La Notre-Dame di Aleppo distrutta dai francesi

di Redazione-Team |

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La Notre-Dame di Aleppo distrutta dai francesi Bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti una serie di immagini relative alla presunta Notre-Dame di Aleppo. Presunta perchè quel documento aveva un nome, aveva una storia e non merita di essere strumentalizzata a fine politico.

In realtà le foto che osservate vengono sì da Aleppo, e raffigurano la Grande Moschea degli Omayyadi, un monumento distrutto durante il conflitto siriano.

La presunta "Notre-Dame di Aleppo", in realtà la Grande Moschea degli Omayyadi,  22 Giugno 2017, Photo: GEORGE OURFALIAN/AFP/Getty Images

La presunta “Notre-Dame di Aleppo”, in realtà la Grande Moschea degli Omayyadi, 22 Giugno 2017, Photo: GEORGE OURFALIAN/AFP/Getty Images

Aleppo è infatti stata uno dei centri principali della Guerra Civile Siriana, divenendo la cosiddetta “Stalingrado di Siria”. Nella cronografia dello scontro la fistruzione Grande Moschea degli Omayyadi, ora ribattezzata la Notre-Dame di Aleppo viene a situarsi nell’aprile del 2013.

In tale data infatti Aleppo era un campo di battaglia tra le forze governative ed i ribelli, e gli scontri portarono devastazione in tutta l’area storica, compresa la Moschea degli Omayyadi.

Solo nel 2015 ai bombardamenti delle forze governative ed alla controffensiva antiaerea dei ribelli si aggiunse il supporto dell’aviazione russa.

Ma, in compenso, quando nel 2016 i ribelli lasciarono la città di Aleppo, quello che fu possibile vedere fu uno spettacolo spettrale: la ora ribattezzata Notre-Dame di Aleppo distrutta.

Ma come per la vera e propria Notre-Dame la speranza non è persa: proprio dall’Italia è nato nel 2017 un progetto per ricostruire la Grande Moschea degli Omayyadi

E’ l’aprile del 2013 quando in seguito a furiosi combattimenti il minareto della moschea duecentesca degli Omayyadi di Aleppo crolla distrutto dalle bombe. Un danno doloroso per i credenti musulmani e tragico per l’intera umanità, in quanto patrimonio dell’Unesco, risalente addirittura al 1090, uno dei più antichi in assoluto. Originario di Aleppo, anche se in Italia da molti decenni, Radwan Khawatmi, imprenditore di successo, quel giorno di aprile è uno dei tanti che soffre per quanto accaduto. Si rivolge al principe Aga Khan IV, presidente della fondazione che porta il suo nome e che si occupa di oltre 150 progetti di sostegno economico, culturale, sociale in tutto il mondo per i più poveri e lo convince a dare vita a un progetto per la ricostruzione della moschea e dello storico minareto. Domani mattina alle ore 10, presso l’Hotel Ramadà Plaza in via Stamira Ancona a Milano, Khawatmi presenterà ufficialmente questo progetto che è già stato definito il più impegnativo e costoso al mondo per il recupero di un edificio storico. Interverranno anche Giampaolo Silvestri, segretario generale dell’Avsi, i senatori Paolo Romani e Mario Mauro e l’eurodeputato Massimiliano Salini. In questa conversazione Khawatmi ci ha anticipato l’evento.

L’associazione Aga Khan, sorta da quel momento, da allora lavora in modo indefesso per assicurare che la ricostruzione di un monumento distrutto dalla guerra possa tornare in vita grazie alla pace: pace in Aleppo, e pace tra popoli.

Infatti dall’opera dell’associazione Aga Khan è nato un “gemellaggio di pace” tra la Siria e Palermo, capitale della cultura dove il sindaco Leoluca Orlando ha fornito supporto ed aiuto alla meritoria opera di Khawatmi.

Le bombe francesi citate nel titolo?

Dato che i raid di Francia, Regno Unito e USA sono iniziati nel 2018, siamo di fronte alla versione moderna della favoletta del lupo e dell’agnello, col lupo che accusa l’agnello di intorbidargli l’acqua anche se il primo era a monte ed il secondo a valle.

Semplicemente, in un disinformato miscuglio di foto decontestualizzate e falsità si è deciso di trasformare una storia di distruzione e ricostruzione nell’ennesimo pettegolezzo per rinfocolare odio verso i francesi.

Peraltro, i diffusori di questa bufala qualificano se stessi, proponendo di sostituire il benefico modello di Khawatmi e Leoluca Orlando, divisi da un mare ma uniti nel ricostruire la storia dell’Umanità, in una sorta di barbarica legge del taglione basata sul principio perverso di “occhio per occhio”.

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