Alpino a processo per essersi opposto ad alpino marocchino: “È razzismo”

di Bufale.net Team |

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Alpino a processo per essersi opposto ad alpino marocchino: “È razzismo” Bufale.net

Per i portali di controinformazione la notizia, quando la hai calda fa comodo. Quando non la hai, la prendi dall’informazione ufficiale, la torci e la distorci come vuoi e la spari.

E poco importa se l’intero spiel su cui si poggia la controinformazione è lo stentoreo grido

noncielodikenooooooooooo!!

Ce lo dicono eccome, invece. Ma siccome non lo dicono come vorrebbe l’indinniato medio, basta comportarsi come l’Homer Simpson della nota serie TV a cartoni animati. Quello che, chiamato a scrivere una recensione culinaria per un noto giornale, in quanto buona forchetta riconosciuta, decide ad un certo punto di inserire nella recensione “cibomangereccia” elementi spuri come “vaghe minacce alle Nazioni Unite” e “Va**a Flanders!!”. Ritenendo insomma di poter ottenere maggior successo arringando le folle e lanciando invettive al vicino di casa.

VoxNews ci ha abituati al solito, triste copione: prendono una notizia che inseriscono malamente nel bottone “Fact Checking” (che dovrebbero, seriamente, togliere in quanto offesa a tutta la categoria) e la “arricchiscono” con considerazioni.

Ora facciamo un quiz: prendete l’articolo di VoxNews, linkato qui, e quello del Corriere della Sera che adducono essere fonte. Fonte, naturalmente, neppure linkata direttamente, ma come risultato di una ricerca su Google.

Datosi che, ovviamente, per VoxNews Fact Checking non significa ricercare le fonti migliori e selezionarle, ma cercare su Google conferme a quello che hai appena detto con una certa, ricercata, approssimazione.

Secondo il Corriere della Sera apprendiamo la storia di Karim

Se ti chiami Karim, hai un padre marocchino e sogni una carriera militare, c’è il rischio che qualcosa vada storto. Anche se alle spalle hai la disciplina scolastica della Nunziatella, hai passato indenne l’accademia di Modena ma soprattutto sei un ufficiale con il cuore battente bandiera italiana. Lo sa bene il maggiore degli alpini Karim Akalay Bensellam, trentaseienne di origini marocchine che oggi si troverà davanti ai giudici del Tribunale militare di Verona dove è in corso un processo per razzismo nei suoi confronti. Sul banco degli imputati un sergente in servizio a Belluno, accusato di avere a lungo diffamato Bensellam «alla presenza di numerosi militari», scrive il giudice Antonio Bonafiglia nel rinviarlo a giudizio. Le frasi contestate girano un po’ tutte intorno allo stesso concetto: «Sto marocchino di m…». Con sfumature varie: «Non è degno di stare nell’esercito italiano», «ha rubato un posto in Accademia a un italiano», «pezzo di m… sto meschino», e avanti così, per circa tre anni.

I testimoni

Fra i due, naturalmente, non correva buon sangue. C’erano state delle zuffe e pure Bensellam era finito sotto processo con l’accusa di aver aggredito il sergente, vicenda chiusa con un proscioglimento per «particolare tenuità del fatto». Ed è stato proprio da quella sentenza che è scaturita l’indagine per razzismo. «Perché è lì che il mio cliente ha scoperto tutto, il sergente gli parlava alle spalle e pubblicamente», spiega l’avvocato Massimiliano Strampelli, suo difensore. «Io non posso dire nulla, c’è un processo in corso», taglia corto invece il maggiore. Per lui parlano comunque le carte processuali. «Io ho sempre cercato di non coinvolgere il reparto in una vicenda che avrebbe infangato l’onore del Reggimento e del comando — scrive nella denuncia presentata alla Procura militare di Verona —. Ma tutte queste remore sono venute meno quando ho appreso del comportamento razzista e oltraggioso». Fra le testimonianze, quella di un’alpina, Elena Andreola: «Durante l’alzabandiera era consuetudine sentire il sergente dire “sto marocchino di m…”». La sua ex collega, Sara Barcaro, ha ricordato che succedeva «quasi ogni giorno, il sergente non si curava del fatto che molti ascoltavano». Mentre un altra penna nera, Pasquale Genito, ha precisato «che usava un tono di voce tale da non essere sentito dal capitano che passava ignaro». Da parte sua, il sergente nega tutto. «Il mio cliente si dichiara estraneo ai fatti, oggi parleranno i nostri testimoni», avverte il suo avvocato, Antonio Vele.

Che per VoxNews diventa miracolosamente

Un alpino marocchino, e niente, fa già ridere così. Ma se ti opponi ad una cosa del genere, nell’Italia dove tutti i valori sono ribaltati, finisci a processo. Per ‘razzismo’.

Karim Akalay Bensellam, trentaseienne marocchino con madre ‘italiana’, maggiore degli alpini (!) ha portato davanti ai giudici del Tribunale militare di Verona un sergente in servizio a Belluno, accusato di avere a “diffamato Bensellam alla presenza di numerosi militari”, scrive il giudice Antonio Bonafiglia nel rinviarlo a giudizio. Bonafiglia.

Le frasi contestate sarebbero: «Sto marocchino di m…non è degno di stare nell’esercito italiano», «ha rubato un posto in Accademia a un italiano», «pezzo di m… sto meschino».

Eppure l’alpino marocchino Bensellam era finito sotto processo con l’accusa di aver aggredito il sergente. Ma per loro c’è un occhio di riguardo. E quindi era stato assolto per «particolare tenuità del fatto». Se sei marocchino puoi aggredire un italiano, si sa. Ma se sei italiano, non puoi dire che un marocchino non può essere alpino: è ‘razzismo’.

Ed è stato proprio da quella sentenza che è scaturita l’indagine per razzismo. «Perché è lì che il mio cliente ha scoperto tutto, il sergente gli parlava alle spalle e pubblicamente», spiega l’avvocato Massimiliano Strampelli, suo difensore.

«Io non posso dire nulla, c’è un processo in corso», taglia corto invece il maggiore. Per lui parlano comunque le carte processuali.

Da parte sua, il sergente nega tutto. «Il mio cliente si dichiara estraneo ai fatti, oggi parleranno i nostri testimoni», avverte il suo avvocato, Antonio Vele.

Bensellam ha anche un fratello, Nizar, maresciallo dei carabinieri al comando di una stazione in provincia di Arezzo.

Si stanno infiltrando. E se non sei d’accordo, sei razzista. E ti processano. E questo al di là delle offese, che non andrebbero fatte a nessuno.

E se pensate che sia una questione folcloristica, aspettate che siano qualche migliaio. Tutti armati. E addestrati:

Poliziotto islamico sgozza 4 colleghi: doveva monitorare terroristi – FOTO

Come sempre: noi parliamo del fenomeno in generale, non dell’individuo. L’individuo può essere una bravissima persona, il fenomeno generale è drammatico e dannatamente pericoloso.

Abbiamo evidenziato personalmente i punti dove l’articolo (sic!) di VoxNews diventa l’equivalente della recensione cibomangerecca di Homer Simpson.

Nel fantastico mondo dell'”Informazione Sovrana” ecco che se sei un Italiano di padre straneiro non sei più Italiano.

Il Corriere della Sera nella coda non citata parla di una patente di italianità che certuni ritengono necessario richiedere: patente che secondo i sovranisti da tastiera passa dal sangue paterno. La cultura non conta, la linea materna non conta, non conta dove hai visssuto, non conta dove hai studiato.

Persino i tuoi successi, il titolo di maggiore faticosamente conquistato, vengono annotati con un brutale (!). Una variante di “sic!”, il segno tipografico che si usa per gli errori.

E non importa se tu sia stato prosciolto da tutte le accuse da un tribunale. Se sei un “marocchino”, hai sempre torto nel fantastico mondo sovrano, perché, Manzonianamente, chi è “italiano per razza e sangue” potrà sempre esclamare fiero “coi pari vostri [la dritta] è sempre mia”.

E sempre nel fantastico mondo sovrano, ecco che l’accusa di tre anni di continua pubblica diffamazione, una gogna che non si è mai fermata dinanzi a nessuno, diventano una semplice “Opposizione”.

Opposizione peraltro inventata da VoxNews e fondata su una falsità evidente: Karim Akalay Bensellam, è trentaseienne di origini marocchine. Ufficiale italiano di gran pregio laureato alla Nunziatella, non “un alpino marocchino”.

E il finale?

Nonostante VoxNews dichiari a gran voce di “volersi riferire al fenomeno generale e non all’infividuo”, ecco che il Maggiore Karim e suo fratello, benemerito e inclito componente dell’Arma dei Carabinieri, vengono pruriginosamente accostati ad un caso francese con l’accusa più grave ed infamante

Si stanno infiltrando. E se non sei d’accordo, sei razzista. E ti processano. E questo al di là delle offese, che non andrebbero fatte a nessuno.

E se pensate che sia una questione folcloristica, aspettate che siano qualche migliaio. Tutti armati. E addestrati

E se l’obiettivo era indinniare, l’obiettivo è stato raggiunto.

Tra i commenti altrettanto censurabili e deprecabili ad una “notizia” alterata i modo censurabile ecco che appaiono invettive contro le donne, discriminate dal sovranista da tastiera al pari dello straniero

Io ho fatto il servizio militare a Bolzano, più vicino alle Dolomiti che alla savana, quindi mi limito a disconoscere gli Alpini e a prenderne le distanze, soprattutto dopo avere visto a Torino nel 2017 un “Alpino” mulatto e un “Alpino” donna.
Non so più in quale Corpo ero, ma se quelli sono gli Alpini, allora non lo sono mai stato io.
A ognuno il suo…

Improbabili accuse di meticciato rivolte alla madre dell’ufficiale

Mi sono ulteriormente documentato – la mamma di Karim è italiana – niente berbero quindi. Nonno Mario pare un camerata. Pare. Peccato la figlia di dubbi gusti genetici.

E i soliti inviti alla rivolta ed alla ribellione che sarebbero spaventosi se non sapessimo benissimo che tanto non si concreteranno mai, nell’opulento stile chiamato “Armiamoci e partite”

La rana continua a bollire. Ci serve un evento, una “singolarità” come mi piace chiamarli, che ci svegli e che ci unisca come popolo. Chi controlla l’informazione non solo non ha intenzione di crearne ma li osteggia.
Forse vedrò la “fine dei nostri giorni”, ma non me ne andrò senza protestare.

Non sarebbe forse il caso di cominciare la battaglia all’Odio in Rete anche partendo da perversioni del linguaggio e della narrazione?

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