Shadow's Play

La stravagante macchina delle mascotte retro in cartoni e fumetti

In questo episodio della nostra rubrica sarebbe un goal a porta vuota parlare di cartoni animati e serie TV ispirate ai videogiochi. Sappiamo già che esiste un assurdo cartone animato di Legend of Zelda e un film e diverse serie televisive dedicate a Super Mario e i suoi amici.

Ma quando si cerca di creare mascotte e personaggi per le console? I risultati sono a tratti dimenticabili, a tratti ricordati ma assurdi.

Un Videogioco per Kevin – Captain N, the GameMaster

Captain N, the GameMaster (1989) deve il suo nome italiano (“Un videogioco per Kevin”) alla convenzione tipica degli adattamenti Italiani degli anni ’90 in cui si riteneva che la mente dei bambini fosse troppo impressionabile dalla lingua di Albione e si preferiva la didascalica struttura “Un X per Y” (con Dragon’s Lair divenuto Una spada per un cavaliere, Legend of Zelda divenuto Un Regno Incantato per Zelda e cose meno videoludiche come Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempoPetali di Stelle per Sailor Moon).

Ma il concetto è lo stesso: bisognava dare una mascotte al NES, console invero all’epoca verso la chiusura del suo ciclo vitale col lancio un paio di anni dopo (in Giappone un anno dopo) del suo successore, il FamiCom.

L’oggetto del desiderio di Capitan N: buona fortuna Lana, ne avrai bisogno

Si decise di creare così un vero e proprio supereroe urbano, con tutte le caratteristiche dei supereroi dei fumetti della Silver Age of Comics (dal 1956 agli anni ’80, con la morte della stessa coincidente con l’evento DC Crisi sulle Terre Infinite dove la produzione letteraria della casa fu ristrutturata e rinnovata).

Abbiamo quindi un giovanotto con un nome offensivamente allitterativo, Kevin Keene (ricordiamo che la Silver Age ci aveva donato nomi come Peter Parker, Bruce Banner e la Golden Age nomi come Lex Luthor, Clark Kent e Lois Lane..), un teenager americano benestante, dall’aspetto di uno jock, l’atleta abile negli sport con l’eterno giubbotto della squadra del liceo, l’aria da belloccio atletico e i modi suadenti, ma l’anima del nerd, detentore del suo NES di ordinanza e di tutti gli accessori più stravaganti, compreso il NES Advantage, costoso joystick arcade per la console.

Nel primo episodio un Kevin Keene ancora interpretato da un attore umano viene spedito di malgarbo dalla madre, stereotipicamente intenta a interrompere le avventure videoludiche del figliolo, a gettare l’immondezza.

Il nostro improbabile eroe coi suoi improbabili sodali

A questo punto Kevin Keene è grossomodo l’equivalente del ragazzo americano a cui Nintendo è riuscita, nonostante i dazi, a rivendere una Switch 2 con tutti i controller vintage prodotti dalla casa, compreso l’appena uscito controller a forma di VirtualBoy, tragicomico fallimento diventato oggetto di collezionismo, nonché gli accessori più sciagurati (e magari due caricabatterie e tre custodie che “non si sa mai”), nonché munito di una madre di ordinanza pronta a tutto per impedirgli di perdere diottrie “col Nintendo”.

Il nostro improbabile eroe trova un teletrasporto in cortile, la Warp Zone, che lo trasporta a Videoland, una magica terra dove vivono tutti i personaggi dei videogames Nintendo più uno, la Principessa Lana, un incrocio tra tutte le princpesse Nintendo all’epoca note e con tratti somatici di tutte e tre (il corpo della Principessa Peach di Mario, un viso simile a quello della Principessa Zelda dell’omonima saga, l’aspetto e il portamento della Dea/Principessa Palutena di Kid Icarus) e una moderna ragazza degli anni ’80, dalla personalità forte e volitiva e poco incline a vivere come una damigella in difficoltà.

La stessa gli rivela di essere niente poco di meno che una combattente per la libertà, intenta a battersi per la salvezza di Videoland dopo che la crudele Perfidia (Mother Brain, uno dei nemici storici di Samus Aran in Metroid ribattezzata da adattatori che, come al solito, evidentemente non avevano mai giocato con un NES ed erano finiti ad adattare uno spot per lo stesso…) aveva bandito il suo regale padre in un universo specchio e spinto alla fuga suo fratello, un “secchione” stereotipato e privo di coraggio.

Se aggiungi un paio di scaldamuscoli da video di fitness di Jane Fonda ottieni gli anni ’80 in una immagine

Kevin Keene e il suo cane Duke diventano dei cartoni animati, almeno agli occhi dello spettatore: la storia rende chiaro che lui e Duke si vedono come pixellati eroi dei videogames e vedono come tale la Principessa Lana, che senza frapporre ulteriori indugi gli dichiara che una antica profezia vede Kevin diventare Capitan N il Signore dei Giochi, un essere di immondo potere che diventerà il paladino di Lana e dei suoi eroici guerrieri (altri personaggi presi dai giochi Nintendo) per sconfiggere Perfidia.

Lana peraltro aggiungerà che il buon Kevin è ora intrappolato nel suo regno e non potrà tornare nella dimensione terrena finché non avrà salvato Videoland. Ovviamente, essendo un adolescente belloccio, fissato coi videogame e fortemente ingrifato come solo un adolescente americano in una serie americana sa essere, il buon Kevin accoglierà la notifica di un sequestro di persona da parte di una principessa piuttosto volitiva, fortemente affascinante e decisamente single con circa un paio di minuti di scoramento e tre stagioni di avventure in continenti di Videoland ispirati ai giochi principali della Grande N nei quali l’affascinante principessa passerà dal chiedersi perché la Ultimate Warp Zone le abbia buttato in casa un adolescente americano arrapato come un bufalo cafro al ritenere che non sia mai esitito al mondo eroe più grande di Capitan N the GameMaster.

E comunque l’assurdo gnomo verde doveva essere fatto così

I “poteri” di Kevin sono letteralmente riassumibili in essere un miserabile spottone per la console della casa. Egli può usare lo Zapper, la pistola ottica del NES come una pistola laser per sparare ai suoi nemici e può muoversi a velocità aumentata, saltando più in alto del solito e slittando di lato, ma solo premendo i tasti sul gamepad del NES, quello progettato da Gunpei Yokoi, tecnicamente azzerando il vantaggio tattico in riflessi perché per muoversi deve fisicamente allungare la mano e premersi la fibbia dei pantaloni manipolandosi come il personaggio di un videogioco.

Grazie al pad può (infrequentemente) mettere in pausa i suoi nemici, ma il suo Pad/Fibbia anticipa sì il concetto di Pad Wireless, ma per creare tensione narrativa ha otto led sulla parte superiore (ironicamente, ora Nintendo vende dei Pad Wireless stile NES per Switch e Switch 2, che nello stesso punto in cui il Pad di Kevin ha otto led ne ha quattro, e che indicano il numero del giocatore e non lo status batteria, visibile direttamente dalla console) ma con una durata che a seconda della necessità narrativa va da “intere puntate” a “si scarica non appena Lana osserva il pacco di Kevin con disapprovazione”.

Ovviamente ogni supereroe di quegli anni ha un Super-Team, e Capitan N ha ereditato il team di Lana, dove Megaman per motivi misteriosi viene disegnato come uno gnomo deforme, Simon Belmont (l’eroe di Castlevania) non è più un eroico cacciatore di vampiri ma un confuso latin lover attirato dalle grazie di Lana e del tutto inetto, Kid Icarus (Pitt) è un putto sensibile riguardo alla sua minuta statura e “l’uomo sulla sedia” è GameBoy, un GameBoy parlante da poteri di alterazione della realtà così potenti che ovviamente, non userà quasi mai se non per ricaricare il pad di Kevin, odiato persino dagli autori della serie.

I bozzetti di GameBoy, da geniale invenzione a personaggio che neppure gli autori volevano in giro

Ed ogni superteam ha i suoi supernemici, un’alleanza della citata Perfidia, Melanzana (nemico di Kid Icarus), Dr. Wily (il nemico storico di Megaman) e King Hippo (pugile ostile di Punch-Out!!) assistiti dai cattivi dei videogames.

A parte il suo equipaggiamento e i suoi (invero non eccessivi) poteri Kevin ha un enorme vantaggio rispetto al resto del Team N: laddove ogni singolo eroe ha piena conoscenza solo della sua sezione di Videoland e dei suoi cattivi, Kevin avendo sprecato la sua intera esistenza terrena dinanzi ad un monitor conosce tutti i trucchi per trionfare in ogni gioco.

Ci sono voluti solamente 29 anni e 60 euro circa, ma gli aspiranti Kevin Keene di tutto il mondo hanno potuto avere un autentico controller NES marchiato Nintendo con dei led in cima

Rendendolo di fatto la fantasia di potere del giocatore a casa che sogna di ottenere come ricompensa per l’azzeramento della sua vita sociale il sequestro da parte di una bella principessa: l’interruzione della serie rende però il suo destino incerto, già messo in forse dalla continuity altalenante.

Se nella prima serie infatti Kevin viene descritto come eroe per caso, non voluto da Lana e scelto dalla profezia e dalla Warp Zone, col proseguire delle serie Lana si intesterà la scelta di Kevin, dichiarando che lo stesso non avrebbe davvero bisogno di trionfare per tornare a casa, ma se andasse via prematuramente perderebbe per sempre ogni ricordo di Videoland, rischio che i due non sono disposti a correre.

Una serie a fumetti colmerà un ulteriore buco di continuity: Perfidia esiste come il resto degli abitanti del mondo di Metroid, tra cui la bionda amazzone moderna Samus Aran, che però è un’alleata della Principessa poco apprezzata in quanto anche lei intenta a entrare nelle grazie di Kevin Keene.

Segata Sanshiro, l’eroe che SEGA ha creato e il mondo scordato

Nintendo aveva quindi accanto a Mario Capitan N.

SEGA ebbe nel 1997 Segata Sanshiro, di cui abbiamo parlato abbondantemente qui.

Segata Sanshiro esisteva in una serie di spot, che combinati raccontano una storia, pubblicati sulle TV Giapponesi dal 1997 al 1998. E credetemi se vi dico che se la storia di Kevin Keene vi sembra un trip in acido, quella di Segata Sanshiro vi sembrerà ancora peggio.

A partire dal nome e dall’aspetto. Segata Sanshiro non esiste in cartone animato, ma solo in live action, interpretato da Hiroshi Fujioka, famoso attore noto per aver interpretato anche l’eroico Kamen Rider, paladino della giustizia in lotta contro una malvagia associazione criminale che l’aveva trasformato in un potente cyborg.

Ma lo scopo di Segata Sanshiro era palese, poco eroico e scrito nel nome. “Segata Sanshiro” è infatti un intraducibile gioco di parole omofono del suo motto “SEGA Satarn…shiro!” traducibile con

“Tu devi giocare col SEGA Saturn!!!”

Laddove Kevin Keene era sostanzialmente un ragazzo americano investito da una profezia dal ruolo di eroe, Segata Sanshiro nasce come eremita vestito da Karateka con un SEGA Saturn enorme sulla schiena con lo scopo di cercare tutti i ragazzini del Giappone e costringerli fisicamente e sotto minaccia di brutale violenza fisica a giocare col SEGA Saturn.

E non è una battuta. I primi spot vedono scene improbabili come Segata Sanshiro osservare un gruppo di ragazzini felici che giocano a baseball per poi cominciare a percuoterli selvaggiamente obbligandoli a tornare a casa e diventare gamers.

Questo è uno dei momenti più normali della vita di Segata Sanshiro

Col tempo le atmosfere diventano sempre più da trip in acido: Segata Sanshiro in uno spot successivo si sposta in una discoteca dove i giovani adulti “vengono traviati dai frivoli piaceri dell’alcol e della carne” e, avrete capito, massacra ferocemente anche loro percuotendoli con violenza per punirli della loro frivolezza e spingerli a chiudersi a casa coi videogames.

Ulteriori avventure di Segata Sanshiro lo vedono dimostrare la sua prodezza fisica pattinando a piedi nudi, compiendo un’home run prendendo a calci la palla da tennis, nonché anche lui, come un Capitan N decisamente più violento e psicopatico, fare incursioni nel mondo dei giochi SEGA.

Ad esempio prendendo a calci gli zombies di House of the Dead per poi rendersi conto che “non sono umani” per poi sedurre la bella Sakura Shinguji, protagonista della saga sci-fi fantasy distopica Sakura Taisen e fanciulla in grado di pilotare in un 1918 alternativo potenti robot extrasensoriali a vapore contro l’invasione dei demoni in Giappone.

Riassunto dell’episodio: i giovani brutalmente percossi nella foto volevano giocare a Baseball in cortile. Segata Sanshiro voleva andassero a giocare col SEGA Saturn

Segata Sanshiro dimosterà una pletora di superpoteri ispirati ai miti Giapponesi, come la capacità di scindersi in cloni presa da Son Goku, non quello di Dragonball ma il mitico Re delle Scimmie, si improvviserà pompiere ma sarà licenziato in tronco perché anziché salvare vite umane promuove il SEGA.

In poco meno di due anni di avventure Segata Sanshiro si munì anche di una sua colonna sonora/manifesto musicale tesa a rendere chiari agli spettatori le sue idee e riassumere i lunghi mesi di avventure televisive, con strofe dal trash leggendario come

Egli è l’uomo solitario che ha dedicato la sua vita ai videogames
Oggi torna per noi
Punirà coloro che non giocano con dedizione
E i loro corpi fracassati non dimenticheranno la lezione
(Coro) Segata Sanshiro, Segata Sanshiro… Devi giocare con SEGA Saturn (NdT: Vedi gioco di parole citato precedentemente tra Segata Sanshiro e Sega Satarn… shiro!)

Loro (NdT: i giovani) giocano a tennis, cantano al Karaoke, hanno flirt nei club… possibile non ci sia qualcosa di più serio da fare?
Tutti coloro che non giocano con maturità saranno messi a dura prova, nel loro cuore da
Segata Sanshiro, Segata Sanshiro… Devi giocare con SEGA Saturn

(voce di Segata) “Giovanotti… non c’è qualcosa nella vostra vita a cui dedicare anima e corpo? Qualcosa a cui legarvi così tanto da mettere a rischio la vostra stessa esistenza? Dovete giocare col SEGA Saturn! Finché non si spezzeranno le vostre dita! Finché non si spezzeranno le vostre dita…

Anche se si dedicano al sesso ed ai vili piaceri momentanei (NdT: le traduzioni occidentali diffuse tendono a tradurre erroneamente “Setsuna no kairaku” con “piaceri della carne”, ma la traduzione corretta è “piaceri del momento”)
le loro anime resteranno vuote

Per questo lui cercherà
chi non si immerge nel mondo del gaming estremo

E i loro corpi saranno percossi con brutalità!

Segata Sanshiro, Segata Sanshiro… Devi giocare con SEGA Saturn

Le nuvole bianche volano nel cielo blu. E il sangue scorrerà fumante nel mondo del gaming.
Perché tutti coloro che si arrenderanno a mezza strada saranno percossi con brutalità
e il loro corpo non dimenticherà

Segata Sanshiro, Segata Sanshiro… Devi giocare con SEGA Saturn

Al contrario di Capitan N, le vicende di Segata Sanshiro avranno una conclusione.

La fine di Segata, il moderno inizio

Dopo il fallimento del Dreamcast, un ultimo spot mosterà Segata Sanshiro immolarsi per intercettare un missile lanciato da non meglio specificati rivali (Nintendo) verso la sede della SEGA, dirigendo il missile nei cieli per morire. Segata Sanshiro, che aveva avuto anche un videogame ispirato alle sue scelte, farà diverse apparizioni non canon in diversi media, compreso un fumetto basato su Sonic the Hedgehog per ringraziarlo di aver preso il suo posto come mascotte, ma un inizio canon in una saga moderna.

Nella nuova saga di spot lanciata in piena pandemia, nel 2020, verrà rivelato che Segata Sanshiro ha fatto in tempo ad ingravidare una donna vestita di rosa (probabilmente, Sakura passata nel mondo reale) generando Sega Shiro, adolescente ottimista e col pallino del retrogame, enciclopedia vivente di tutto quanto prodotto da SEGA dalla Zillion Gun (ci arriviamo) al Dreamcast, interprtato dal reale figlio di Fujioka, ammirato dai suoi compagni per la sua enciclopedica conoscenza delle console retro di SEGA.

Amore del papà suo

In un’ultima onirica avventura Sega Shiro verrà picchiato a sangue da Sega Hatan-Shiro (gioco di parole con “Fallisca SEGA!!”), nemico mascherato che insulta la memoria del padre fino a convincere Sega Shiro a rialzarsi e vincere.

Hatan rivelerà di essere Segata in incognito, che voleva assicurarsi coi suoi soliti metodi non troppo Montessoriani che il figlio fosse pronto a rappresentare una nuova SEGA, non più ditta di console ma impero mediatico dell’intrattenimento a tutto tondo.

Chiederà quindi allo stesso di lanciarlo con una mossa di Judo su Saturno da cui potrà vegliare su di lui e la Compagna del Futuro.

Ma non è la prima volta che SEGA trasforma un gimmick assurdo in qualcosa.

Zillion: l’anime con la Light Phaser intorno

Non è infatti la prima volta che SEGA crea improbabili eroi a scopo promozionale. Prima del Master System, nel 1987, SEGA cercò di vendere un gioco attualmente in voga tra i giovani, ovvero il Laser Tag. Per i giovani di oggi, ricorderemo che era l’alternativa pulita e postmoderna del paintball: anziché spararsi addosso vernice, i giovani si colpivano con delle pistole ottiche in modo da accendere segnalini legati ai loro petti ed evitare di ammaccarsi con pallini di vernice troppo duri, verniciarsi ovunque e far arrabbiare i loro genitori.

SEGA vendette quindi le sue Zillion Gun, e commissionò ad una ditta fuoriuscita dalla Tatsunoko dove aveva lavorato Amano ed esperta di Supereroi una storia futuribile con improbabili eroiche mascotte, ovvero Red Photon Zillion.

La Zillion Gun originale

Nella storia un gruppo di due eroici ragazzi e la solita bella ragazza (Apple) tirata a rimorchio perché tutti i team di eroi giapponesi dovevano avere una fanciulla succedenea di una inesistente di fatto parità tra sessi scoprono tre fantastiche pistole da Laser Tag marcie create da una antica razza di alieni, chiamate Pistole Zillion (non a caso) con la quale difendere la loro colonia spaziale da alcuni alieni ancora più cattivi e inca**osi il cui scopo era uccidere i terrestri.

Alieni, tipica razza codarda e supertiziosa atterrita dalle strane pistole da Laser Tag: ovviamente i coloni di Maris, il pianeta noto come “La Seconda Terra” affideranno le tre pistolette da Laser Tag al trio J.J., Champ ed Apple per mandare i giovani a sconfiggere l’impero dei malvagi.

Apple, davanti alla consapevolezza di essere stata mandata al fronte con una pistola da Laser Tag con tanto di pacco batterie esterno col filo…

Le pistole Zillion, oltre che uno spottone per il gioco da Laser Tag, vengono descritte come armi generate da una magica energia senziente costruite intorno ad un nucleo centrale: questo consentì all’inizio della serie di creare ben due giochi per il SEGA Master System, ironicamente nessuno compatibile con la Light Phaser e di riconvertire le scocche delle Zillion Gun nelle Light Phaser, le pistole ottiche del Master System “rivali” della Zapper di Kevin.

L’unica differenza estetica tra le Zillion Gun e le Light Phaser è nel cavo: le Zillion Gun terminano tutte col sistema “zillionico”, ovvero il triste pacco batterie alcaline legato alle braghe del trio dei protagonisti/supporter e ricaricato da una simpatica mascottina volante, con possibilità (nella vita reale) di attaccare un segnapunti luminoso per rendersi ancora più ridicoli, le Light Phaser hanno un connettore standard Atari che prende energia elettrica dal Master System e restituisce l’input del tasto di sparo collegato direttamente alla linea dedicata al tasto A sui pad.

Gli eroi della serie

Tale caratteristica consentirà di inserire nella serie un momento in cui gli alieni ostili riusciranno a danneggiare una delle tre Zillion spingendo gli eroi a ricostruire le scocche delle tre pistole, introducendo nuove armi meno realistiche e anticipando la scocca del Menacer, il successore della Light Phaser creato per il Mega Drive, nonché introducendo il concetto di pacco batterie interno.

La Light Phaser, basata sulla stessa scocca della Zillion Gun, ma col cavo Atari al posto del pacco batterie

Zillion si chiuderà con un film direct-to-video parodia/citazione del film Street of Firechiamato Burning Nights: dopo che i Cavalieri Bianchi hanno salvato il mondo, popolarizzato tra i giovani il Laser Tag e la Light Phaser e fatto rodere il fegato a Capitan N the GameMaster, si sono riciclati biecamente come cantanti pop, ottenendo però di attirare un altro branco di cattivoni intenzionati a rapire la bella April, ora vocalist della banda.

Resterà ai sue eroi rimasti, il jack of all trades J.J. e l’energetico Champ il compito di tirare fuori le loro Zillion Gun dall’armadio e tornare a sparare cattivacci con delle tristi pistoline da Laser Tag per recuperare la loro amica/vocalist/possibilità reddituale.

Capitan Zilog

Nel 1979, in piena mania per la tecnologia, anche Zilog si munisce di un suo eroe. Parliamo del programmatore Nick Stacey che, ovviamente, guardando un monitor CRT che si illumina di una luce eterea e strana decide di toccarlo ed essere risucchiato nel Cyberspazio, dove riceverà in dono un processore Zilog 80 che lo renderà un supereroe.

Così, de botto, senza senso (cit).

Ricordiamo che la fidanzata di Capitan Zilog aveva già capito di essere intrappolata nello stunt pubblicitario più triste di sempre e noi qui a bullarci di Deadpool…

Tempo poche ore e Nick si troverà in un improbabile e tamarro costume colorato a scazzottarsi con villain ancora più improbabili, salvo poi sconfiggere despoti alieni del calibro del dottor Diabolicus facendo loro un lunghissimo e improbabile predicozzo sulle capacità tecniche dei processori Zilog (con tanto di appello al lettore con caratteristiche tecniche e costo) che solitamente li spingeva a ragequittare dalla noia mentre l’avvenente fidanzata di Nick mangiava la foglia definendo il tutto una improbabile manovra commerciale, con una mossa di metafumetto che oggi stenteremmo a trovare anche in Deadpool.

Nonostante lo stile a dir poco naif, Capitan Zilog non era la creazione dell’ultimo degli stron*i, anche se ci somigliava assai, ma aveva alle spalle la leggenda del fumetto Joe Kubert.

Arrivano i Tandy Whiz Kid

Mentre al cinema Superman e la sua giovane gugina Supergirl divertono grandi e piccini, nel 1980 entrambi erano costretti a schierarsi nel trilaterale Apple-Commodore-Tandy col perdente Tandy.

Nella prima di due storie il Maggiore Disastro, vecchio nemico di Lanterna Verde, deciderà di combattere Metropolis usando della Kryptonite per instupidire Superman, da tal punto da spingere il supereroe a ritrovare la sua intelligenza facendosi guidare da un microfono stile Ragazza di Non è la Rai da un branco di giovani adolescenti armati del loro TRS-80, che avevano precedentemente impressionato Superman con la loro capacità di scrivere programmi per convertire le unità di misura.

Ridateci Capitan Zilog

Sarebbe bastata una stracavolo di calcolatrice, ma ormai Superman era persuaso e la storia fu affidata al duo Cary Bates e Jim Starlin, quest’ultimo che un giorno sarebbe passato dal disegnare un branco di scappati di casa armati di un TRS-80 (rivale del Commodore 64) a disegnare Thanos.

In una storia successiva i due giovinetti Shanna ed Alec aiuteranno la povera Supergirl a non farsi sequestrare da Lex Luthor, lasciandole tempo per spiegare visibilmente eccitata al lettore perché anche i cattivi usano Tandy e per l’effetto se avevate un Commodore PET a casa (ricordiamo, il VIC20 arriverà in commercio solo nel 1982 e questa storia era del 1981) eravate probabilmente figli della mer*a e chiuderanno le loro avventure nel mondo DC Comics nel 1982 con una storiella in cui, dopo aver visto la loro insegnante di matematica gettare i libri di testo per sostituirli ottimisticamente con dei Tandy collegati in rete, useranno gli stessi per aiutare Wonder Woman a sconfiggere Lex Luthor, ottenendo il titolo di supereroi come i Computer Masters of Metropolis per poi essere sbattuti fuori a calci nel sedere dalla continuity e finire i loro giorni in una miniserie di Archie Comics.

Ma tutto questo non poteva prepararci al livvello di assurda serietà di Atari Force.

Arriva Atari Force: come l’Epifania

Arriva Atari Force, e come l’Epifania tutte le feste si porterà via.

Siamo nel 1982, ed una Atari ormai arrivata alla canna del gas commissiona un fumetto da allegare nei videogames Defender, Berzerk, Star Raiders, Phoenix e Galaxian.

Nasce Atari Force, dove ATARI sta per Advanced Technology and Research Institute: nell’allora futuro del 2005 la Terra è stata sconvolta dagli effetti del cambiamento climatico (tema già percepito all’epoca, contrariamente a quanto pensano i complottisti) e un gruppo di improbabili eroi parte per la volta celeste alla ricerca di un nuovo pianeta che i terrestri potranno chiamare casa.

Notare il logo Atari sul petto dei personaggi, in un mondo dove l’Atari VCS non esiste

Due anni dopo la storia avrà un sequel, in cui i figli degli eroi della prima Atari Force (mentre la vera Atari ormai era decisamente decotta…), venticinque anni dopo la prima missione, saranno chiamati a sconfiggere un antico nemico dei loro predecessori in una sarabanda di bizzarri personaggi, mutanti e alieni in un mondo che non crede più negli eroi e pensa che semplicemente stiano esagerando la minaccia che sta piombando dritta sull’universo.

Anche Atari Force ebbbe scrittori di peso, come Gerry Conway, Elliot S! Maggin e Keith Giffen, cocreatore di Rocket Raccoon che non riuscì a salvarsi dal creare un enorme spottone commerciale per una ditta produttrice di videogames ormai incapace di rinnovarsi.

Se il crollo di Atari aveva cambiato per sempre il mondo dei dei videogame, Atari Force si suppone aver cambiato per sempre il mondo dell’intrattenimento crossmediale.

Di fatto Atari Force è il motivo per cui esiste questo articolo: il tiro salvezza del genere “fumetti promozionali” che ha mostrato ad una generazione come vendere “il fumetto promozionale del videogioco X” non dovesse essere una litania di noiosi dati da volantino come Capitan Zilog o un “fumetto educativo” noioso come guardare la vernice che si asciuga sui muri al pari delle avventure dei Tandy Wiz Kid, ma essere un fumetto interessante, divertente e con temi anche adulti (nella seconda serie, gli eroi mutanti e alieni di Atari Force affrontano anche lo spettro della discriminazione da parte dei terrestri che dovrebbero difendere) piazzando un po’ di product placement sfacciato ma legato alla trama.

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