Editoriale

La foto del Papa col piumino è un fake e voi avete un problema

La foto del Papa col piumino è un fake e voi avete un problema. Noi abbiamo un problema. Tutti abbiamo un problema, ma il nostro problema è diverso dal vostro.

La foto del Papa col piumino è un fake e voi avete un problema

Il vostro problema è che l’attitudine dell’utente medio alla condivisione compulsiva potenziata dall’eterno “La notizia è su Internet quindi non c’è alcuna ragione per cui sia falsa” si mescola ora alle meraviglie della CG.

Il nostro problema è che noi continueremo a fare fact checking ma il numero di persone tra voi che cascheranno nelle bufale aumenterà causando un aumento del numero di persone pronte a vomitare insulti e rabbia verso chi come noi fa loro notare che hanno torto.

La foto del Papa col piumino è un fake e voi avete un problema

L’occasione per questa riflessione è l’ormai celeberrima, anzi infame, “foto del Papa col piumino da trapper”.

Foto pubblicata su Reddit col titolo “Papa che drippa”, dove “Drippare” nel linguaggio dei trapper significa “Essere vestito con classe, stile”. Foto nata esattamente come potete sospettare.

Una bella mattina di un paio di giorni fa qualcuno ha interrogato Midjourney, nota intelligenza artificiale creatrice di foto “più vere del vero” purtroppo scoperta da bufalari di mezzo mondo chiedendo una immagine del “Papa che drippa”.

Ne è uscita una con un angolo che camuffa benissimo i problemi tipici delle foto in Computer Graphics, difetti che le prossime generazioni dell’algoritmo risolveranno, come gli occhi distorti e le mani disegnate male.

La foto è diventata così virale che il giornalista 35enne Joel Golby si è pubblicamente flagellato e scusato per averci messo più di qualche minuto per capire di essere davanti ad un falso “più vero del vero”.

Ma lui almeno si è scusato.

Ecco il vostro problema

Arriviamo ora al vostro problema. Lì fuori, tra voi, c’è gente che ha creduto, più volte, alla foto “Moon Stupendo” che raffigura una luna enorme fatta in CG.

C’è gente che ha scambiato la foto di una fetta di salame piccante per Proxima Centauri ed ha deciso di ricoprire di insulti e accusare lo scienziato burlone di essere un “truffatore” degno di essere privato di ogni pubblico incarico per non ammettere di essersi rifiutato di controllare prima di condividere.

Esistono lì fuori persone pronte a scrivere fiumi di parole agli “immortali fratelli Sasha e Masha“, in particolar modo la sorella, attratti dall’avvenenza di una figura femminile con un numero variabile di dita, gli occhi a volte strabici a volte privi della luce della vista malamente incardinata in sfondi psichedelici.

C’è gente che ha creduto alla foto di Putin in ginocchio davanti a Xi Jinping.

E c’è gente che ci ha segnalato la galleria di foto di “Trump arrestato”, satira creata con Midjourney ma scartando accuratamente le foto peggiori in modo che sembrasse verosimile: e da molti condivisa come tale.

E c’è gente che davanti alla simpatica burla di Kawasaki che ha annunciato “una moto così bella che i Fact Checkers non potranno che dichiarare una bufala” hanno deciso di affollare i commenti della nota casa di motociclette ricoprendoci di minacce e ingiurie.

Il fantastico mondo del Web 3.0 è infatti pieno di inganni sempre più perfetti (si passa dal goffo fotomontaggio in Photoshop vintage alle meraviglie della tecnologia) in mano a persone che a forza di essere rintronate dall'”Uno vale uno” considerano la sola idea che qualcuno ne sappia più di loro e voglia aiutarle come un oltraggio alla loro persona.

“Correggi un sapiente e ne farai un amico. Correggi uno stupido e ti sarai creato un nemico per il resto della tua vita

Recita un antico adagio.

Se già davanti al goffo fotomontaggio di Fontana ci siamo trovati l’inverecondo e triste spettacolo di gente pronta a minacciare di “toglierci il like”, immaginate lo scenario quando decine, anzi centinaia di foto come la foto del Papa col piumino si diffonderanno per la rete e noi dovremo correggerle.

Perché qualcuno ci chiederà di farlo, e qualcuno difenderà il suo diritto al “falso più vero del vero” elevando la post-verità a forma d’arte.

Anzi, a stile di vita.

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