“In bocca al lupo significa augurare di stare nel posto più sicuro” – bufale, linguaggio e paraetimi

di Shadow Ranger |

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“In bocca al lupo significa augurare di stare nel posto più sicuro” – bufale, linguaggio e paraetimi Bufale.net

Ci sono molte bufale che nascono anche in buona fede, come la bufala del “In bocca al lupo significa augurare di stare nel posto più sicuro”: un coacervo di conoscenze scolastiche perdute (chiamasi analfabetismo di ritorno) e desiderio di reinterpretare antichi proverbi e leggende di tempi più arcaici e cupi, che portano a riscrivere miti e leggende.

L’analfabetismo di ritorno è infatti un parolone semplice per un concetto che tutti conosciamo: lo studente che si prepara, anche con profitto, ad interrogazioni, esami e compiti in classe tende a dimenticare quanto appreso già pochi giorni dopo l’esame stesso, ritenendo che nella vita non gli servirà mai più.

"In bocca al lupo significa augurare di stare nel posto più sicuro" - bufale e paraetimi

“In bocca al lupo significa augurare di stare nel posto più sicuro” – bufale e paraetimi

Così è il caso delle origini di molti proverbi legati alle formule c.d. apotropaiche, ovvero parole “magiche” usate per allontanare un pericolo imminente o comune. Come ad esempio il famoso proverbio “In bocca al lupo!” cui rispondere “Crepi il lupo!”, frase usata per antifrasi.

“In bocca al lupo significa augurare di stare nel posto più sicuro” – bufale e paraetimi

L’antifrasi deriva infatti dal concetto tipico della scaramanzia, descritto mirabilmente da Ignazio Silone nei suoi libri, secondo cui vi sia l’invidia nell’aria, ovvero esprimere un augurio ad alta voce sia il miglior modo non solo per non farlo avverare, ma per ottenere il contrario, ovvero conseguenze catastrofiche.

Antifrasi e scaramanzia

Si tratta una linea di pensiero ancora evidente nella superstizione comune: viene infatti detto comunemente che, dopo aver espresso un desiderio dinanzi alle candeline della torta di compleanno o innanzi alle stelle cadenti, non bisognerebbe mai esprimerlo ad alta voce, altrimenti il desiderio non si avvererà mai più.

Ne consegue il passo logico dell’uso antifrastico delle frasi apotropaiche: se esprimere ad alta voce un desiderio comporta che forze invisibili e onnipresenti quanto crudeli si attiveranno istantaneamente per evitare che il desiderio si avveri e fare del male a chi l’ha espresso, allora tali forze possono essere truffate ed ingannate esprimendo un desiderio negativo.

Puoi quindi esprimere un desiderio “negativo”: se chiedi alle forze cosmiche che un lupo feroce sbrani un nostro amico andato nei boschi, esse saranno confuse. Penseranno cioè che tu desideri vedere un uomo sbranato dai lupi, che il tuo vivo desiderio sia quello e che proteggendo il tuo amico ti facciano dispetto.

Si tratta quindi di un proverbio, col quale alcuni animalisti hanno una faida personale, probabilmente dovuta alla perdita del concetto del termine apotropaico riassunta in questo meme

Il parere dell’Accademia della Crusca

Ma il problema è che reinterpretando il proverbio in questo modo più animalista andrebbe a cancellarsi lo stesso significato dell’enunciazione apotropaica principale.

L’Accademia della Crusca, ente di ultima istanza su questioni linguistiche che non esiste solo per rispondere a chi vorrebbe il termine petaloso nel vocabolario, ha già detto molto al riguardo.

Vi rimandiamo pertanto alla sua analisi:

I dizionari consultati in merito sono concordi nell’attribuire alla locuzione In bocca al lupo! una funzione apotropaica, capace di allontanare lo scongiuro per la sua carica di magia. L’origine dell’espressione sembra risalire ad un’antica formula di augurio rivolta per antifrasi ai cacciatori, alla quale si soleva rispondere, sempre con lo stesso valore apotropaico “Crepi!” (sottinteso: il lupo). L’augurio, testimonianza della credenza nel valore magico della parola, si sarebbe esteso dal gergo dei cacciatori all’insieme delle situazioni difficili in cui incorre l’uomo; tale etimologia viene riportata dai dizionari di lingua italiana (Dizionario etimologico della lingua italiana di M. Cortelazzo e P. Zolli, Zanichelli 1983, Vocabolario Treccani nella sua edizione del 1989) e dai dizionari più specifici dei modi di dire e proverbi (Dizionario dei modi di dire della lingua italiana di B.M. Quartu, Rizzoli,1993; Frase fatta capo ha. Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni di G. Pittano, Zanichelli, 1992.

L’augurio In bocca al lupo! potrebbe essere ricollegato anche ad altre numerose espressioni che hanno per protagonista il lupo, nonché all’immagine stessa di questo animale nella lingua. Il lupo appare nella tradizione antica e medioevale come il pericolo in persona: animale crudele, falso e insaziabile nella sua voracità egli seminò la morte e il terrore tra abitanti indifesi, pastori e cacciatori, diventando l’eroe di favole (da Esopo e La Fontaine alle numerose versioni del Cappuccetto Rosso) nonché di numerose leggende e storie tramandate per generazioni attraverso l’Europa: basti limitarsi all’immagine celebre del Lupo di Gubbio dei Fioretti di S. Francesco o alla figura di Ysengrin, il lupo del Roman de Renart francese del XII s.. Della visione quasi apocalittica del lupo e delle paure che egli incuteva per secoli agli abitanti dell’Europa, che fossero contadini viventi in mezzo alle foreste o viaggiatori costretti a spostarsi per strade infestate da lupi e banditi, permangono delle tracce in varie lingue europee sotto la forma di modi di dire e proverbi.

Già il Vocabolario degli Accademici della Crusca nella sua prima edizione del 1612 definisce il lupo come ‘animal salvatico voracissimo’, citando tra l’altro l’espressione gridare al lupo e proverbi quali il lupo cangia il pelo ma non il vezzo e chi pecora si fa il lupo se la mangia. Nella sua terza edizione il Vocabolario riporta l’espressione ‘andare in bocca al lupo’ con il significato ‘andare nel potére del nimico, incontrare da sé il pericolo’ citandone il seguente esempio tratto da Guittone d’Arezzo datato 1294: «Ma la povera femmina, accostandosi a quell’huomo, si accorse d’essere andáta in bocca al lupo». Il dizionario rileva inoltre un’altra espressione, di significato più generico, andare in bocca definita come “andare in preda, restare nel potere’ esemplificata con una citazione di Boccaccio dove essa appare sotto la forma andare in bocca del diavolo: «Io n’andréi in bocca del diavolo, nel profondo dello ‘nferno, e saréi messa nel fuoco penace». L’espressione andare in bocca al lupo (e altre simili, quali correre nella bocca del lupo, mettere (e mettersi) in bocca al lupo, cascare in bocca al lupo, andare nella tana del lupo), nel significato di ‘finire nelle mani del nemico’ o ‘andare incontro a grave pericolo’ riappare successivamente in numerosi altri dizionari, quali ad esempio il Vocabolario dell’uso toscano (di Pietro Fanfani, 1863) o, più vicino a noi, nel già citato Dizionario etimologico della Lingua italiana di M. Cortelazzo e P. Zolli, nel Grande Dizionario della lingua italiana di S. Battaglia (UTET 1975), nel GRADIT di T. De Mauro, nonché in tutti i dizionari monovolume (Zingarelli, DISC, Garzanti).

[…]

In quanto alla risposta Crepi (il lupo)!, a partire dall’uso iniziale proprio al gergo dei cacciatori vi si opera un’estensione pragmatica all’insieme di situazioni in cui alla lingua viene attribuito il potere magico di scongiurare la mala sorte. Un significato performativo analogo si ritrova in varie altre espressioni con il verbo crepare, tra cui Crepi l’avarizia!, Crepi l’astrologo!, anch’esso usato per scongiurare un cattivo presagio, nonché nelle imprecazioni con funzione di malaugurio: Crepa!, Che tu possa crepare!, Ti pigli il lupo! Che tu sia il pan dei lupi! citati nel Grande Dizionario della lingua italiana di S. Battaglia (Torino, UTET, 1961-2002).

La ricchezza del materiale linguistico citato, del quale abbiamo notabene escluso il fondo dialettale, altrettanto abbondante e variegato, dimostra quanto profondamente fosse temuto il lupo nei secoli passati; queste paure ataviche si ritrovano oggi nelle medesime espressioni, ma usate simbolicamente per altre situazioni pericolose del nostro quotidiano.

Non è l’unico caso di enunciazione apotropaica dove, sostanzialmente, si augura a qualcuno un male ed un pericolo imminente proprio perché, nominandolo, esso diventi meno probabile.

Un esempio da manuale, spesso descritto come una traduzione impropria del nostro “Crepi il lupo” è il proverbio anglosassione “Break a leg!” (“Spezzati una gamba!”) usato dagli attori anglosassoni per augurarsi il successo in una performance teatrale: augurandosi a vicenda di subire un incidente sul palco, gli attori si assicurano che la scaramanzia li tenga indenni dal male e gli porti invece grandi successi, mentre augurarsi a vicenda di avere successo e buona fortuna è un insopportabile passo falso, percepito dai più superstiziosi come un invito alle forze occulte di fare del loro meglio per negare all’attore che ha ricevuto l’augurio di buona fortuna il successo e la gloria.

Esempi simili

Altro esempio è Crepi l’astrologo!, derivante dall’epoca in cui l’astrologia era ritenuta una scienza profetica particolarmente esatta con la quale si rintuzza un pessimista naturale, quasi a voler suggerire alle forze del male di rivolgere le loro attenzioni al pessimista, ritorcendo quindi il pessimismo da lui rivolto all’uditorio in una sorta di benessere generalizzato.

Se quindi l’augurio di incontrare il lupo fosse stato positivo, dalle origini avremmo avuto l’effetto opposto, con generazioni di Italiani pronti ad augurare il bene perché le forze oscure della scaramanzia facessero del loro peggio negando salute e sicurezza ai loro congiunti: ad oggi, essendo l’esperienza del cacciatore meno ubiquitaria, il proverbio in bocca al lupo! viene usato, per antifrasi, come modo di dire a qualcuno in procinto di una grande impresa di cacciarsi nei guai e fallire, come modo per le “forze occulte all’ascolto” di essere tratte in inganno, credere che il tuo vivo desiderio sia vedere il tuo congiunto fallire ed attivarsi per garantirgli successo e fortuna e farti così un “dispetto”.

I rischi della bufala

Saremo di fronte probabilmente ad una bufala meno “direttamente nociva” della norma, ma siamo comunque di fronte ad un segnale preoccupante: interi settori della ricca tradizione culturale e linguistica italiana, come lo scongiuro apotropaico, sono stati ad oggi obliterati dal parlato comune, lasciandoci un linguaggio sempre più povero e stereotipato, con l’analfabetismo di ritorno pronto a divorare e distruggere ogni conoscenza e sapere ritenuto, a torto, “poco utile”.

Vivremmo insomma nella distopia della “Neolingua” di Orwell, quella del mondo del Grande Fratello dove la cancellazione di ogni termine più complesso del significato immediato rende la lingua più miserabile, povera e inadatta ad esprimere concetti complessi.

Terreno fertile per la proliferazione della “post-verità” su cui il regime distopico descritto da Orwell fonda il suo potere, utilizzabile dai principali spacciatori di fake news.

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