ALLARMISMO BUFALA Le 42 No-Go Zone dove gli Italiani non possono entrare – bufale.net

di Redazione-Team |

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ALLARMISMO BUFALA Le 42 No-Go Zone dove gli Italiani non possono entrare – bufale.net Bufale.net

Quando non puoi far traffico con la qualità, recita un antico adagio, puoi sempre farlo con la quantità.

Un VoxNews inesplicabilmente iperattivo  ha deciso di fare suo questo antico adagio, e, abbandonata ogni pretesa di verosimiglianza, eccitare il suo iperattivo pubblico con no-go zone spy stories e romanzi di guerra degni del fumetto pulp e “war heroes” degli anni ’40 gettando alle ortiche ogni tentativo di aderenza alla realtà anche solo di quello che legge, rimastica e risputa fuori.

Il mondo secondo VoxNews: una landa desolata di guerra, mazzate e no-go Zone

Il mondo secondo VoxNews: una landa desolata di guerra, mazzate e no-go Zone (Trademark by Quality and DC Comics)

Così oggi VoxNews scopre l’esistenza degli “Insediamenti Informali”: come esplicheremo in seguito, un nome elegante per incipriare le baraccopoli dove gli ultimi della società sono spesso costretti a vivere.

Addirittura, decide di titolare Breaking News un rapporto che, nonostante scopra oggi, esiste almeno dal 2016: ma non dice niente dell’apocalittico, indinniato ed indianniente mondo delle no-go zone che descrivono.

Ma trovando il concetto noioso, decide di pepare la realtà fondendola alla bufala delle No-Go Zone Nordiche di cui abbiamo già parlato, con risultati tra il grottesco ed il tragicomico

Li chiamano ‘insediamenti informali’, sono no-go-zone occupate da immigrati: ce ne sono almeno 42 in Italia.

Dentro c’è un esercito ostile di abusivi che va a seconda delle stime dai 6.000 ai 10.000 individui in 24 insediamenti costituiti da edifici, 2 da baraccopoli e 2 da casolari, 3 da tendopoli, 2 fra container e roulotte e 9 campi. Molti di questi ‘insediamenti’ sono gestiti direttamente dalla mafia nigeriana, che come sappiamo sta armando i richiedenti asilo, formandosi un vero e proprio esercito grazie ai migranti traghettati in Italia dalle Ong

Aggiungendo a tale scenario che sarebbe senz’altro allarmistico se non fosse così grottesco da risultare non credibile a chiunque abbia superato l’età per leggere i fumetti una chiosa apocalittica:

Sappiamo dove sono. Sappiamo quanti sono. Queste sono enclave ostili su territorio italiano: si invia l’esercito e si radono al suolo. Gli occupanti si rimandano a casa. Se oppongono resistenza, li si tratta da elementi ostili quali sono. Un esercito nemico nel cuore dell’Italia.

Ci verrebbe da chiedere alla bellicosa redazione di VoxNews quanto tempo gli serve per mobilitarsi e, elmetto in testa, correre a dichiarare guerra ai poveri.

Possiamo solo rispondere loro con le immortali parole del Principe Antonio De Curtis, noto come Totò, Principe della Risata

https://www.youtube.com/watch?v=fa3a50pLmu8

Infatti la bufala delle No-Go Zone non è altro che un rescritto della bufala delle No-Go Area, con aggiunti dei dati, reali, presi da MSF così pervertiti da essere stati trasfigurati in una bufala.

Partiamo da un concetto: le No-Go Zone non esistono.

Stampatevelo bene a fuoco in testa. Esistono gli insediamenti informali (non “No-go zone”, segnatevelo bene), fatto noto a chiunque si occupi di assistenza sul serio e non sognando generali, colonelli ed invasioni (da far fare ad altri, si badi) su Internet, baraccopoli dalle condizioni critiche dove chi non trova posto nel sistema di accoglienza è costretto, dai fatti, a vivere un’esistenza miserabile e precaria

Si stima che siano almeno 10.000 in Italia i rifugiati e richiedenti asilo che vivono in insediamenti informali (stazioni ferroviarie, palazzi occupati, campi spontanei), in condizioni umanitarie critiche, con uno scarso o del tutto assente accesso alle cure mediche e privi di qualsiasi forma di assistenza. La cronica mancanza di posti nel sistema di accoglienza per richiedenti asilo e la mancata previsione di strutture per i migranti in transito, rischiano di incrementare il numero degli insediamenti informali e la popolazione all’interno degli stessi.

Gli insediamenti spontanei a Ventimiglia e quello a Roma in via Cupa, costituiscono soltanto due degli esempi più recenti e più evidenti: in questi casi, a fronte degli sforzi di vari attori della società civile di assistere i migranti riguardo le necessità primarie – cibo, servizi igienici, orientamento socio-sanitario di base – le isitituzioni hanno reagito con sgomberi forzati, espulsioni, trasferimenti di migranti da una parte all’altra dell’Italia. Una volta di più gli sgomberi sembrano essere l’unica risposta possibile agli insediamenti informali di migranti, richiedenti asilo e rifugiati: risposta inutile, perché i migranti continuano a rimanere e a spostarsi sul territorio nazionale, abbandonati a se stessi.

Chiediamo alle istituzioni competenti, nazionali e locali, di mettere in campo tutte le misure necessarie ad assicurare condizioni di vita dignitose e pieno accesso ai diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla salute, a tutti i migranti forzati presenti nel nostro Paese, bambini, donne e uomini, anche a coloro che si trovano al di fuori del sistema di accoglienza governativo, qualunque sia il loro status giuridico.

Sollecitiamo le autorità a sostenere gli sforzi di accoglienza e solidarietà messi in campo da privati cittadini e gruppi di attivisti e volontari, senza per questo favorire un meccanismo di sostituzione che sottragga gli organi competenti dalle loro responsabilità dirette.

Il godimento di diritti fondamentali, come il diritto al cibo, all’acqua, alla salute, a non subire abusi e violenze, non possono dipendere dallo status giuridico dei migranti forzati né dalla loro volonta di cercare protezione nel nostro Paese o di considerarlo soltanto un transito verso altri Stati dell’Unione Europea.

E ci sono periodiche indagini, riassunte nel rapporto Fuori Campo di Medici Senza Frontiere, per trovare contezza di queste situazione di povertà e disagio e cercarvi una soluzione.

Vi lasciamo quindi alla presentazione del rapporto stesso, che evidentemente gli “amici” di VoxNews non hanno letto, o hanno volutamente alterato

A distanza di due anni dal primo, pubblichiamo il secondo rapporto sulla presenza in Italia di insediamenti informali con una popolazione prevalente costituita da richiedenti asilo e rifugiati.

Il sistema di accoglienza governativo per richiedenti asilo continua a fondarsi in massima parte su strutture di accoglienza straordinaria, con scarsi servizi finalizzati all’inclusione sociale. Questo spinge i migranti in uscita dai centri, con una forma di protezione internazionale o umanitaria o meno, ad alimentare le sacche di marginalità sia nei centri urbani che nelle aree rurali, nel circuito del lavoro agricolo stagionale.

Soprattutto nelle città, si ripetono sgomberi forzati in assenza di soluzioni abitative alternative: il risultato è spingere i migranti a vivere in insediamenti informali sempre più frammentati, in luoghi sempre più nascosti, con un accesso sempre più limitato ai beni essenziali.

Aumenta il numero di migranti bloccati nelle aree al confine con Francia, Austria e Svizzera come conseguenza dei respingimenti sistematici messi in atto dalle autorità di quei paesi: uomini, donne e bambini sono costretti a vivere all’aperto per periodi di tempo prolungati, privi della necessaria assistenza.

Per i migranti degli insediamenti informali – in possesso di un titolo di soggiorno o meno – si riducono le possibilità di accesso alle cure mediche: i presidi ospedalieri di pronto soccorso costituiscono la sola porta d’accesso al servizio sanitario pubblico, nonostante quanto previsto dalla legge.

In tutta Italia si registra la presenza di volontari e attivisti che prestano gratuitamente la loro opera in favore dei migranti esclusi dall’accoglienza, favorendone l’accesso ai beni essenziali e alle cure: l’opposizione a tale impegno è culminata in alcuni casi in procedimenti giudiziari a loro carico.

Il nuovo rapporto conferma la stima già indicata nella prima edizione: sono almeno 10 mila le persone escluse dall’accoglienza, con limitato o nessun accesso ai beni essenziali e alle cure mediche.

Vi consigliamo di leggere anche la sezione dedicata a proposte e richieste: nessuna delle quali include sognare la guerra come un tredicenne del 1940 con troppi soldini in tasca per i fumetti.

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