Avevamo appena archiviato il video del 2017 con gli studenti su banchi a rotelle, definitivamente protocollandolo come Bufala, ed ecco che sui social appare un “(nuovo) video degli studenti sui banchi a rotelle”.
Eviteremo di mostrarlo per intero, questa volta chi l’ha pubblicato non ha avuto neppure avuto la premura di censurare i visi degli studenti minorenni. Faremo noi.
Il video contiene la stessa musichetta tratta dagli spettacoli di Checco Zalone della iterazione del 2017 già riscontrata come Bufala, ma contiene alcuni elementi di novità. Ad esempio, la presenza per terra di adesivi di posizione e un ragazzetto con la mascherina sul mento. Elementi questi che fanno pensare ad un contesto post-COVID19.
Ma in questi casi pronunciarsi troppo in fretta potrebbe dare sorprese. Tutto quello che possiamo fare è una lucida analisi di quanto abbiamo visto, ostacolata dal fatto che l’unico video rimasto a disposizione è a bassa qualità, un 240p.
Possiamo quindi elencare una serie di elementi che portano a creare un iniziale giudizio, dividendoli in favorevoli o contrari
Come abbiamo detto, nel (nuovo) video degli studenti sui banchi a rotelle compaiono delle mascherine. Sul mento del ragazzino sullo sfondo e nell’astuccio della ragazzina ripresa ad esempio.
Compare un timido adesivo che somiglia ad un bollino di posizione.
E questo è quanto.
Innanizitutto, tutto quello che abbiamo in mano è una copia a bassa qualità di un originale non più esistente.
Abbiamo cercato il nome utente indicato in fondo al video a bassa qualità sia su TikTok che su Instagram dove a vedere le didascalie sembrerebbe essere stato ricaricato: non risulta più visibile, è stato rimosso
E non parliamo del video: parliamo dell’account stesso.
Cosa che non consente di avere una fonte primaria da esaminare (ma vi diffidiamo sin d’ora dal cercare di insolentire o aggredire l’eventuale autore del video: potrebbe non essere neppure a conoscenza di questa querelle).
Inoltre, come abbiamo sempre ricordato, chi dà una notizia ha il dovere di fornire il chi, il cosa, il quando, il dove, il perché e il come.
Al momento non sappiamo niente. Sappiamo parte del chi (generici studenti), sappiamo il cosa (studenti sui banchi a rotelle), ma tutti gli altri elementi latitano.
Non esiste un quando, non esiste un dove, non esiste un come. Sul perché ne parleremo nel prossimo paragrafo.
Al momento, su una bilancia dove pesare i pro e i contro, i contro rendono impossibile rendere un giudizio.
Ove il video fosse riscontrato in seguito reale, cosa di cui ne renderemo atto, dovremmo toglierci il cappello dinanzi a chi ha puntato sulla condivisione del video del 2017.
TikTok, come abbiamo visto più volte, punta sul fenomeno giovanile dell’imitazione, della pressione dei coetanei e dell’aggregazione.
Forse è difficile capire per un adulto il mondo colorato di Tik Tok: diciamo che una delle sue regole primarie è “Scimmia vede, scimmia impara”
È così che nascono le challenge virali come la Tide Pods Challenge, la Kiki Challenge, la Charlie Charlie Challenge. Sono nati così i terrori del Blue Whale, di Momo e di Galindo. Sono nate così la Benadryl e la Skull Breaker Challenge.
Non possiamo spiegarci in altro modo video virali di ragazzini che ingurgitano detersivo per piatti, ballano davanti ad auto in movimento, simulano sedute spiritiche, si terrorizzano a vicenda con mascheroni spaventosi, si riprendono in overdose da medicinali da banco e si fanno lo sgambetto a vicenda davanti alle telecamere ridendo quando cascano di testa per terra.
Il senso è l’emulazione, far parte di un branco, far ridere il branco, diventare famosi nel branco.
Il video del 2017, sia pur falso, ha piantato un seme, un’idea.
Ha creato nei ragazzini la consapevolezza che imitare quel video sarebbe stato divertente: ed ora prepariamoci agli epigoni.
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