USA e social media: cosa cambia davvero per i turisti
Negli ultimi tempi, si è sentito parlare di grandi novità per i viaggatori in procinto di visitare gli Stati Uniti e non sono mancati come sempre, titoli allarmistici sulle nuove regole d’ingresso nel paese.
Una delle idee più diffuse a riguardo, sarebbe quella di dover presentare il proprio tornaconto digitale sulle attività svolte sui social network: una sorta di “interrogatorio digitale” insomma.

USA e social media: cosa cambia davvero per i turisti
Le cose non stanno proprio così e soprattutto non per tutti; vediamo di fare chiarezza sulla realtà, assai meno drammatica di quanto percepito dagli utenti.
Per capire cosa sta cambiando davvero, bisogna prima chiarire cosa era già previsto e per chi.
Partiamo dall’ESTA: la situazione per i turisti italiani
I cittadini italiani che viaggiano negli Stati Uniti per vacanza o brevi viaggi di lavoro utilizzano il programma di esenzione dal visto, il cosiddetto Visa Waiver Program. In questo caso non serve un visto tradizionale, ma l’ESTA, un’autorizzazione elettronica obbligatoria.
Con l’ESTA si può restare negli USA fino a 90 giorni, purché il viaggio sia di piacere o di business, ma non preveda attività lavorative vere e proprie (come ad esempio, attività imprenditoriale continuativa) e da questo punto di vista, novità non ce ne sono.
L’ESTA non richiede di indicare i profili social, non lo richiedeva prima e non lo richiede oggi. Non è stato introdotto alcun nuovo campo obbligatorio, né una nuova procedura per i turisti. Chi va negli USA per vacanza non deve dichiarare Instagram, Facebook, X o altri account.
Questo è il punto chiave: per i turisti non è cambiato nulla.
Perché allora si parla di social media
Se le regole non sono cambiate, perché se ne parla così tanto?
Perché il tema dei social media non riguarda i turisti, ma altre categorie di viaggiatori, e perché negli ultimi mesi sono emerse proposte e linee guida che hanno fatto confusione nel dibattito pubblico.
Negli Stati Uniti, i controlli sui social media esistono già da anni per chi richiede visti di lavoro, studio, ricerca o scambio culturale. In questi casi, la comunicazione dei profili social fa parte della procedura consolare e l’attività online può essere valutata come elemento aggiuntivo nella richiesta del visto.
Per chi entra con ESTA non esiste un controllo di massa dei social. Tuttavia, come avviene da tempo, le autorità americane possono effettuare verifiche mirate in presenza di incongruenze evidenti. Questo significa che, se il viaggio dichiarato non è coerente, se ci sono precedenti problematici o informazioni contraddittorie, possono essere attivati controlli aggiuntivi, anche su contenuti pubblicamente accessibili.
Non si tratta di una nuova legge, né di una nuova procedura obbligatoria. È l’applicazione più attenta di strumenti che esistevano già.
Proposta o legge?
Altro punto fondamentale: non esiste una nuova legge che imponga ai turisti di fornire i social media per entrare negli USA. Le notizie circolate riguardano proposte, linee guida interne o discussioni politiche, non norme in vigore per i viaggiatori turistici europei.
In altre parole, il quadro normativo non è cambiato. Quello che è cambiato è il livello di attenzione sui controlli per categorie specifiche di visti, non per chi va in vacanza.
In conclusione, niente caccia ai like e nessuna consegna forzata di password alla dogana.
Se avete programmato un bel Natale a New York, preparate il passaporto, l’ESTA e godetevi il viaggio. I social, per una volta, non vi serviranno “per davvero.”
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