranno troppo arriverà “Il camion bianco” per ucciderli e rubargli gli organi.

Sulle mezze verità si tende a legare questa leggenda a fenomeni come la “tratta delle bianche”, il traffico di esseri umani e le piazze della droga, ipotizzando la vendita di organi come una attività collaterale. Teoria fomentata spesso che questa compare tra le minacce rivolte da organizzazioni criminali a lavoratori-schiavi e prostitute assieme alle maledizioni Voodoo e altre superstizioni locali.

Ma restiamo sempre lì, nel mondo delle superstizioni

Anatomia della leggenda metropolitana

Siamo franchi: un trafficante di esseri umani non guadagnerebbe un osso bucato dal rapire persone a caso o rubare organi a sconosciuti. Purtroppo per le loro vittime, guadagna molto di più spingendo povere donne sulla china della prostituzione o poveri immigrati nel lavoro nero e nel caporalato.

Esperti di folklore hanno identificato il mito del “furgone che ruba gli organi” in un aggiornamento del XXmo secolo della leggenda Sudamericana dei “Pishtacos”, o “Vampiri bianchi”, nata direttamente dai massacri che i Conquistadores inflissero alle popolazioni Andine durante la conquista delle Americhe.

Già nel 1500 gli Indios infatti dichiararono ai missionari di avere una grande paura dell’Uomo Bianco perché dicevano di aver visto nelle file dei soldati spagnoli dei Pishtacos, dei “vampiri bianchi” che dopo aver trucidato i loro nemici ne portavano via i cadaveri per farli a pezzi e farne unguenti che avrebbero dato loro capacità sovrannaturali.

Il grasso degli indios, ad esempio, avrebbe risanato le ferite dei Conquistadores rendendoli invincibili o donato magia ipnotica alle campane delle Chiese perché i giovani Indios fossero irretiti dal culto Cristiano abbandonando le tradizioni locali.

Naturalmente tali leggende erano un tentativo di spiegarsi come persone percepite, anche giustamente, come brutali e crudeli invasori venuti a uccidere e strappare agli Indios i loro possessi fossero così invincibili e in grado di diffondersi: non per la superiorità degli armamenti e per un’organizzazione militare di fatto, ma grazie alla magia dei “Vampiri Bianchi”.

Negli anni ’80 i “Vampiri Bianchi” sono stati aggiornati all’età moderna.

Perché il mito del “furto d’organi” è solo un mito

Il “turismo dei trapianti”, come dichiara la Dichiarazione di Istanbul esiste.

Ed è quello ad essere un problema. Come abbiamo avuto modo di dire in passato, rubare organi a caso a persone a caso sarebbe un modo inefficiente. L’organo umano va prelevato in un modo da non danneggiarlo e renderlo inutilizzabile, da persone in perfetta salute al momento del trapasso e senza malattie che potrebbero trasmettersi al trapiantato.

Circolare con un “furgone degli organi” o prelevare moribondi a caso da ospedali o campi di battaglia porterebbe quindi a risultati subottimali, e gli organi non potrebbero essere “conservati all’infinito”.

Purtroppo tali obiettivi si ottengono col “turismo dei trapianti”, laddove persone abbienti si trasferiscono temporaneamente in luoghi del mondo dove è possibile ottenere “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’occultamento o la ricezione di persone viventi o decedute o dei loro organi attraverso la minaccia, l’uso della forza o di altre forme di coercizione oppure mediante il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di potere o lo sfruttamento di una posizione di vulnerabilità”

Impossibile è rapire persone a caso, estrarre organi a caso e “venderli al mercato”, possibile è che strutture compiacenti, trattando l’organo come merce, accettino clienti facoltosi “chiudendo un occhio” se il trapianto da vivente è motivato da coercizione, miseria o minaccia oppure se il trapianto da deceduto non ha esattamente tutte le autorizzazioni.

Conclusione

Il “camion del furto d’organi” è una risalente leggenda metropolitana, che impedisce di guardare correttamente alla Dichiarazione di Istanbul e affonda le sue radici nella conquista delle Americhe.

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