Il capo di Pfizer, Ugur Sahin, non si è mai vaccinato: ennesima bufala all’italiana

di Redazione Bufale |

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Il capo di Pfizer, Ugur Sahin, non si è mai vaccinato: ennesima bufala all’italiana Bufale.net

Il numero uno di Pfizer, Ugur Sahin, non si è mai vaccinato. Questa la voce che sta prendendo piede in Italia tramite i soliti siti che raccontano bufale per raccogliere visite ed interazioni social estemporanee. Tralasciando la corretta informazione. Un’indiscrezione, quella rilanciata nel nostro Paese con profonda superficialità, che testimonia ancora una volta come la voglia di riportare determinati “scandali” riesca ad andare oltre la ricerca che andrebbe fatta con accuratezza prima di condizionare le menti di chi legge.

La bufala sul capo di Pfizer, Ugur Sahin, che non si è mai vaccinato

Non la prima bufala che investe questo personaggio, come abbiamo osservato a suo tempo. Perché parliamo di bufala a proposito del CEO di Pfizer, Ugur Sahin, che a detta di qualche bufalaro non si è mai vaccinato? Tutto nasce da una sua intervista reale, in cui afferma effettivamente di non essersi mai sottoposto alla somministrazione del vaccino prodotto dalla sua azienda. Il problema, come spesso avviene in circostanze simili, è che si ignorano contesto e date.

Il video appena riportato, tranquillamente rintracciabile su Youtube, risale a dicembre 2020, quando il vaccino Pfizer stava per esordire sul mercato. In quel preciso momento, infatti, neanche il CEO di Pfizer, Ugur Sahin, poteva essere vaccinato. Non perché non potesse partecipare alla “sperimentazione“, come riportato da “mio cugino di terzo grado che fa traduzioni per 30.000 lire”, ma per il semplice motivo le normative locali non glie lo consentivano in quei giorni.

Come riporta Reuters, un portavoce di Pfizer ha confermato che Ugur Sahin si sia vaccinato nello scorcio iniziale del 2021 con due dosi, mentre nelle ultime settimane si è sottoposto anche alla dose di richiamo. Del resto si sa, prendere video a caso, tradurli bonariamente e privarli di contesto è una prassi comune per chi cerca approvazione e non la corretta informazione. Ormai ci siamo abituati.

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