Facebook esclude i post contro l’invasione russa dai “contenuti di odio”: la precisazione social

di Bufale.net Team |

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Facebook esclude i post contro l’invasione russa dai “contenuti di odio”: la precisazione social Bufale.net

Facebook esclude i post contro l’invasione russa dai “contenuti di odio”: in un mondo ideale forse non ce ne sarebbe stato bisogno. Forse, davvero, capiremmo la differenza tra una minaccia sensibile e credibile di violenza e iperboli dovute ad un conflitto di guerra.

Capiremmo che se tutti i “Ma vai a mori’ ammazzato” del mondo si traducessero in omicidi, probabilmente l’Italia sarebbe un paese di Serial Killer degno di un episodio di Dexter.

Ma a volte l’ovvio va precisato: così una circolare interna di “Meta“, la compagnia che ora comprende Facebook, Instagram, Oculus VR e WhatsApp interviene a precisare una precisare.

È vietato inneggiare alla morte o alla discriminazione del popolo Russo, è ancora vietato.

Facebook esclude i post contro l’invasione russa dai “contenuti di odio”: la precisazione social

Ma Facebook esclude i post contro l’invasione russa dai “contenuti di odio”

“Stiamo stabilendo una ‘interpretazione legata allo spirito del regolamento’ che ammette un genere di commenti violenti che di solito sarebbero rimossi come contenuti di Odio quando: (a) coinvolgono i soldati russi, TRANNE i prigionieri di guerra o (b) che colpiscono i russi quando chiaro dal contesto che il bersaglio è l’Invasione russa dell’Ucraina (ad esempio quando il contesto menziona l’invasione, l’autodifesa, eccetera…)”

Tale rilassamento delle norme non si applicherà a tutti, quindi posate le smargiassate a casa. Si applica a Armenia, Azerbaijan, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lithuania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ucraina.

Conferma un portavoce di Meta per Reuters come i contenuti ammessi devono essere comunque “sfoghi”. Va bene quindi che in quei paesi un commento inneggi alla morte o all’insurrezione violenta contro il governo Russo e Bielorusso, ma non qualora vi siano nei commenti piani concreti con località e metodi tale da far pensare che la minaccia non sia l’estemporaneo sfogo di un commentatore frustrato dalla guerra ma un atto di terrorismo in nuce.

Sarà possibile, nell’Ucraina occupata o nei paesi di confine che ancora tremano e temono per il futuro, lodare l’azione di milizie e soldati nel contesto di contrasto all’invasione russa in Ucraina.

Ad esempio, sarà possibile scrivere “Morte agli invasori!”, ancorché non lanciarsi in complessi piani di esecuzione, o augurarsi la morte di determinati soggetti coinvolti nel conflitto inneggiando a milizie e brigate, cosa solitamente non consentita, purché sia chiaro il contesto.

Come anche, contrariamente alla censura imposta dal Cremlino, parlare apertamente di guerra e invasione al posto di “operazione speciale” e, solo in quel contesto, postare contenuti al vetriolo contro soldati, ufficiali e agenti di governo.

Strano però dover precisare la differenza tra “violenza” e “sfogo”…

 

 

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