No, non è vero che l’Esercito Italiano è privo di innovazione (e altre minuzie sulla “lettera della Littizzetto”)

Ci segnalano un conttributo dell’autore Britannico-Italiano Marco Camisani Calzolari, relativo alla “lettera aperta” della Littizzetto alla Von Der Leyen.
Apologo decisamente critico contro la formazione di un Esercito Unico Europeo, abbastanza ondivago va detto, ancora prima delle critiche poste dall’autore.
Apologo che infatti parte contestando il costo per la formazione (che andrebbe ripartito per stato e valutato secondo un rapporto costi-efficienza, non semplicemente costi, insomma, valutando il risultato finale e non vivendo il diritto internazionale come una lista della spesa) e citando come esempio della presunta impossibilità dell’Europa di coordinarsi il caricabatterie USB-C, tema di cui abbiamo parlato e che nonostante l’apparente lentezza citata è stato invece un forte esempio di coesione contando che ha coinvolto anche produttori extra-UE e lo sviluppo delle tecnologie.
E sulla tecnologia ricade un altro errore dell’apologo.
No, non è vero che l’Esercito Italiano è privo di innovazione (e altre minuzie sulla “lettera della Littizzetto”)
L’apologo continua dichiarando che i soldati italiani “al massimo sanno muovere il Joystick della Play” e altre dichiarazioni di inettitudine.
Oggi i nostri soldati non sono solo uomini e donne addestrati, ma unità iper-connesse grazie al Sistema Soldato: visori avanzati, comunicazioni criptate, sensori biometrici e sistemi di puntamento di ultima generazione. Un kit che trasforma ogni militare in un centro operativo mobile, dove i dati sono altrettanto importanti della forza fisica.
Poi c’è Forza NEC, una rete digitale che permette alle unità di comunicare in tempo reale, condividere informazioni strategiche e coordinarsi come un’unica entità. Parliamo di un sistema all’avanguardia, adottato solo da pochissimi eserciti al mondo.
O il Centauro II, un cacciacarri blindato che non ha nulla da invidiare ai mezzi corazzati più avanzati. Dotato di sensori all’infrarosso, sistemi di protezione attiva contro missili e una mobilità impressionante, è un piccolo mostro di tecnologia che ci pone tra i leader nel settore dei mezzi corazzati.
E poi i droni, sempre più presenti nei nostri reparti. Parliamo di sciami autonomi, capaci di operare in squadra per la ricognizione e il supporto tattico. E se pensi che l’Italia sia solo fanteria e mezzi terrestri, c’è la Cavour, la nostra portaerei. Uno dei pochissimi Paesi al mondo a poterne schierare una, permettendoci di operare globalmente con caccia navali di ultima generazione.
Ma l’Esercito Italiano non è solo macchine e tecnologia. È fatto di persone straordinarie, che nella storia hanno compiuto imprese incredibili. Come nella battaglia di Eluet El Asel, in Nordafrica, dove le nostre truppe ribaltarono l’attacco britannico con una resistenza feroce. O nella battaglia di Cheren, dove, nonostante la netta inferiorità numerica, inflissero così tante perdite agli inglesi da rallentarne l’avanzata per settimane
Replica l’intellettuale e scrittore, citando un’altra serie di scenari storici anche recenti (Bir el Gobi, Giarabub, Culqualber) in cui i presunti “sturmtruppen” hanno dato prova di grande abilità e valore.
Ci permettiamo inoltre personalmente un ulteriore fact checking: se avessimo un centesimo per ogni volta che l’articolo 11 della Costituzione viene riletto come “L’Italia ripudia la guerra” e basta insinuando che ogni partecipazione a forme di pacekeeping e contingenti di difesa europea si anticostituzionale, nuoteremmo in un Deposito pieno di fantastiliardi di monete come lo Zio Paperone.
Potremmo quasi pensare, a essere maliziosi, che esista una frangia della popolazione che omette volutmente di citare l’articolo 11 per intero, chiudendolo a “L’Italia ripudia la guerra” e dimenticandosi che il resto recita
“come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Ovviamente l’Europa è una di quelle organizzazioni internazionali, e già da tempo abbiamo fake news che aggrediscono tali forme, come il filone, recenemente rianimato dai “portali Doppelganger”, le “fabbriche del falso internazionale”, di “Eugenfor gendarmeria straniera di robot assassini che uccidono e torturano i cittadini per la pace”.
Nel costituzionalizzare il ripudio all’offesa viene costituzionalizzato il dovere alla difesa.
L’Italia, che non ha un esercito di “Sturmtruppen” col “joystick della Playstation” insomma non colpirà mai per prima ma non starà lì a guardare alleati colpiti da organizzazioni e stati poco ligi.
Sarebbe come dichiarare, del resto, che il “Leviatano di Hobbes”, la teoria istituzionalizzata in ogni ordinamento per cui l’esercizio della forza spetta allo Stato ed alle forze di polizia e militari, comporta che il cittadino possa assistere senza intervenire ad ogni forma di violenza dichiarando al derubato, al percosso e alla vittima di violenza “Io non posso intervenire perché sono per la pace, casomai ti chiamo la polizia se sopravvivi”.
Non è esattamente così.
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