ANALISI IN CORSO Protesta immigrati al Cara Sant’Anna per un ritardo consegna delle sigarette

di Nicola Ventura |

bufala sindaco di lonigo
ANALISI IN CORSO Protesta immigrati al Cara Sant’Anna per un ritardo consegna delle sigarette Bufale.net

precisazion2iNuova segnalazione sul tema migranti.
Protesta migranti Cara Isola di Capo Rizzuto

 

Stavolta si tratta di un articolo del QuotidianodelSud.it, giornale che copre prevalentemente Campania, Calabria e Basilicata.

Non un blog a carattere amatoriale, dunque, ma una realtà editoriale con un capitale sociale (lo apprendiamo dal sito) di 770 mila euro e una pagina Facebook con oltre 35 mila iscritti per la versione calabrese.

Il sito vieta espressamente la riproduzione, anche parziale, dei pezzi e quindi ci limitiamo a postare il link dell’articolo di cui abbiamo già fornito anteprima e titolo.

A beneficio dei più pigri, possiamo comunque fare un breve riassunto: nel maggio scorso, presso il Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Isola Capo Rizzuto (Crotone) ci sarebbe stata una protesta di migranti, in prevalenza eritrei, causata da un ritardo nella consegna di sigarette e ricariche telefoniche da parte dei gestori del centro. Sì, avete capito bene: la protesta sarebbe scoppiata a causa di un ritardo nella consegna di sigarette e schede telefoniche ai migranti.

Abbiamo chiesto delucidazioni, tramite mail, alla Confraternita di Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, l’ente legato ai padri rosminiani che gestisce il Cara del crotonese, chiamato in causa nell’articolo del Quotidiano del Sud, ma finora non abbiamo ottenuto alcuna risposta.

Abbiamo, inoltre, contattato tramite mail diverse testate on line calabresi, che si sono occupate dell’episodio, come NuovaCosenza.comIlDispaccio.comCorrieredellaCalabria.it, ma nessuna ha risposto al nostro invito. Siamo attualmente in attesa di ricevere riscontri da Giacinto Carvelli , giornalista del Quotidiano del Sud autore del pezzo che ci è stato segnalato: abbiamo contattato Carvelli su Facebook e si spera che almeno la compulsiva frequentazione del social network possa venirci in soccorso in un Paese nel quale lo sport più amato sembra essere quello di ignorare sistematicamente la propria casella di posta elettronica.

Perché abbiamo deciso di fare, per quanto possibile, tenendo conto della limitata disponibilità degli “interlocutori”, un giro di domande su ciò che è successo al Cara di Isola Capo Rizzuto? Semplicemente perché gli stessi siti web calabresi non sembrano essere d’accordo sulle motivazioni della rivolta dei migranti.

Il pezzo di Giacinto Carvelli, su Quotidiano del Sud, cita come fonte la Confraternita di Misericordia, ovvero l’ente che gestisce il Cara di Capo Rizzuto, e motiva la protesta come una conseguenza della mancata e puntuale consegna di sigarette e ricariche telefoniche ai migranti; altre testate on line, come appunto NuovaCosenza.com, IlDispaccio.com e CorrieredellaCalabria.it danno versioni più sfumate, sostenendo che  la protesta “è scaturita dalla richiesta” dei migranti “di lasciare l’Italia ed essere trasferiti in altri paesi europei”, mentre  “secondario appare il pretesto della mancata distribuzione delle sigarette nel giorno precedente alla protesta”.

Conviene riportare lo “stamp” delle pagine web in questione:

NuovaCosenza.com protesta migranti Cara Isola Capo Rizzuto

 

Il Dispaccio, protesta migranti Isola Capo Rizzuto

 

Corriere della Calabria, protesta migranti Cara di Isola Capo Rizzuto

 

Sullo spinoso tema dei “Centri di accoglienza richiedenti asilo” vale la pena segnalare due puntuali inchieste dei giornalisti Raffaella Cosentino  e Gianfranco Turano.

In particolare, conviene citare qualche riga dell’inchiesta di Raffaella Cosentino per quanto attiene la permanenza dei migranti nel Cara di Isola Capo Rizzuto  e la questione “sigarette e diaria”:

Secondo l’ente gestore la permanenza media è di sei mesi ma incontriamo degli ospiti nigeriani che sono lì da 5 mesi (è scritto sul loro badge) e ancora non hanno formalizzato la richiesta d’asilo, quindi non hanno neanche iniziato l’iter.

“Ci danno ogni venerdì due schede telefoniche da 5 euro e un pacchetto di sigarette da 10 (2,50 euro)” raccontano gli ospiti mostrando i beni. Il totale fa 12 euro e 50 centesimi e mancherebbero all’appello altri cinque euro a persona a settimana.

Ma secondo le Misericordie, gli ospiti tutti i giorni prendono il pocket money accedendo al magazzino con il loro badge. Inoltre firmano un modulo all’ingresso in cui accettano di non ricevere la somma per intero ma di accantonarne circa 300 euro (equivalente a oltre quattro mesi di diaria) per pagare eventuali ricorsi in tribunale, marche da bollo, tasse per il permesso di soggiorno e il biglietto del treno all’uscita dal centro. “Per la seconda volta incontriamo migranti che hanno paura di parlare perché associano l’eventualità che vengano fuori cose negative sul Cara con il fatto di avere il diniego ai documenti di soggiorno – spiegaYasmine Accardo di LasciateCIEntrare – Ci hanno comunque detto che per pagare il ricorso racimolano i soldi chiedendo l’elemosina o facendo qualche lavoretto in nero”

Insomma leggendo l’inchiesta verrebbe da pensare che i motivi della protesta siano molto più gravi della mancata fornitura delle sigarette: i “report” che giungono dalla struttura parlano di situazioni ai limiti della detenzione, tempi di attesa per i richiedenti asilo pressoché infiniti e giri d’affari milionari.

Basta digitare su Google “Cara di Isola Capo Rizzuto” per avere una lista pressoché infinita di link sullo stato dei luoghi, sospetti di infiltrazioni mafiose, denunce provenienti da politica e associazionismo. Le inchieste giornalistiche fanno emergere un quadro inquietante.

La situazione del Cara crotonese sembra essere molto più complessa rispetto a una banale questione di sigarette e quindi, noi di Bufale.net, ci sentiamo di accreditare la versione secondo la quale le recenti proteste dei migranti sarebbero state motivate da una volontà degli stessi di essere trasferiti altrove e naturalmente dai ritardi nel riconoscimento dello status di rifugiati più che da “crisi di astinenza” dovute al tabagismo.

 

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