Cose che non esistono: gli arcieri che tirano in massa, tutti assieme
Ogni film fantasy o con ambientazione medioevale, a volte anche quelli ambientati nell’antichità, hanno la stessa scena, quella degli arcieri che tirano in massa.
Un comandante che ordina ad un’intera armata di arcieri di caricare la freccia, tenere il tiro a tempo indefinito (mentre la telecamera inquadra il nemico che corre urlando verso la linea di difesa), magari mentre una musica drammatica e dal forte impatto emotivo sottolinea l’importanza del momento e, infine, il comandante urla di scoccare.
Tutti gli arcieri scoccano assieme, una pioggia sincronizzata di fuoco colpisce i nemici inchiodando i loro cadaveri al suolo.
Scena di impatto? Certo, da 300 di Miller (dove la scena viene liberamente tratta da una citazione di Erodoto, che attribusce al soldato spartano Dienece l’aver risposto all’affermazione secondo cui “le frecce dei Persiani avrebbero oscurato il Sole” con “Meglio, combatteremo all’ombra) alla saga del Signore degli Anelli, versione cinematografica di Jackson, lo è sempre stata.
Ma storicamente era una scena improbabile.
Cose che non esistono: gli arcieri che tirano in massa, tutti assieme
Troverete una lunga e dettagliatissima descrizione del perché nel blog in lingua inglese “A collection of unmitigated pedantry”, della quale comunque offrirmo un riassunto ragionato e tradotto in lingua inglese a beneficio dei non anglofoni.
In realtà il fuoco sincronizzato è stato una necessità pratica nei primi tempi delle armi da fuoco: se le tue armi hanno un tiro rapido ma tempi di carica lentissimi (pensate ai cannoni, ma anche ai moschetti e di come la riduzione dei tempi di ricarica delle armi da fuoco abbia di fatto rivoluzionato il concetto stesso di guerra moderna), la tentazione di organizzare il plotone diventa una necessità.
L’ordine di “Caricare, puntare, fuoco” diventa un mezzo per dare ai tuoi soldati il tempo necessario, ad esempio, per caricare polvere da sparo nella bocca di fuoco, aggiungere il proiettile e avere tutto il tempo necessario per coordinare l’attacco.
I moschettieri venivano divisi in compagnie e squadre: mentre una riceveva l’ordine di sparare, le altre ricevevano l’ordine di caricare, mantenendo quindi una costanza di tiro impossibile altrimenti.

Cose che non esistono: gli arcieri che tirano in massa, tutti assieme – Scena dal Signore degli Anelli
Ricordiamo che i primi moschetti e fucili avevano le baionette attaccate in cima: quando non era più possibile o conveniente continuare a caricare proiettili, si scendeva in mischia usando il fucile come una lancia impropria accoltellando e ferendo nemici.
Non è così con gli archi: un buon arciere poteva scoccare fino a sei colpi prima di accusare la fatica.
Una ipotetica “pioggia di frecce” non era quindi uno sforzo coordinato, ma il tiro rapido di più arcieri pronti a trarre vantaggio dalla loro rapidità di esecuzione e distanza.
Per avere qualcosa di affine al tiro di massa, dobbiamo infatti spostarci nella Cina delle balestre, oggetti dalla forza di impatto superiore ma dalla ricarica rallentata: per scoccare una freccia o un verrettone da una balestra ci vuole sostanzialmente un tocco. Per caricare una balestra, molto più tempo.
I balestrieri cinesi (in Occidente non si registrarono usi simili) sostanzialmente gestivano le balestre come i moschetti e i fucili ad avancarica.
Al contrario, se gli arcieri avessero dovuto alternarsi in squadre, esattamente come coi moderni fucilieri avrebbero perso tempo.
È più rapido incoccare una nuova freccia che farsi da parte perché arrivi un nuovo arciere, aspettare che scocchi e ripetere.
Ulteriori considerazioni
Immaginate un campo di battaglia dove tutti gli arceri colpiscono compatti in un determinato momento, e tale momento viene annunciato ogni volta dall’ordine “Caricare…puntare…fuoco!”, oppure da trombe e tamburi.
Se foste dei soldati avreste tutto il tempo per mettervi al sicuro.
Un po’ come nelle scene di film come 300 dove si vedono gli arcieri annunciare il colpo e gli Opliti coprirsi immediatamente con gli scudi, pronti a sopravvivere alla scena dopo.
Inoltre un’armatura medioevale, sommata ad uno scudo, avrebbe consentito di sopravvivere ad un insieme di frecce arrivate con largo anticipo, che avrebbero colpito la cotta di maglia dopo essere state rallentate da scudi e armature.
Passiamo ad una questione linguistica: il termine inglese per il tiro di massa era “volley”: termine, con le sue varianti, usato per descrivere più gruppi di arcieri che colpiscono in un determinato momento e non un’intero plotone coincidente con tutti gli arcieri dell’esercito.
Scenario, come abbiamo visto, mai esistito davvero.
Pensiamo inoltre alle interpretazioni della frase dello scrittore cinquecentesco Roger Asham, per cui la corretta forma dell’arciere era: “Stare in piedi, incoccare, tirare, trattenere, colpire”.
Se ipotizzassimo che quel “trattenere” si riferisse all’uso di “caricare, puntare, fuoco”, e se ipotizzassimo un arciere che trattiene la freccia per interi minuti per sincronizzarsi con gli altri, impatteremmo col fatto che, ad esempio, per tirare la corda di un arco lungo inglese, ci voleva una forza equivalente a circa una trentina di chili, che per gli archi da guerra salivano fino ad 80.
Se in condizioni ordinarie un arciere avrebbe perso forza dopo sei tiri consecutivi, col metodo di “coordinarsi e trattenere” sarebbe rimasto spompato dopo il primo tiro.
È quindi assai probabile che se nei primi minuti di ogni battaglia ci fossero frecce ovunque, col tempo esse perdessero sincronia e le battaglie devolvessero in combattimenti meno epici ed ordinati.
Del resto anche gli eserciti che corrono urlando come un sol uomo l’uno contro l’altro è un concetto inesatto: ma questa è storia per un’altra volta.
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