Coronavirus, il Forlanini consegnato alle Ong e le fake news
Le Fake News di questi tempi sono striscianti e trasversali. A volte colpiscono anche chi è in buona fede, dato che le vie per l’inferno sono lastricate delle migliori intenzioni.
Avrete letto anche voi la teoria per cui il Forlanini sarebbe stato consegnato alle ONG.
Teoria che ha costretto gli interessati ad intervenire con asprezza
Partiamo da un punto iniziale: se leggo un testo che parla di ONG, mi aspetto di parli di ONG.
Se riscontro come pistola fumante un progetto del 2019 (quando SARS-CoV-2 era ancora una fantasia da romanzo) nel quale si parla di Nazioni Unite, Fondo per lo Sviluppo Agricolo e World Food Program, allora non posso più parlare di ONG, bensì di riqualificazione urbana con sedi di Organizzazioni Internazionali.
Ma non solo: è corretto asserire che il Forlanini è vicino allo Spallanzani: un tempo del resto erano parte di un unico polo ospedaliero.
Ma mentre lo Spallanzani ha avuto il buon destino di diventare un centro di eccellenza, il Forlanini ha subito un lento declino che ha portato alla sua dismissione nel 2015.
È corretto asserire che emergenze come queste ci insegnano che non bisognerebbe permettere a strutture della Sanità pubblica di decadere e declinare, pascendosi della presenza della sanità privata di quello che abbiamo: l’emergenza arriva e ti prende alle spalle.
Già nel 2018 la giunta Raggi pensava a tentativi di riqualificazione della struttura a scopo civile: obiettivo meritorio, ma ormai lontano.
La situazione oggi
Abbiamo quindi una struttura ormai decaduta e inutilizzabile: non più usata dal 2015 in quanto riconosciuta come ormai troppo degradata, richiederne l’uso come “struttura COVID19” richiederebbe sostanzialmente la sua completa ricostruzione e fornitura di nuovi dispositivi medici.
Un obiettivo che sarebbe più un obiettivo bandiera che reale, come la
rete di 1.000 posti letto dedicati al COVID-19 tra i 550 dei quattro COVID HOSPITAL 1-Spallanzani 257, COVID-2 Columbus 133 posti. In attivazione un COVID-3 HOSPITAL con 80 posti e COVID-4 HOSPITAL PTV con altri 80 posti, cui si aggiungono la rete delle malattie infettive e della pneumologia (400 posti)
eretta per far fronte all’iniziativa.
Sostanzialmente, una delibera del 2019, seguita a una serie di tentativi di riqualificare una struttura ormai diventata fatiscente non dimostrano un piano nefasto per “regalare alle ONG” un struttura ospedaliera, bensì dimostrano che il modello “Wuhan” di strutture flessibili, a costo di usare container e prefabbricati (ma sicuri) ed il potenziamento dell’esistente consentono una crescita di posti letto superiore al tentativo inefficace di ricostruire da zero strutture ormai fatiscenti.
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