DISINFORMAZIONE Il cioccolato finirà nel 2020 – bufale.net

di Shadow Ranger |

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Negli ultimi giorni stiamo stati presi di assalto da numerose richieste relative alla notizia che sta girando sui sociali secondo cui, entro il 2020, il Cioccolato al mondo finirà, costringendoci quindi a fare a meno del prezioso almento.
La notizia è un caso di disinformazione.
Partiamo da una semplice considerazione: ogni bene al mondo viene regolato secondo le più basilari leggi della domanda e dell’offerta. Banalizzando un computo molto complesso, quando l’offerta è superiore alla domanda ci sono prezzi più abbordabili, quando la domanda è superiore all’offerta i prezzi salgono.
Questo perché per ottenere un bene “raro” il consumatore è disposto a spendere molto di più, ma per un bene comune, che troverà ovunque, il consumatore ha la possibilità di “guardarsi intorno”, e sicuramente lo farà.
Sostanzialmente questo è il motivo per cui, sia pur essendo costituiti entrambi di carbonio, l’individuo medio sarà molto disponibile a spendere cifre dai due ai tre zeri per un piccolo diamante, ma mai a superare la doppia cifra per un chilo di carbonella da barbecue: un sacco di carbone lo trovi praticamente ovunque, un diamante no.
Ciò posto, è vero che negli ultimi anni è stato registrato un netto incremento nella domanda di cacao rispetto all’offerta 

The Switzerland-based Barry Callebaut Group has joined a host of industry experts in expressing concerns about “a potential cocoa shortage by 2020”, which has contributed to cocoa prices rising a staggering 25 per cent in the past year.
Il Gruppo Svizzero Barry Callebaut si è unito ad un gruppo di esperti dell’industria del cacao nell’esprimere dubbi relativi ad una “potenziale carenza di cacao nel 2020”, che ha contribuito ad aumentare i prezzi del cacao del 25%
Barry Callebaut revealed that it sold more than 1.7 million tonnes of chocolate in 2013/14 – a year-on-year increase of more than 11.8 per cent – and said in its annual report that it “expects to continue to outperform the global chocolate market”.
Barry Callebaut ha rivelato di aver venduto più di un milione e settecentomila tonnellate di cioccolata nel 2013/2014, un incremento annuale di oltre l’11,8%, e dichiara di “continuare a superare il resto del mercato del cioccolato”
But it also reiterated fears raised by Mars Inc of a global shortage of cocoa and the impact that could have on the individual consumer.
Ma ha anche reiterato le paure di Mars Inc. sul una carenza globale di cacao e sugli effetti che possa avere nel consumatore.
Fiona Dawson, the then-UK president of Mars chocolate, warned in 2012 that the global cocoa sector “may suffer a 1 million tonne shortage by 2020 because of the increasing economic and environmental pressures on cocoa farms”, adding: “It’s just not sustainable.”
Fiona Dawson, la presidentessa pro-tempore di Mars UK, aveva dichiarato nel 2012 che il settore del cacao “avrebbe potuto soffrire la carenza di un milione di tonnellate nel 2020 a causa delle pressioni economiche ed ambientali sulle fabbriche di cacao”, dichiarando “Non è sostenibile”.
Last year, Kennedy’s Confection magazine editor Angus Kennedy said the future of chocolate could be threatened altogether by that date – and added that the “chocolate bar of the future” would be made with so little cocoa it will be “nothing like the chocolate we know and love”.
L’anno scorso, l’editore della rivista “Kennedy’s Confection” Angus Kennedy ha dichiarato che il futuro del cioccolato potrebbe essere minacciato per quella data, aggiungendo che “la barretta del futuro” potrebbe essere fatta con così poco cacao da essere “Del tutto diversa dal cioccolato che conosciamo e che amiamo”.

Il vero problema è duplice: da un lato abbiamo un consumo di cioccolato in netto aumento ed in crescita, con un maggior numero di persone in grado di acquistare quantità anche considerevoli di cioccolata.
Dall’altro lato abbiamo ragioni contingenti e strutturali per cui l’offerta di cacao sta diminuendo.
Infatti, secondo LadyBlitz:

Da non sottovalutare anche il fatto che Ghana e Costa d’Avorio, paesi in cui si produce il 70% del cacao mondiale, in questi ultimi tempi hanno dovuto fare i conti con carestie e siccità, oltre che con invasioni di parassiti che hanno rovinato gran parte dei raccolti.
Non solo: molti agricoltori hanno abbandonato il cacao decidendo di passare a colture più sicure, come il mais. Così, il prezzo del cacao è anche aumentato del 60% in due anni. Per fare qualche numero, basti pensare che Callebaut ha comunicato che tra il 2013 e il 2014, ilprezzo del cacao è aumentato da 1600 a oltre 2000 sterline a tonnellata.

ed inoltre, riporta Yahoo Finance

La maggior parte delle piantagioni di cacao, infatti, sono situate lungo la costa occidentale dell’Africa, in paesi talmente poveri che molti agricoltori vivono con meno di 2 dollari al giorno.

La Mondelez International, una multinazionale alimentare e dolciaria, ha dichiarato che si sarebbe impegnata a investire più di 400 milioni di dollari per contribuire ad alleviare questa crisi. Nel corso dei prossimi dieci anni investirà questi milioni in Ghana, Costa d’Avorio, Indonesia, India e Repubblica Dominicana per contribuire a migliorare la produttività e la vita dei coltivatori di cacao.
Chris McGrath, capo del programma Cocoa Life alla Mondelez, ha detto al Times: “Ci siamo resi conto che ci sarebbe stata una carenza di fornitura a lungo termine. Gli agricoltori stanno invecchiando e non c’è una nuova generazione che li seguirà. Dobbiamo essere noi i primi a contribuire a trasformare la catena”.

Tendiamo troppo spesso a dimenticare che il cacao è un prodotto esotico, che viene da terre lontane e sovente da noi ignorate.
Terre che, quest’anno, sono state piagate da carestie, siccità e parassiti, e dove, con la vita che diventa sempre più competitiva, gli agricoltori, l’unità base della coltivazione di cacao, non sono più motivati a lasciare che i loro figli prendano il loro posto in una vota di stenti e precarietà, venendo spinti a dismettere le coltivazioni di cacao per sostituirle con alimenti forse meno gradevoli al palato, ma più sicuri e redditizi, oppure a sognare per la generazione successiva una qualsiasi diversa carriera lavorativa che li porti a guadagnare più degli insufficienti due dollari al giorno.
Ciò ha reso necessarie alcune misure: ci ricorda Bloomberg che sono allo studio nuovi incroci e qualità vegetali in grado di resistere maggiormente agli effetti di parassiti e carestie, nonostante resti aperto il problema che, per quanto sia apparentemente “semplice” ottenere piante più resistenti coi metodi in nostro possesso, il sapore è una variabile spesso elusiva: non sempre una pianta più robusta restituisce un sapore più gradevole.
Un’altra soluzione possibile, ricorda Yahoo Finance, passa per

 aiutare le comunità agricole di cacao nei paesi in via di sviluppo, altrimenti la crisi continuerà fino a diventare insostenibile.

ad esempio

L’Organizzazione Internazionale del Cacao ha inoltre dichiarato che sono in atto piani di sostegno per aiutare la coltivazione anche in Indonesia. Con gli investimenti nelle industrie di trasformazione del cacao che crescono a un ritmo molto veloce in questo Paese, il governo sta valutando l’annullamento tassa sulle importazioni di semi di cacao dato che i livelli di produzione sono crollati per via delle strette policy relative alla macinazione.

Possiamo dunque affermare che il cacao non sparirà dalla faccia della terra: ma diviene ora più che mai necessario sia migliorare la ricerca in campo agricolo per cercare specie più robuste e meno inclini alla malattia che favorire una autentica dimensione equosolidale della produzione del cacao.
Ciò che l’imperativo etico non è mai riuscito a fare probabilmente potrà essere raggiunto dallo “spauracchio” economico: perché la cioccolata costi meno, diventa necessario aiutare le popolazioni agricole di Ghana, Costa d’Avorio, Indonesia, India e Sud America.
Altrimenti… il cioccolato certo non sparirà: ma il suo costo potrebbe aumentare.

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