ALLARMISMO Internet a rischio collasso entro 8 anni – Bufale.net

di David Tyto Puente |

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ALLARMISMO Internet a rischio collasso entro 8 anni – Bufale.net Bufale.net

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Circola la notizia secondo cui Internet sarebbe a rischio collasso entro 8 anni. L’articolo che ci è stato segnalato è quello pubblicato il 4 maggio 2015 dal sito Quotidiano.net:

Londra, 4 maggio 2015  – Il Regno Unito potrebbe essere costretto in futuro a razionare la fornitura di Internet, in quanto il web consuma sempre più elettricità e, di qui a 20 anni, potrebbe arrivare quasi a monopolizzare l’energia prodotta nel Paese.
Molti degli esperti che si riuniranno a fine mese a Londra a una conferenza su questo tema che si terrà alla Royal Society hanno lanciato un primo allarme: la richiesta di sempre più contenuti multimediali, unita al boom degli apparecchi portatili come smartphone, tablet e ora persino orologi multitecnologici, già al momento porta al consumo, in certi giorni, di elettricità pari a circa il 10% di quella prodotta in Gran Bretagna.
Uno sforzo incredibile per le società energetiche del Paese, in un trend che potrebbe appunto diventare insostenibile di qui al 2035. A lanciare la proposta del razionamento di Internet è stato in particolare Andrew Ellis, docente di comunicazioni ottiche della Aston University di Birmingham.
Non solo ma Ellis sostiene, basandosi sui test condotti nei laboratori della sua università, che Internet potrebbe collassare da qui a 15 anni sotto il peso dei dati e in modo particolare dei video. I test prevedono i primi problemi di banda già dal 2022, per arrivare al 2030 con una situazione che diventerà ingestibile.

Quotidiano.net parla di 15 anni, mentre Il Messaggero parla di 8 anni, in un articolo di oggi 5 maggio 2015 dal titolo “Internet a rischio collasso entro 8 anni: «Troppi video»“:

Entro otto anni Internet potrebbe raggiungere il collasso: è l’allarme lanciato da ingegneri, fisici e imprese di telecomunicazione riuniti ad un meeting presso la Royal Society di Londra. La rete potrebbe superare la sua capacità e non riuscire a tenere il passo con la nostra richiesta di dati sempre più veloci.

A quanto pare Il Messaggero avrebbe appreso la notizia dal Dailymail.co.uk, pubblicata il 2 maggio 2015. In entrambi gli articoli viene citato quanto segue:

Gli esperti avvertono però che la scienza sta per raggiungere il suo limite, e che le fibre ottiche non possono contenere più dati.

Siamo sicuri che la scienza sta per raggiungere il suo limite?
Innanzitutto, nello stesso articolo pubblicato dal Daylimail, lo stesso Andrew Ellis, docente di comunicazioni ottiche della Aston University di Birmingham, non conferma affatto la teoria del collasso:

The internet is not about to collapse,’ he said. ‘It has a lot of bandwidth left in it.’

Il problema trattato dal Dailymail e dal diretto interessato Andrew Ellis riguarda l’energia elettrica.
L’evento in programma alla Royal Society sarà seguito da quello previsto a New York il prossimo 18 giugno 2015, dove il consorzio GreenTouch dimostrerà il risultato dei propri studi secondo i quali il consumo energetico per supportare le infrastrutture di Internet e l’accesso alla rete degli utenti potrebbe essere ridotto di ben 1000 volte rispetto al 2010. A dire ciò è Antonio Capone, professore ordinario di Telecomunicazioni al Politecnico di Milano, unica università e uno partner italiano del consorzio GreenTouch:

Il consorzio è stato costituito proprio con questo obiettivo sia riguardo al fabbisogno di energia per alimentare la rete infrastrutturale che per quella degli utenti. L’obiettivo del consorzio è stato pienamente centrato e lo dimostreremo a New York nell’evento finale del 18 giugno.

In un era dove internet è più che mai indispensabile per l’economia mondiale, difficilmente colossi della tecnologia (Microsoft, Apple, Google, Amazon, Samsung, giusto per citarne qualcuno) permetteranno un presunto collasso.
L’unica cosa che potremmo senz’altro fare, indifferentemente da un presunto collasso e di fronte a inutili allarmismi, è imparare a non sprecare energia elettrica nelle nostre case.

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