Il ragazzo prodigio del telefono senza SIM è solo una storia virale (con l’aiuto dell’intelligenza artificiale)

di Fabio De Bunker |

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Il ragazzo prodigio del telefono senza SIM è solo una storia virale (con l’aiuto dell’intelligenza artificiale) Bufale.net

Un nostro lettore ci ha recentemente chiesto di verificare l’autenticità di una fotografia che circola da qualche tempo su Facebook e che, come spesso accade, è accompagnata da un testo particolarmente suggestivo, costruito per suscitare emozioni forti, commozione immediata e, soprattutto, per spingere l’utente a condividerlo senza troppe domande.

Nell’immagine si vede un giovane ragazzo africano che tiene tra le mani un dispositivo rudimentale, al quale è collegata una piccola ventola, e che viene descritto come frutto della sua straordinaria inventiva.

Ovviamente un prodotto dell’AI, ma di questo ne parleremo.

Il testo che accompagna la foto ci racconta che quel ragazzo si chiamerebbe “Simon Petrus”, originario della Namibia e che, da solo, con materiali di recupero trovati nei dintorni del suo villaggio e senza alcun tipo di formazione tecnica strutturata, avrebbe costruito un dispositivo multifunzionale capace di operare come telefono, ma non un telefono qualunque: uno strumento che funzionerebbe senza SIM, senza credito, senza copertura di rete mobile, sfruttando un generico quanto misterioso sistema a radiofrequenza che gli consentirebbe di effettuare chiamate gratuite senza passare per nessun operatore, aggirando completamente le infrastrutture tradizionali.

Secondo quanto riportato nel post, questo incredibile dispositivo offrirebbe anche numerose altre funzioni, tra cui quella di televisore, di radio, di ventilatore e persino di caricatore portatile, facendo pensare a un oggetto quasi magico, capace di racchiudere in sé tutto ciò che una comunità tecnologicamente isolata potrebbe desiderare. Il post insiste poi sul fatto che il ragazzo avrebbe realizzato questa invenzione in soli due anni di lavoro, guidato esclusivamente dalla passione, dalla curiosità, da una determinazione fuori dal comune e da un’intelligenza che, secondo quanto si legge, non avrebbe però ricevuto alcun riconoscimento ufficiale, né tantomeno il sostegno delle istituzioni o dell’industria tecnologica. La narrazione si conclude con una sorta di appello implicito contro l’indifferenza della società e delle autorità, alimentando l’idea che i veri talenti, soprattutto se giovani e provenienti da contesti marginali, vengano sistematicamente ignorati, quando non addirittura ostacolati.

La foto è molto probabilmente frutto dell’intelligenza artificiale

La narrazione, che a prima vista potrebbe apparire edificante e carica di positività, è in realtà un classico esempio di disinformazione virale, costruita con estrema astuzia attraverso un sapiente miscuglio di manipolazione emotiva e uso disinvolto di immagini alterate. La foto in questione, che molti utenti hanno condiviso con entusiasmo, presenta diversi indizi che lasciano supporre una probabile origine artificiale, verosimilmente frutto della generazione tramite software AI.

Infatti, osservando attentamente il dispositivo impugnato dal ragazzo, si notano elementi tipici delle generazioni AI, come superfici innaturalmente lisce, proporzioni incoerenti e dettagli plasticosi che danno all’oggetto un aspetto artificioso, quasi cartonizzato, ben lontano da un vero apparecchio elettronico.

Ci toglie del tutto il dubbio l’analisi di SightEngine

Che ci conferma che non solo è un prodotto dell’AI, ma di ChatGPT nella sua versione 4o, la versione gratuita fornita a tutti i gestori di servizio.

Simon Petrus esiste, ma la sua invenzione resta un mistero

Da una nostra verifica approfondita, emerge che un ragazzo di nome Simon Petrus esiste effettivamente e il suo nome compare in diversi video su YouTube e Facebook in cui viene presentato come l’inventore di un dispositivo che consentirebbe di effettuare chiamate senza SIM e senza credito. Tuttavia, nessun contenuto audiovisivo mostra chiaramente Simon mentre utilizza il telefono, né fornisce dimostrazioni tecniche convincenti del suo funzionamento. Inoltre, molti dei contenuti che ruotano attorno alla vicenda sono stati diffusi da pagine note per la condivisione di materiale satirico o da fonti che in passato hanno veicolato disinformazione, elemento che getta ulteriori ombre sull’affidabilità della narrazione. In uno dei pochi reel in cui compare quello che viene indicato come il reale “telefono” costruito da Simon, si può notare che il dispositivo mostrato è profondamente diverso da quello raffigurato nell’immagine diffusa su Facebook. Non solo cambia l’aspetto estetico, ma l’intero assemblaggio appare molto più rudimentale e privo di quegli elementi che nel post originale vengono esaltati come segni di ingegno tecnologico avanzato.

Anche qualora volessimo concedere il beneficio del dubbio sulla buona fede del giovane o sulla sua passione per l’elettronica, rimangono forti perplessità sul reale funzionamento di quanto viene presentato: le spiegazioni tecniche scarseggiano, le prove empiriche mancano del tutto, e la coerenza tra fonti, immagini e dichiarazioni è ampiamente lacunosa. Tutto questo contribuisce a delineare un quadro incerto, in cui una storia potenzialmente ispirata da eventi reali è stata però distorta, semplificata e infiocchettata per ottenere visibilità, a scapito evidentemente dell’accuratezza e della trasparenza.

Conclusioni

Alla luce degli elementi raccolti, tra un’immagine probabilmente generata o modificata tramite intelligenza artificiale, un dispositivo dall’aspetto incoerente e mai realmente mostrato in funzione, una narrazione emotivamente costruita e poco documentata, e una rete di contenuti riconducibili a fonti inattendibili o satiriche, appare molto probabile che ci si trovi di fronte a una vera e propria messa in scena. Una storia confezionata ad arte per suscitare stupore e ammirazione, ma priva delle basi minime di verifica e riscontro che la renderebbero credibile. In assenza di prove concrete, dimostrazioni tecniche o fonti affidabili, ciò che resta è solo l’ennesimo caso di disinformazione virale, alimentata dalla facilità con cui oggi emozioni e immagini possono essere manipolate e condivise, fino a confondere (ancora una volta) realtà e finzione.

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