DISINFORMAZIONE e ALLARMISMO Passata di Pomodoro Cinese in Italia? – Bufale.net

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Dal punto di vista legale infatti:
Il D.M. 23 settembre 2005 stabilisce che si possa definire “passata di pomodoro”

La denominazione di vendita «Passata di pomodoro» è riservata al prodotto ottenuto direttamente da pomodoro fresco, sano e maturo, avente il colore, l’aroma ed il gusto caratteristici del frutto da cui proviene, per spremitura, eventuale separazione di bucce e semi e parziale eliminazione dell’acqua di costituzione in modo che il residuo ottico rifrattometrico risulti compreso tra 5 e 12 gradi Brix, con una tolleranza di 3%, al netto del sale aggiunto.

Mentre il D.M. del 17 febbraio 2006 disciplina il contenuto dell’etichetta:

1. Nell’etichettatura della passata di pomodoro, quale definita dal decreto ministeriale citato nelle  premesse, deve essere indicata la zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato.
2. Il riferimento di cui al comma 1 puo’ essere realizzato indicando:
a) la zona effettiva di coltivazione del pomodoro fresco coincidente con la Regione oppure;
b) lo Stato ove il pomodoro fresco e’ stato coltivato.

Sembra pertanto impossibile avere, quantomeno legalmente, una scatoletta di “Passata di Pomodoro Made In Italy” basata su un prodotto coltivato all’estero.
Come, ripetiamo, correttamente, riporta la stampa nazionale c’è sempre bisogno di vigilanza perché la normativa sia rispettata e non confluisca in parte delle passate per il mercato interno la materia prima importata per le preparazioni secondarie e destinate all’esportazione.
Ma questo non significa che esista un allarme diffuso ed incontrollabile. Anzi, anche volendo ammettere che una sola ditta cinese sia in grado, come riportato dal citato NextQuotidiano, di produrre l’intera quantità di pomodoro importato in Italia, tale qualità sarebbe meno di una goccia nel mare di pomodori che processiamo.
Cosa sono infatti 120.000 tonnellate per anno su una media di 5 milioni di tonnellate?
Abbastanza per farsi venire il sospetto, citato dal Sole 24 Ore che:

una quota rilevante di pomodoro concentrato proveniente dalla Cina regime “temporaneo”, poi in realtà finisca sul mercato italiano e comunitario come pomodoro made in Italy

Ovvero che sia astrattamente possibile che una impresa molto determinata possa cadere in tentazione e rimettere sul mercato una minima quantità di prodotto non corrispondente alle etichette.
Ma ove scoperta sarebbe gravemente sanzionata, e la stessa limitata quantità di prodotto importato rispetto alla produzione locale renderebbe tale azione quantomeno inefficace.
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