Ma lo sapete che i tamponi devono dare l’80% di positività e in Inghilterra erano contaminati? – Ancora Infodemia su WhatsApp

di Bufale.net Team |

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Ma lo sapete che i tamponi devono dare l’80% di positività e in Inghilterra erano contaminati? – Ancora Infodemia su WhatsApp Bufale.net

Ci segnalano i contatti una serie di Catene di S. Antonio su WhatsApp.

Come al solito, si parla di tamponi che devono dare l’80% di positività, in una sorta di riedizione della bufala degli ospedali pagati 900 Euro a cadavere che già conosciamo. Unita ad una sostanziale incapacità di distinguere tra test sierologici e tamponi, sperimentazione e uso comune e dalla non conoscenza dei più basilari meccanismi alla base dell’uno e dell’altro.

Si tratta di un coacervo di bufale, disinformazione e complottismo, nella paranoia tipica del complottista medio convinto che il mondo sia un’unica, grande cospirazione creata per nuocergli e impedirgli, anche con la forza, di far sbocciare il suo potenziale.

Del resto, è più confortante pensare che tutti i medici, volontari, soccorritori e ricercatori del mondo facciano parte di una titanica cospirazione con l’unico scopo di relegarti ad una vita ai margini aspettando il momento adatto per togliertela del tutto, che non ammettere con te stesso che se sei infelice, insoddisfatto, privo della qualità della vita che pensi di meritare è perché non ti sei mai impegnato abbastanza per raggiungerla.

Ed ecco quindi nascere una nuova cospirazione

Ma lo sapete che i tamponi, in pratica, devono dare l’80% di positività? Questo per scongiurare il rischio di dare falsi negativi. E lo sapete che una partita di tamponi che dalla Cina dovevano andare in Inghilterra erano contaminati? E sapete che il tampone ve lo infilano prima nelle due narici e poi, li stesso, in gola?

Ma lo sapete che i tamponi, in pratica, devono dare l’80% di positività? Questo per scongiurare il rischio di dare falsi negativi.

No. Perché per scongiurare il rischio di falsi negativi basta semplicemente vagliare ed usare attentamente la tipologia di test da usare nella contingente situazione, ricorrendo ad esempio ad un secondo test di conferma.

La percentuale dell’80%, anzi dell’82% si riferisce ad un particolare tipo di test, della famiglia dei sierologici, collaudato durante una sperimentazione all’inizio del mese, nell’alveo delle sperimentazioni sui test “rapidi”.

Una tipologia particolare di test dunque, non la totalità dei test, e in verifica per vagliarne l’efficacia. E che come vedremo essendo un sierologico veniva effettuato con prelievo di una gocciolina di sangue, e non coi “tamponi”.

La stessa non è stata riscontrata? Non erano gli unici test in verifica, e la ricerca di un test rapido non significa che i test “tradizionali” siano diventati impossibili, o che non ci siano test rapidi più efficaci.

Significa che se si parte dalla fase sperimentale è proprio per distinguere cosa può funzionare da cosa non può funzionare.

Non esiste alcun 80% obbligatorio per scongiurare il rischio.

Esistono sperimentazioni che ci hanno consentito di capire quali test usare con efficacia e quali sono risultati meno efficaci.

Motivo in più per diffidare da chi promette la vendita online di “test per uso domestico”. Tali test non esistono: specie in queste fasi convulse, solamente i test praticati presso strutture medico-ospedaliere, dopo una lunga fase di test a garantirne l’efficacia sono sicuri. Ma superata tale fase, lo sono.

Oltretutto, vi abbiamo parlato di due famiglie di test: il tampone ed il sierologico. Se il primo richiede tempo, ma è stato ampiamente provato in questi mesi, il secondo è sottoposto ancora a diverse sperimentazioni, ma individuate le “sottotipologie” più efficaci avremo un enorme guadagno in termini di tempo.

E al 24 Aprile diversi test sierologici hanno superato quelle necessarie fase di test con profitto, sia pur ricordando che

I test servono non tanto per diagnosticare (come fa il tampone) ma per capire regione per regione la diffusione reale del virus.

E quindi eventuali dubbi sulla diagnosi potranno essere risolti con l’uso del tampone diagnostico.

E lo sapete che una partita di tamponi che dalla Cina dovevano andare in Inghilterra erano contaminati?

Problema: non erano tamponi dalla Cina, e non sono mai arrivati in Inghilterra.

Il 30 Marzo l’Inghilterra, presa in contropiede dal passaggio da una politica di immunità di gregge mediante azione ridotta ad una più affine a quella sul nostro lockdown si ritrovò a cercare affannosamente sul mercato test nelle quantità necessarie alla sua popolazione.

Ottenendo da Eurofins, ditta Lussemburghese, un diniego perché un errore di produzione aveva reso l’ultimo lotto di test impossibile da produrre per mancanza di componenti chiave, contaminati e quindi distrutti, quindi non vendibili.

Un test contaminato, semplicemente, non arriverà mai a contatto con chicchessia.

E sapete che il tampone ve lo infilano prima nelle due narici e poi, li stesso, in gola?

No, ma sappiamo che chi scrive questi testi non distingue un tampone faringeo da un tampone nasofaringeo.

Sarebbe bastato verificare sul sito dell’Ospedale Bambin Gesù per capirne la differenza.

Il tampone è un esame rapido (eseguito in pochi secondi) e indolore che viene effettuato inserendo un bastoncino con una sorta di cotton fioc alla fine:

– Nella bocca (tampone faringeo);
– Nel naso (tampone naso-faringeo) del bambino.

Il test è semplice, ma non può essere fatto da chiunque, deve essere eseguito da personale addestrato e protetto da mascherina, guanti, occhiali e camice monouso perché viene fatto, nella maggior parte dei casi, a bambini o adulti che hanno sintomi.
Il tampone viene strofinato leggermente sulla mucosa:

– Del faringe posteriore, infilando il tampone in bocca fino ad arrivare nei pressi delle tonsille per il tampone faringeo;
– Del naso, infilando il tampone in una narice e procedendo fino a raggiungere la parete posteriore del rinofaringe (parte superiore del faringe).

Sia il tampone faringeo che quello naso-faringeo vengono mandati ad un laboratorio specializzato. Il laboratorio conferma se il virus è presente nel faringe per mezzo di test molecolari (Real Time Polymerase Chain Reaction, RT-PCR).

Quindi potete ignorare anche questa catena di S. Antonio… non ne vale la pena.

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