L’Amiga e gli ultimi giorni della Commodore

“Ma perché non te lo compri?!?!”: questo fu uno degli ultimi spot di Commodore in Italia, con dei baldi giovinotti dall’aria vagamente yuppie pronti a litigarsi il controllo dell’Amiga, il “Canto del Cigno” di una Commodore che, nonostante aver creato una meraviglia, una delle tante, ormai non aveva più forza per reggersi sulle proprie gambe.
I motivi del declino li abbiamo accennati in altri articoli, ma converrà fare un breve riassunto.
Prima di Amiga
Abbiamo visto insieme come già Commodore, temendo la fine di Atari, crollata per incapacità di seguire il futuro del mercato videoludico, stesse già pensando ai tempi del Commodore 64 alla sua evoluzione futura.
Tramiel già sognava un Commodore nativo a 16 Bit, il Commodore 900, abortito dopo un paio di anni di sviluppo, una cinquantina di prototipi ed i cui pezzi finirono ad alimentare il mercato del Commodore 128, dei PC Commodore e, ironicamente, dello stesso Amiga, ma per tutta una serie di motivi non ci riuscì.
Tramiel andò via da Commodore con rapporti ormai deteriorati dopo il fallimento del Plus/4 e del Commodore 16, lasciandosi dietro una ditta priva della sua visione ma ancora desiderosa di proiettarsi nel futuro. Un futuro che non avrebbe mai visto.

Il Commodore 900, il Commodore a 16 bit che non fu mai
Contemporaneamente, dalla Atari ormai al tracollo era andato via un transfuga eccellente, Jay Miner.
Jay Miner era uno dei padri nobili dell’Atari 2600, ed anche lui era assai scontento del fatto che Atari (come abbiamo visto) si fosse fossilizzata sull’esistente perdendo la visione del futuro, cosa che avrebbe portato al tracollo.
I transfughi di Atari e l’Amiga, passando per Hi-Toro
Ricordete tra le concause della fine di Atari la nascita di Activision, fondata da quattro impiegati e sviluppatori per Atari (David Crane, Larry Kaplan, Alan Miller e Bob Whitehead), la c.d. “banda dei quattro” stanchi di non ricevere riconoscimento e gratifiche (anche economiche) per il loro lavoro.
In una mossa assai moderna crearono un mercato creando una loro società che producesse giochi in grado di funzionare sull’Atari 2600, che ben conoscevano. Non esisteva niente nel loro contratto passato che li vincolasse a non farlo: Atari provò a fermarli in tribunale ma non ci riuscì.
Nel 1982 Larry Kaplan fu contattato da alcuni investitori per creare una nuova console: Kaplan era un programmatore ed uno sviluppatore, e sapeva di aver bisogno di un ingegnere: convocò quindi l’altro transfuga Jay Miner e insieme fondarono la ditta Hi-Toro di Santa Clara, nome scelto perché evocava un Toro Rampante.

La sede di Hi-Toro By Coolcaesar – Own work, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=152400693
Hi-Toro al principio sopravisse vendendo giochi e accessori per Atari e ColecoVision, tra cui la Joyboard, una delle prime “Balance Board” della storia, ancora prima della Wii Balance Board di Nintendo.
Segnatevi il concetto, essa ha per il futuro Amiga una importanza più grande di quello che si pensi nonostante fosse rimasta un oggetto di nicchia: la prima menzione di qualcosa relativo al futuro Amiga un gioco per Atari VCS rilasciato per i soli lavoratori di Hi-Toro chiamato “Guru Meditation”.
Sostanzialmente una valida alternativa allo spaccare tutto, bestemmiare e imprecare in caso di problemi hardware fu un giochino in cui ci si costringeva a meditare a gambe incrociate sulla Joyboard restando immobili a controllare il respiro fino alla calma ritrovata.

Amiga Joyboard
E di pazienza ce ne era molta, ma molte occasione per perderla per sempre: Hi-Toro semplicemente non aveva abbastanza soldi per realizzare la visione di Miner.
Kaplan andò via e Miner prese il controllo, sia pure con enormi difficoltà economiche. Amiga Corporation era unaa ditta sui generis: c’era un’atmosfera amichevole e poco formale, mille speranze ma niente soldi.
Il “Lorraine”, che prendeva il nome da Lorraine Morse, moglie del cofondatore di Hi-Toro David Shannon Morse fu riconvertito nel tempo da una rivoluzionaria console basata sul costoso processore Motorola 68000 in un rivoluzionario Computer basato sulla medesima architettura, e gli investitori imposero un cambio di nome da Hi-Toro al più rassicurante Amiga, nome che non convinse Miner all’inizio.
La prima apparizione storica di un Amiga “dal vero” fu al CES del 1984, definito dagli esperti una “fiera di transizione” che non avrebbe portato enormi novità ma cementato l’avanza dell’home computer contro le console di gioco. Il prototipo, come vedremo fortemente incompleto, per problemi di danaro non fu spedito, né trasportato come bagaglio, ma portato in aereo con regolare biglietto titolato a “Joe Pillow”, con tanto di faccina felice disegnata e inviti, rifiutati, alle hostess di portare cibo extra per il nuovo viandante.

L’Amiga Boing ball
Assieme agli ultimi rantoli di Atari, tra cui la presentazione della conversione 2600 di Mario Bros. prima che Nintendo decidesse di prendere la volata in Occidente col NES, apparve il primo vagito di un Amiga.
L’OCS, la prima generazione del chipset di Amiga era pronto solo come concetto: il prototipo quindi aveva “grosse scatole di metallo” che sosituivano i chip audio, video e il chip “centrale”, ovvero la triade Agnus-Paula-Denise di cui parleremo, e faticò ad attirare investitori.
Non c’era neppure un sistema operativo pronto: il “proto-Proto Amiga” era in grado di visualizzare solo una pallaa rossa e bianca lampeggiante, la celebre “Boing Ball” che divenne il logo “quasi ufficiale” del prodotto, basato sull’uso di tre bitplanes per una animazione “quasi 3D” e senza sforzo della CPU.
Il 1984 era un anno di transizione, e se in passato Steve Jobs aveva accostato Tramiel proponendo di rendere Commodore uno dei distributori dell’Apple II, questa volta col Macintosh in rampa di lancio, si dimostrò ben più interessato allo staff di Amiga Corporation che all’Amiga stesso, da lui definito “un prodotto con troppi chip” ed eccessivamente complesso.

Il Lorraine
La cosa non gli impedì di cercare invece di portarsi a casa Joe Decuir, uno dei principali progettisti di Denise e Agnus, fortunatamente per Commodore senza successo.
Miner dovette tornare quindi col cappello in mano da Atari promettendo un’esclusiva di un anno in cambio di un prestito ponte per continuare le ricerche sul nuovo prodotto. Le condizioni del presito sarebbero tornate a mordere la nascente compagnia: Miner e co. avrebbero dovuto discutere con Atari la produzione del nuovo prodotto e, in caso non fosse stato ripagato, il prodotto sarebbe diventato Atari.
Probabilmente in questo caso avremmo avuto l’Atari 1850XLD, prototipo chiamato Mickey che avrebbe dovuto avere il chipset parte del Lorraine, diventando di fatto una versione alternativa del futuro Amiga 1000.
Ma a questo punto la storia ben tre ditte comincia a incrociarsi.
Atari, Amiga e Commodore: arriva Tramiel
Come abbiamo già avuto modo di vedere, Tramiel aveva abbandonato Commodore stanco della gestione di Gould. Fonderà Tramel Technology, il cui nome è una traslitterazione del suo nome di origine polacca, e trovatosi improvvisamente privo della macchina commerciale Commodore e della potenza produttiva di MOS, ripiegò sull’acquisto di Atari, fondendo Atari e Tramel Tech in Atari Corporation.
Il divorzio tra Commodore e Tramiel diventa feroce: Tramiel riesce a portare con sé alcuni ingegneri Commodore legati ai progetti che aveva in mente, come il “Commodore a 16 bit” che probabilmente sarebbe stato il Commodore 900, Gould risponde portandone quattro in tribunale accusandoli di aver rubato segreti commerciali per portarli in dote all’amico-rivale, accuse definite pretenzione e quindi infondate in tribunale.
Ad Agosto Leonard Tramiel, figlio di Jack, scopre del prestito di Amiga e i Tramiel decidono di prendersi il Lorraine per farne il nuovo Atari 1850XLD: Tramiel era infatti ancora legato all’idea che le console da gioco erano un binario morto, e un nuovo computer Atari avrebbe fatto rinascere la compagnia traghettandola nel futuro.

Commodore denuncia Tramiel
Ovviamente non poteva prevedere come Nintendo avrebbe resuscitato il mercato delle console e spazzato via il concetto di “home computer che serve anche per giocare, meglio delle console”, aprendo la strada a versioni occidentali delle proprie console, alla concorrente SEGA e persino provocando involontariamente l’ascesa di SONY e la nascita della Playstation.
Tramiel non poteva sapere tutto questo: sapeva che Commodore aveva ostacolato i suoi progetti per dare un successore al Commodore 64, la sua creatura prediletta, e sapeva di volere un nuovo “home computer pronto per giocare”.
E sapeva che le sue spregiudicate tecniche commerciali non avevano mai fallito, al contrario di quelle di Gould: propose quindi un accordo per cui Atari Corporation avrebbe acquisito a prezzi infimi (98 centesimi) azioni di Amiga, acquisito la tecnologia e abbandonato il team di sviluppo originale per portare tutto in house, Amiga si rivolge a Commodore e Commodore offre 24 milioni di dollari per comprare Amiga impegnandosi a fornire tutti i soldi necessari per ripianare i prestiti con Atari.
Sostanzialmente Gould e Tramiel stavano giocando a portarsi via il necessario per evolvere le loro compagnie nella generazione successiva: Tramiel si era portato via ingegneri e sviluppatori chiave di MOS/Commodore, Gould voleva portargli via la tecnologia.
Ovviamente Tramiel portò Commodore e Amiga in tribunale chiedendo danni e un’ingiunzione preventiva per impedire sia ad Amiga che a Commodore di produrre qualsiasi cosa col chipset Lorraine, fermando di fatto lo sviluppo di Amiga per un anno.
Tramiel perderà la causa, ma vincerà la battaglia commerciale, presentando per primo al CES 1985 l’Atari ST, computer privo delle novità introdotte da Amiga ma apprezzato e innovativo per assenza di campo del suo successore.
L’Amiga 1000 di Commodore
Finalmente quindi può arrivare alla luce l’Amiga 1000: il sistema operativo, AmigaOS, fu ottenuto partendo dalla base di TRIPOS, sviluppato nel 1978 all’Università di Cambridge da Martin Richards, introducendo il “GURU MEDITATION ERROR” come simpatico omaggio alle origini in luogo dei Kernel Panic.
Come anticipato il Lorraine si tradurrà nella creazione di un sistema che oggi potremmo definire quasi a coprocessori: il cuore dell’OCS era Agnus, il chip che si occupa di gestire l’accesso alla memoria sia per i componenti del chipset, che per la CPU (regolandone opportunamente gli accessi), e al cui interno integra due coprocessori che hanno rappresentato la “bandiera” dell’Amiga: il Copper e il Blitter, in grado di manipolare il video in modo superiore a quanto visto nella concorrenza.

Firma di Miner e del suo cagnolino nell’Amiga 1000
Denise si occupava dell’uscita video e Paula dell’audio a 4 canali audio PCM a 8 bit in DMA, oltre che della gestione floppy e I/O come consueto.
Le difficoltà cominciarono subito: tra il lungo stop causato da Tramiel, Commodore si trovò a saltare Natale 1985 e il CES 1986 per impossibilità di avere un numero sufficiente di Amiga 1000 sugli scaffali.

Amiga 1000, la falsa partenza di Amiga
Una macchina innovativa: sistema operativo con ambiente grafico, il Workbench, processore Motorola 68000 a 7Mhz, RAM suddivisa in Chip RAM, accessibile al chipset e Fast RAM accessibile solo alla CPU e il Kickstart, la porzione principale del Sistema Operativo inizialmente caricata in ROM da floppy ad ogni arrivo.
Solo a Febbraio 1986 il nuovo CEO di Commodore Thomas Rattigan decide di imprimere un’accelerazione allo sviluppo di Amiga scindendolo in due linee: l’Amiga 500, economico e basato sulle stesse forme del Commodore 128 e l’Amiga 2000 erede della “linea costosa” raffigurata dall’Amiga 1000.

Warhol all’opera
L’Amiga 1000 aveva una carrozzeria desktop con uno spazio per custodire la tastiera: l’Amiga 500 era solo una tastiera e l’Amiga 2000 erede della carrozzeria dell’ormai abbandonato Commodore 900.
Nonostante questo, produttori di videogames come Electronic Arts continuarono a notare il paradosso per cui produrre su Commodore 64 era ancora più competitivo che produrre su Amiga.
“Ma perché non te lo compri?”
Nonostante questo, negli ultimi anni di Commodore, un certo successo arrise ad Amiga. Sia pur continuando ad essere tallonato dal Commodore 64, la nascita dell’Amiga 500 consentì alla linea a 16 bit Commodore di entrare nelle case di molti utenti, specialmente occidentali.
Un accordo rese Warhol uno dei creativi noti per aver usato le capacità grafiche dell’Amiga 1000, creando diverse immagini bloccate per decenni dall’essere state create con uno dei prototipi di Amiga, quindi non direttamente leggibili dai programmi moderni.
Il paradosso di Amiga portò ad una fortissima fanbase, fortemente fidelizzata e un prodotto amatissimo che però non ebbe una direzione. Sotto la direzione del CEO Medhi Alì Commodore provò prima a rinnovare l’Amiga 500 come Amiga 500+, e poi creare l’Amiga 600, la sua versione “inferiore ma superiore” con un chipset migliorato (ECS, Enhanced Chip System) ma non riuscì a renderlo popolare.

Arriva l’Amiga 500
L’Amiga 500 aveva bundle con giochi e una libreria stabilita, l’Amiga 600 nasceva con problemi di compatibilità coi giochi del più diffuso Amiga 500, e fu presto tallonato dal superiore Amiga 1200, col nuovo chip AGA, mentre la linea “lusso” andò avanti con l’Amiga 3000 e il 4000.
I giocatori ricorderanno per sempre capolavori come Zool, Shadow of the Beast e il celeberrimo “The Secret of Monkey Island”, inizio di una saga che dura ancora adesso, manche Lemmings, gioco ispirato alla leggenda metropolitana che vuole i roditori tendenti al suicidio che li reimmagina come teneri gnometti pronti a morire nei modi più elaborati senza il tuo aiuto.
Ma non possono ricordare come Commodore riuscì a perdere un accordo con Sun Microsystem per rendere l’Amiga 3000UX una piccola workstation, in pochi hanno visto il tentativo di Commodore di tornare al mondo delle console con l’avveniristico CDTV e il suo successore il CD32.
Una costante leggenda metropolitana vuole la fine dell’Amiga essere stata causata da Doom, gioco di cui abbiamo parlato giusto la settimana scorsa, noto per avere porting ovunque ma che secondo il suo autore non avrebbe mai potuto funzionare su Amiga.
In realtà un lungo saggio chiamato “Come Doom non uccise l’Amiga” scagiona ID Software e lucidamente punta il dito sui veri colpevoli.
Commodore languiva e rallentava: dopo l’Amiga 1200 e il 4000 avrebbe dovuto esserci un successore del chipset AGA, ma non vi fu. Avrebbe dovuto esserci un successore del Commodore 64, il Commodore 65, necessario per far “respirare” una Commodore non più in grado di innovare e traghettare gli ultimi riottosi da Commodore 64 ad Amiga, ma non vi fu.

Esempio di Amiga 1200 moddato, fonte http://www.bertinettobartolomeodavide.it/hardwaresoftware/amiga%201200%20tower/amiga%201200%20tower.html
I PC Compabili calavano di prezzo e salivano di potenza: allo stesso costo con cui potevi comprare un Amiga 1200, “towerizzarlo” (ovvero comprare un case di terze parti), munirlo di disco fisso, IoMega e CD, potevi comprare un assemblato già pronto.
Il gioco su console non era più un taboo: negli anni ’90 potevi comprare un Mega Drive o un SuperNintendo, e presto sarebbe arrivata la PlayStation.
Nonostante i suoi fan avrebbero voluto altro, Commodore chiuse.
Sostanzialmente, ancora una volta il mondo era andato avanti, e Commodore era rimasta indietro. Questa volta per sempre.
Il futuro
Sin dagli esordi, gli Amiga si ressero sulle gambe dei loro fan. Abbiamo avuto Amiga 1200 con kit minitorre, schede di espansione ufficiali e non per tutti i prodotti della gamma,
Nuove versioni del Workbench, adatte alle schede di espansione che portano l’Amiga nel mondo ormai abbandonato da Apple dei PowerPC, continuano ad apparire assieme a nuove schede di espansione.
L’Amiga ha avuto l’amore che Jay Miner voleva avesse, ma Commodore non ha saputo dargli, conquistando così il suo posto nella storia.
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