Cicalone fa davvero 15k a video? NO.
La polemica che da giorni anima il dibattito online nasce da lontano. Non da un evento recente, ma da una puntata di Realpolitik andata in onda circa due settimane fa, riesumata e rilanciata sui social sotto forma di estratti decontestualizzati e, successivamente, trasformata in meme. Un circuito di ripubblicazioni che ha riacceso l’attenzione e alimentato la controversia ben oltre la sua collocazione temporale originale.

Cicalone fa davvero 15k a video?
In alcuni spezzoni si arriva addirittura a sostenere che un singolo video possa generare guadagni “anche di 15 mila euro”.
Naturalmente, si tratta della solita narrazione sensazionalistica: un prodotto costruito attraverso video copiati e incollati, privi di contesto e riproposti con l’unico scopo di attirare visualizzazioni, più che di fornire informazioni attendibili.
Cicalone fa davvero 15k a video?
In un video diffuso da Simone “Cicalone” Ruzzi, pugile diventato influencer e autoproclamato “cacciatore di degrado”, compare una domanda la cui risposta viene indicata in 15 mila euro.
Tuttavia, il quesito non è “Quanto guadagna un video?”, bensì “Quanto è il guadagno medio mensile?”, una formulazione ipotetica che altera in modo significativo la percezione del dato.
Se si osservano i numeri reali del canale, emerge un quadro differente. I video di Ruzzi registrano sì risultati rilevanti, ma lontani dalle suggestioni proposte.
Un dato che contribuisce a ridimensionare nettamente l’idea dei guadagni lasciata intendere dal video.

Ultimi video del Ruzzi
La realtà è quella di un sistema in cui, talvolta, tra sponsor e collaborazioni con i brand possono arrivare cifre non certo faraoniche, ma comunque sufficienti a sostenere l’intera struttura e a rendere conveniente la presenza degli sponsor stessi. In alcuni casi le entrate sono più consistenti, in altri decisamente più contenute.
Di certo non si parla di 15 mila euro per singolo video: una cifra che, se moltiplicata per una produzione a ritmo serrato — con più contenuti pubblicati ogni settimana, soprattutto durante i cosiddetti “casi caldi” — porterebbe a guadagni degni di un sultano del Brunei.
I video più recenti mostrano inoltre come non tutti i contenuti nascano “fortunati”: quelli legati ai temi di maggiore attualità tendono a concentrare gran parte delle visualizzazioni nella prima settimana, mentre gli altri si assestano su numeri più modesti.
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