BUFALA Prelievi forzosi del 10% sui conti europei – bufale.net

di Shadow Ranger |

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BUFALA Prelievi forzosi del 10% sui conti europei – bufale.net Bufale.net

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Ci segnala un nostro contatto sulla pagina Facebook relativa al portale bufale.net l’insistente notizia della possibile tassazione dei conti correnti – anche fino al 10% – da parte di ordini europei .
La notizia è una bufala, ed anche pregressa. Nasce infatti da un testo del Fondo Monetario Internazionale di opposto contenuto, che a pagina 49 recita:

The sharp deterioration of the public finances in many countries has revived interest in a “capital levy”— a one-off tax on private wealth—as an exceptional measure to restore debt sustainability. The appeal is that such a tax, if it is implemented before avoidance is possible and there is a belief that it will never be repeated, does not distort behavior (and may be seen by some as fair). There have been illustrious supporters, including Pigou, Ricardo, Schumpeter, and—until he changed his mind—Keynes. The conditions for success are strong, but also need to be weighed against the risks of the alternatives, which include repudiating public debt or inflating it away (these, in turn, are a particular form of wealth tax—on bondholders—that also falls on nonresidents).
There is a surprisingly large amount of experience to draw on, as such levies were widely adopted in Europe after World War I and in Germany and Japan after World War II. Reviewed in Eichengreen (1990), this experience suggests that more notable than any loss of credibility was a simple failure to achieve debt reduction, largely because the delay in introduction gave space for extensive avoidance and capital flight—in turn spurring inflation.
The tax rates needed to bring down public debt to precrisis levels, moreover, are sizable: reducing debt ratios to end-2007 levels would require (for a sample of 15 euro area countries) a tax rate of about 10 percent on households with positive net wealth.
Il marcato deterioramento della finanza pubblica di molti paesi ha riacceso l’interesse su una “imposta sul capitale” – una tassa una tantum sulla ricchezza privata – come una misura eccezionale per ripristinare la sostenibilità del debito. La speranza è che una simila tassa, se implementata prima che sia possibile evitarla e con fiducia che non debba mai più ripetersi, non modifichi le condizioni del mercato (e possa essere percepita da alcuni come equa). Vi sono stati illustri sostenitori, come Pigou, Ricardo,Schumpter e – prima che cambiasse idea – Keynes. Le condizioni di successo sono forti, ma vanno anche vagliate con riguardo ai rischi delle alternative, come ripudiare il debito o allontanarlo con l’inflazione (queste, di contro, sono forme particolari di tassa sulla ricchezza – su coloro che detengono bond – che cade sui nonresidenti. C’è una serie sorprendente di precedenti da cui trarre esperienza, poiché queste imposte furono adottate largamente in Europa dopo la Prima Guerra Mondiale ed in Germania e Giappone dopo la seconda. Analizzate in Eichengreen (1990), queste esperienze suggeriscono come dato ancora più rimarchevole di ogni perdita di credibilità ci fu un semplice fallimento nell’ottenere la riduzione del debito, perché i ritardi nell’introduzione diedero spazio per misure di evasione e fuga di capitali – aumentando l’inflazione.
Le tasse necessarie per ridurre il debito pubblico a livelli precedenti alla crisi, comunque, sono corpose: ridurre il debito ai livelli precedenti il 2007 richiederebbe (analizzando i quindici paesi della zona euro) una tassazione del 10% sulle proprietà in attivo.
Quindi il testo non parla di tassare i conti correnti, bensì inserisce tale misura tra le misure pensate ed accantonate: in questo caso per l’estrema onerosità che ne renderebbe la ricezione quasi impossibile, stimolando il pubblico generale all’evasione ed alla fuga di capitali.
La stessa ADUC, in Italia, dichiara al riguardo ( ricordando peraltro che, comunque l’FMI non avrebbe il potere di decidere alcunché al riguardo):
Sono anni ormai che di tanto in tanto riemerge in rete una “notizia” relativa ad un “imminente prelievo forzoso” sui conti correnti nell’ordine del 10%. Ci giungono domande al servizio Aduc Investire Informati nelle quali ci chiedono come poter portare legalmente i soldi all’estero per evitare questo prelievo che, secondo alcuni, sarebbe imminente a settembre o comunque entro fine anno.
Lo diciamo chiaro e tondo: non esiste minimamente la possibilità che un tale prelievo venga fatto entro l’anno e riteniamo altissimamente improbabile che venga MAI fatto.La “notizia-bufala” che gira recentemente sosterrebbe il Fondo Monetario Internazionale avrebbe ormai deciso questo provvedimento. Secondo alcune versioni della bufala sarebbe un provvedimento che riguarderebbe tutta l’Europa, secondo altre versioni, invece, sarebbe limitato all’Italia.
Chiunque abbia un minimo di cultura generale capisce che il Fondo Monetario Internazionale non ha alcun potere per decidere alcunché su questo tema e quindi non meriterebbe neppure approfondire la “notizia-bufala”. Ma se poi proprio si vuole approfondire ci si rende conto che lo stesso FMI si è preso la briga di scrivere una nota (risalente già ad ad Ottobre scorso) nella quale ha smentito di aver mai raccomandato una cosa del genere. L’equivoco è nato da un piccolo box pubblicato a pagina 49 della pubblicazione “Fiscal Monitor” del FMI (dell’ottobre 2013). Si tratta di una pubblicazione tecnica che è rivolta essenzialmente agli uffici studi. Non è in nessun modo una pubblicazione che possa prefigurare “imminenti decisioni” di nessun tipo. In questo box si diceva semplicemente che la situazione delle finanze pubbliche deteriorate di molti Paesi ha “ravvivato l’interesse” (testuale) per una patrimoniale sulla ricchezza privata e poi ha calcolato quanto servirebbe prelevare per riportare il debito ai livelli del 2007. Quindi ci sentiamo di rassicurare tranquillamente chiunque. Non c’è nessun bisogno di portare i soldi all’estero se lo si fa solo per il timore di questa ipotesi che – lo ripetiamo – non è nel novero delle cose possibili né a breve, ma molto probabilmente neppure in futuro a meno che non accadano fatti ad oggi imprevedibili.
Per gli interessati, l’articolo dell’ADUC prosegue con perite ed eccellenti spiegazioni tecniche che rinforzano l’assunto. Basti quanto dianzi affermato comunque a comprendere l’infondatezza della notizia.

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