BUFALA Chiama la Polizia se vedi qualcuno con un punto nero sul palmo della mano – Bufale.net

di David Tyto Puente |

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BUFALA Chiama la Polizia se vedi qualcuno con un punto nero sul palmo della mano – Bufale.net Bufale.net

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In tanti ci avete chiesto di verificare la storia del “puntino nero al centro del palmo della mano” come richiesta di aiuto da parte delle donne vittime di abusi:

Se vedi una donna con un puntino di colore nero al centro del palmo della mano, chiamate subito la polizia! Questa è una campagna iniziata su Facebook proprio per aiutare tutte le persone che sono vittime di abusi… Aiutate il prossimo!

Si tratta della nota “Black Dot Campaign”, o la “campagna del punto nero”, lanciata l’8 settembre 2015 da una pagina Facebook che si chiamava appunto “Black Dot Campaign” (attualmente cancellata dagli stessi autori). Ecco l’immagine che circolava all’epoca:
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La stessa dicitura è stata tradotta e riportata da alcuni siti italiani:

Il punto nero sulla mano permette ai professionisti di sapere che sei vulnerabile e sei sopravvissuto, e che avete bisogno di aiuto ma non lo si può chiedere perché il vostro abusatore sta guardando ogni vostra mossa. In sole 24 ore, la campagna ha raggiunto più di 6000 persone in tutto il mondo, e ha già aiutato 6 donne.

Già il 14 settembre 2015 la stessa pagina Facebook spiegò il tutto (il link al post è questo, ma ricordiamo che la pagina è attualmente cancellata, ma per fortuna c’ha pensato Snopes e l’Huffingtonpost.com che aggiornò il suo articolo):

The original ethos for this campaign was to enable a victim to put a dot on their hand around someone they trusted to enable a conversation to start, so they could open that door and hopefully start a process of seeking professional help.
This is an idea, thinking outside of the box, trying to open up the worlds eyes and ears to what is going on in terms of abuse. The idea came from a former domestic violence victim.
Professional bodies have not been advised or trained in the Black Dot, what it symbolises and what it means
When people contact us we open the gates of communication and put them in touch with people who can really help
Putting such a campaign on Facebook was about raising awareness on a social media platform
This isn’t the solution that will help everyone, if anything it should help people realise what abuse is, how it affects people and how to access help.
and most importantly SAFETY MUST ALWAYS COME FIRST. If you see a black dot or are approached by someone for help, if safe to do so take them to safety and get them in contact with the relevant agency. Intervention and support should only be done by professionals

In verità questa campagna, un’idea nata da una ex vittima, era nata soltanto per sensibilizzare gli utenti e aprire una discussione generale sul tema delle violenze domestiche. La stessa pagina riteneva che la soluzione proposta avrebbe aiutato tutti, piuttosto doveva aiutare le persone a rendersi conto di ciò che è un abuso.
Una bufala “a fin di bene” come quella dell’URSA che aveva lanciato una campagna virale e provocatoria per portare l’attenzione sul problema del riscaldamento globale (ne parlammo in un precedente articolo), ma con dei possibili sviluppi negativi.
Di fatto questo tipo di segnalazione è inutile e pericoloso perché questo “messaggio segreto per chiamare aiuto” non è poi così tanto segreto (anche grazie ai social) e l’aggressore può esserne tranquillamente a conoscenza. A spiegare questa problematica fu Dina Polkinghorne, direttrice del progetto Projectsanctuary.org:

“The Black Dot campaign is a very well-meaning idea, but a bad idea nonetheless. I believe that the woman who started the campaign is a survivor herself. The campaign is spurring conversations but there are better ways to go,” she explains. Project Sanctuary explained that victims could be putting themselves at risk by drawing something on themselves that their abuser could see. “Another issue with the campaign is that not everyone you flash the black dot to is connected to social media,” she continues.

Come afferma la stessa Dina Polkinghorne, ci sono diversi tipi di evidenze che potrebbero pensare che una vostra amica o conoscente sia vittima di abusi come scuse insufficienti su contusioni e lesioni, assenze da lavoro o scuola o incontri sociali, maglioni a collo alto o altri abiti inadeguati alla stagione in corso o l’uso degli occhiali da sole in luoghi chiusi e senza necessità:

Other warning signs include receiving frequent, harassing phone calls from a partner, insufficient excuses for bruises and injuries, or missing school, work or social occasions. “If she’s wearing turtlenecks or other inappropriate clothing in the summer or if she wears sunglasses indoors, she could be covering up bruises or other injuries.”

La campagna ebbe seguito con qualche gruppo e pagina Facebook (basta cercare “Black Dot Campaign” e ne troverete qualcuna) e purtroppo con la diffusione della campagna in Italia qualcuno potrebbe prenderla sul serio, in particolare le vittime stesse. Se notate che una vostra amica o conoscente, grazie alla diffusione di questa storiella, si è disegnata un punto nel palmo della mano… state attenti che non sia una semplice macchia o un neo che non avete mai notato prima, ma nel caso cercate altri indizi ed eventualmente consultate le forze dell’ordine fornendo elementi dettagliati.

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