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“Pacco bomba al Viminale: Salvini nel mirino”: il titolo clickbait di Libero

L’italiano medio ha una grama abitudine: legge i titoli e commenta solo in base a quelli. A volte neppure il titolo, gli basta guardare la figura.

Questo spiega ad esempio come (fomentati forse da appositi bot, o dalla semplice stupidità umana) sia sempre possibile reperire, in calce ad ogni foto di fotomodelli, l’immancabile ridda di commenti che urlano al Piano Kalergi ed al Meticciato Turbonazionalista: ad alcuni commentatori basta vedere la foto di un uomo di colore per scattare come i cani di Pavlov, specie con un commento “automatico” a dargli il la.

E spiega come un titolo artefatto possa annullare completamente il senso di un articolo.

E spiega un fenomeno che abbiamo riscontrato noi stessi ieri: utenti pronti, dopo aver letto dell’attentato al Ministro Lamorgese, a spergiurare che in realtà la vittima era Matteo Salvini.

“Salvini nel mirino”, il titolo clickbait

L’operazione di Libero, che ha suscitato l’indignazione di Giornalettismo e NextQuotidiano è la storia dietro ogni clickbait.

Il titolo dice una cosa, l’articolo dice tutt’altro, ma siccome il titolo è scritto in grassetto e in corpo 14 o 16 e l’articolo in corpo 10 o 12, il lettore frettoloso si limita a leggere il titolo e poi, fomentato, correre ad accusare i giornali che hanno riportato correttamente il titolo di non voler schierarsi in difesa del loro paladino.

Il numero incriminato è il numero odierno di Libero, edizione cartacea: non troverete l’articolo sull’edizione online.

E infatti i primi, sospetti, commenti in cui siamo stati “bacchettati” per aver espresso solidarietà al ministro “sbagliato” sono arrivati alla chetichella in mattinata.

“Pacco bomba al Viminale: Salvini nel mirino”: il titolo clickbait di Libero

La cosa più divertente è che,  ovviamente nel mirino non c’era Salvini, ma la Lamorgese.

Per tutta una serie di ragioni. In primo luogo, come ricordato dalle citate testate, l’articolo si conclude con la seguente chiosa

Nessuna rivendicazione, ma all’interno del pacco c’era un foglio “firmato”da un fantomatico movimento “Nemici dello Stato” e alcuni ritagli di giornale che facevano riferimento all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Al Viminale e al ministro Luciana Lamorgese è arrivata la solidarietà di tutti i partiti politici.

Se quindi noi ci fossimo “sbagliati”, l’intero mondo politico avrebbe dovuto farlo.

Ed anche lo stesso attentatore, che come abbiamo ricordato noi stesso, si è firmato Nemici dello Stato ed ha farcito la bomba di articoli in favore del ritorno di Salvini al Viminale.

Cosa che non avrebbe alcun senso: perché un attentatore dovrebbe organizzare un attentato a Matteo Salvini in quanto Ministro dell’Interno chiedendo che Matteo Salvini riceva la carica di Ministro dell’Interno, che avrebbe ovviamente già dovuto avere nel momento in cui è stato identificato come tale?

Oltretutto Lucia Lamorgese è divenuta Ministro dell’Interno a partire dal 5 Settembre, e l’ordigno è stato spedito ad Ottobre. Quando Salvini non era più ministro da almeno due mesi.

Siamo di fronte ad un gravissimo errore nella titolazione quindi. Doloso o colposo non ci importa: ma le conseguenze le abbiamo viste noi stessi. Disinformati convinti che ad Ottobre Salvini fosse Ministro degli Interni e pronta a giurare sulla loro partigianeria politica che la Lamorgese non ha subito alcun attentato. Che invece ha subito.

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