Dopo tanta storia dell’informatica, nella rubrica retro torniamo all’intrattenimento retro per un tocco degli anni ’80, le avventure di KITT, per gli italiani “Supercar”, per gli inglesi Knight Rider.
Knight Rider aka Supercar: l’auto del futuro negli anni ’80
Veicolo da record, padre del tropo letterario “gli europei amano David Hasseloff”, in quanto la serie è stata amatissima in Italia, Germania e dintorni lanciando la carriera dell’attore e mattatore di Baltimora (diventato cantante in Germania cementando il tropo),
Ma parliamo dalla mente dietro Knight Rider, l’eclettica intelligenza di Glen Albert Larson
Larson ha cominciato la sua carriera come cantante pop nel gruppo The Four Preps, facendo una apparizione nel film I Cavalloni del 1959.
Film che in originale ha un titolo che suona molto meno come un bizzarro doppio senso: si tratta dell’apparizione cinematografica di Gidget, la “piccola ragazza dalle grandi idee”, romanzo di formazione dove una adolescente minuta quanto spigliata ed energetica (Francine detta gidget, quasi intraducibile soprannome per “nanerottola”, essendo minuta e bassina, ispirata da Kathy, la figlia dello scrittore Frederick Kohner) scopre la cultura surfer e impara a dominare le onde incontrando il suo primo amore.
The Four Preps, gruppo con Glen Larson
Larson ovviamente non si ferma a fare il coretto nelle storie d’amore, ma entra nel mondo della sceneggiatura: dopo essersi fatto le ossa sul set di Il Fuggiasco (1963), storia di un uomo ingiustamente accusato di un crimine mai commesso che investiga sul vero responsabile e su L’uomo da sei milioni di dollari (1974), storia che non ha bisogno di presentazioni, raggiunge l’apice della gloria con l’altrettanto immaginativo e importante Battlestar Galactica, fantasmagoria spaziale ispirata ad una rilettura della fede mormona cara a Larson (che avrebbe voluto chiamare la serie L’Arca di Adamo per essere poi convinto a puntare sull’aspetto spaziale, reso popolare dal derby nerd Star Wars/Star Trek) in cui un gruppo di esseri umani in un mondo futuro cercano di tornare al pianeta Terra insidiati dai terrificanti Cyloni, potenti robot alieni ostili creati da una estinta razza rettiliana anche essa discretamente ostile.
Un Cylon, notare l’occhio elettronico uguale a quello di KITT
Non è un caso essere passati di qui: come vedremo, il benevolo veicolo-robot KITT e i Cyloni hanno decisamente qualcosa in comune.
Larson si riciclerà sfondi e ambientazioni per una serie dedicata all’eroe galattico Buck Rogers, si sposterà nel mondo dei gialli con una serie ispirata ai detective adolescenti Nancy Drew e i Ragazzi Hardy, per poi, infine, fondere detective e fantascienza nel punto di arrivo di questa introduzione e nel finale di questo prologo, ovvero Knight Rider nel 1982.
Knight Rider in un certo senso è il figlio delle opere di fantascienza di Larson e delle sue detective story. La storia la conoscete tutti: il miliardario Wilton Knight, stanco del crimine e dell’impotenza della polizia, mette a disposizione la ricchezza delle Industrie Knight per creare una fondazione chiamata FLAG, “Fondazione per la Legge e l’Ordine nel Governo”, il cui scopo è fermare il crimine dove la polizia non può arrivare.
Raccoglie un poliziotto ferito a morte da una affascinante spia e lo fa curare e rimettere in sesto. Il poliziotto Micheal Long riceve la nuova identità di Michael Knight (e la faccia da gran seduttore di David Hasseloff, già improbabile eroe spaziale in Starcrash – Scontri stellari oltre la Terza Dimensione del 1978 al fianco di una scosciatissima Caroline Munro, nonché una inguardabile giacca di pelle di bufalo) e riceve in eredità dall’ora morente Wilton il supporto di Devon Miles, amico di Wilton e direttore di FLAG, il supporto dell’astuta e affascinante ingegnere e meccanico Bonnie Barstow (evidentemente le risorse economiche di FLAG sono limitate da quelle di Larson, dato che nello staff i ruoli tendono a sovrapporsi non poco…), sostituita da April Curtis nelle stagioni successive.
L’assurdo giubbone di pelle di Micheal Knight
April e Devon forniscono a Micheal Knight un nuovo partner: una Pontiac TransAm nera di nome KITT, Knight Industries Two Thousand, un veicolo senziente dotato di intelligenza artificiale (inizialmente concepita come IA per uso stazionario, ma poi rimaneggiata per dar vita ad un possente veicolo), una personalità da “sbirro serio” per far da contraltare allo “sbirro scanzonato” Micheael, uno Smartwatch ante litteram per comunicare a distanza, un’iconico cruscotto con delle barre colorate che si illuminano a ritmo delle parole della macchina, una pletora di monitor CRT (all’epoca l’ultimo grido della moda nelle automobili, anche se in realtà i display nelle auto non presero piede prima del ventunesimo secolo) e il dinamico duo, l’intelligenza artificiale e l'”Uomo che non dovrebbe esistere” passano il resto degli episodi a risolvere misteri (entrambi) e sedurre donne bellissime (David Hasseloff).
KITT è una vera e propria “auto del futuro” sin dal nome, che letteralmente significa “Prodotto del 2000 delle Industrie Knight”. Come abbiamo visto è munita di navigatore a display in un’epoca in cui averne uno costava un terzo di valore dell’auto e non essendo diffusi i GPS dovevi tarare il punto di partenza a mano, una particolare placcatura che la rende del tutto indistruttibile a tutto tranne ad alcuni acidi e all’esposizione prolungata alla salsedine, sensori che simulano quattro dei cinque sensi umani (manca all’appello solo il gusto per ovvi motivi), laser, un piccolo laboratorio mobile, sistemi per prendere il controllo di dispositivi elettronici vicini, razzi e turbo boost.
La caratteristica più iconica di KITT è presa di peso da Battlestar Galactica: una barra frontale simile all’occhio elettronico dei Cylon dall’iconico rumore che i fan della serie ricorderanno, una striscia di led che si illuminano dando l’illusione di un segmento luminoso che fa avanti e indietro sul muso che Larson voleva perché KITT sembrasse viva anche senza, ovviamente, essere un attore in grado di respirare.
Letteralmente Micheal Knight col pizzetto
Nonostante la serie segua la struttura del “cattivone della settimana”, alcuni nemici ricorrenti vengono introdotti per vivacizzare la serie, come Garthe Knight, vero e proprio “Gemello cattivo” di Michael (letteralmente David Hasseloff col pizzetto finto, negli anni ’80 tipico dei “gemelli cattivi”, ereditato da un episodio di Star Trek del 1967, Specchio Specchio in cui il capitano Kirk incontra un universo dove il bene e il male sono invertiti e lo Spock malvagio ha il pizzetto…) in quanto il figlio malvagio di Wilton la cui faccia era stata usata come ispirazione per la nuova faccia di Micheal, col suo partner Goliath, un camion privo di intelligenza artificiale ma dotato della stessa corazza molecolare di KITT.
Altro avversario ricorrente è KARR, prototipo di KITT scartato perché mentre KITT era stato programmato per difendere la vita umana ad ogni costo, KARR era stato programmato per difendere la sua integrità e quindi il suo pilota, finendo per diventare il “gemello cattivo” di KITT, veicolo omicida e pronto ad uccidere pur di preservare la sua esistenza, doppiato dal Peter Cullen voce di Optimus Prime (Commander nel doppiaggio dei Transformers dell’epoca).
Letteralmente KITT col pizzetto…
Come in molte serie dell’epoca, anche la tecnologia di KITT viene aggiornata col crescere delle conoscenze tecniche nel mondo reale: nella quarta stagione KITT viene danneggiato dall’esposizione a potentissimi acidi in grado di distruggere la sua corazza molecolare subendo l’equivalente umano di un forte trauma, e viene ricostruito per ridonargli fiducia e vigore in un nuovo corpo dotato di tecnologia ancora più fantascientifica, tra cui un paio di improbabili alettoni retrattili che avrebbero dovuto aumentare la sua velocità (anche se le leggi della fisica suggeriscono il contrario) e renderlo ancora più figo in modalità di inseguimento e un tettuccio retraibile in modo da dare al buon David Hasseloff una cabriolet per i momenti di svago.
Ovviamente anche KARR nel tempo subirà degli aggiornamenti: nel suo caso paraurti e sottoscocca grigi (l’equivalente automobilistico del pizzetto malvagio di Garthe Knight…), un “cylon” giallo al posto delle luci rosse di KITT, un voicebox lampeggiante a colori invertiti rispetto al gemello buono e un potente raggio laser in grado di penetrare la corazza molecolare.
KITT e KARR (Knight Automated Roving Robot, Robot su ruote a guida automatica Knight) hanno molte caratteristiche in comune con quello che pensiamo essere l’auto del prossimo futuro: piena di monitor touch e pulsanti per ogni cosa, guida automatica, IA di serie.
Ovviamente nel 1980 era già grasso che cola avere un piccolo CRT ma solo su modelli particolarmente costosi e fallimentari. Larson usò quindi una Pontiac TransAm, più una ventina di Pontiac danneggiate in trasporto e rimaneggiate come stunt car.
Ovviamente le auto usate furono modificate per esigenze sceniche: ad esemio la celebre “guida automatica di KITT” era effettuata da uno stuntman seduto su un sedile modificato, abbastanza basso per non essere visto nelle inquadrature, solitamente Jack Gill.
L’iconico modulatore vocale di KITT (e KARR), By Supertoni123 – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=89066057
Nella finzione KITT era munito di almeno due CRT, un complesso sistema di infotainment con video, musica, stereo e persino videogiochi per uso personale di Michael Knight e disponeva di un garage mobile in un camion guidato dalla Fondazione Knight con Devon e Bonnie sempre pronti a fornire benzina e ricambi: in realtà ovviamente esisteva un cruscotto da set assieme ad un cruscotto reale.
Si vocifera cinque esemplari del KITT originale siano rimasti in giro, più il camion mobile della Fondazione, riconvertito per il semplice trasporto veicoli e acquistato da fan che cercano di ri-riconvertirlo.
Molte persone hanno però cercato di creare o acquisire repliche, come il maker Marco Valleggi, per MVVBlog e l’attuale CEO della nuova Commodore, Christian “Perifractic” Simpson.
Del resto KITT era davvero l’auto più famosa degli anni ’80, o quantomeno si giocava il derby alla pari col Generale Lee di “Hazzard”.
Il mondo dello spettacolo, specie in Italia è strano.
Ad esempio The Lord’s of Flatbush, film del 1974 sulle avventure di un gruppo di greasers (ragazzi di estrazione umile e pettinature brillantinate), fu distribuito come Happy Days – La gang dei fiori di Pesco per capitalizzare sulla presenza di Henry Wrinkler, l’attore che interetava Fonzie inventandosi sui manifesti italiani un endorsement del personaggio di Happy Days (a sostituire un gioco di parole sui succhiotti con la richiesta di “Fonzie, quello di Happy Days” di andare a vedere il film per non essere menati da lui) salvo poi ribattezzarlo Brooklyn Graffiti con l’arrivo di American Graffiti.
Nessun Fonzie è stato maltrattato nello svolgimento di questo film
Parimenti, l’adattamento italiano inventò una parentela tra Mimì di Mimì e le Ragazze della Pallavolo e Mila di Mila e Shiro, aprendo poi al multiverso con l’esistenza simultanea nello stesso universo narrativo della versione live action di Luciana Marrabbio detta Licia e Cristina D’Avena interpretate dalla stessa persona perché il Multiverso negli anni ’80 era già un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco.
Per questo subito dopo l’arrivo di Knight Rider, fu popolarizzato il topos narrativo di esperto pilota con mezzi superiori.
Nel 1984 uscì Airwolf, serie televisiva di Donald Belisario dove il pilota Stradivarius Hawk riceve un elicottero straordinario da usare per salvare il modo dal crimine, l’Airwolf del titolo (o meglio, patteggia col governo di diventarne il pilota in cambio della possibilità di ritrovare il fratello perso in Vietnam).
Nel 1985 Street Hawk, serie che combina i temi di Knight Rider, Airwolf e dei popolari fumetti di supereroi creando il personaggio di Jessie Mach, poliziotto ferito in missione e costretto al lavoro da ufficio a cui viene offerta un’operazione per ricostruire un ginocchio malandato a causa della ferita subita a patto che si finga ancora non più abile alla guida per guidare esclusivamente il Falco della Strada, veloce motocicletta armata con numerose funzioni controllate da remoto.
Tra il fatto che il Falco non aveva una vera IA (e neanche la pletora di sensori automatici di Airwolf), ma un simpatico ometto a controllare le funzioni da remoto osservando la dashcam sulla moto di Mach, Jessie Mach aveva il fisico da lanciatore di coriandoli professionista di Rex Smith da giovane e il materiale promozionale lo accompagnava a figure femminili chiaramente meno assertive, energiche e avvenenti di Bonnie, il Falco della Strada era antesignano del meme “Mamma io vorrei KITT”, “Ma noi abbiamo KITT a casa!”, [KITT a casa…], col Falco nel ruolo dell’orrido pezzotto.
Supercopter, per gli amici Airwolf
Ovviamente in Italia Airwolf diventò Supercopter e solo perché a quel punto probabilmente l’adattamento creativo non arrivava ci siamo risparmiati il Falco della Strada divenuto una “supermoto”.
A tale punto arrivarono gli argentini: per loro le tre serie si chiamavano rispettivamente El auto fantástico, El Elicóptero fantástico e La moto fantástica (o
Cartolina di Street Hawk
Un interessante omaggio nel 1994 fu Thunder in Paradise, serie dove Hulk Hogan combatteva il crimine con un motoscafo futuristico e intelligente, doppiamente parodiato l’anno dopo in un episodio dei Simpson dove un personaggio simile a David Hasseloff appare in un telefilm (con la stessa colonna sonora di Supercar…) amato da Homer alla guida di Barca Paladina, la barca che combatte il crimine dalla sera alla mattina (in inglese appunto“Knightboat”, ovvio richiamo a Knight Rider), ma criticato da Bart e Lisa per la scarsa immaginazione nella creazione degli episodi (in cui compare sempre un corso d’acqua che consenta a Barca Paladina e Micheal Knight di combattere i loro avversari alla pari).
Come molte IP amate, anche Supercar ebbe dei videogames. Il deludente Knight Rider del 1986 per Commodore 64, dove KITT e Micheal dovevano esplorare diverse città americane pixellate sgommando per fermare un terrorista e scongiurare la Terza Guerra Mondiale, il gioco di corsa per NES del 1988, privo del tema iconico, il gioco di corse alla Outrun Knight Rider Special, uscito solo in Giappone e Knight Rider: The Game del 2002 per PC e PS2, una boss rush in cui sfidare i nemici più iconici della serie come Goliath e KARR.
A casa Glen Larson già durante la run di Knight Rider si cercò di espanderne l’universo narrativo: uno spin-off mancato della serie, Code of Vengeance avrebbe avuto un reduce del Vietnam vagare per l’America con un camper e un cagnolino come un Rambo più borghese proteggendo gli umili.
Nel 1991 la serie ebbe un improbabile revival con temi presi di peso da Demolition Man, ovvero Supercar 2000 – Indagine ad alta velocità. In un mondo in cui non c’era più posto per le indagini ad alti ottani di Micheal Knight, Micheal è andato in pensione e KITT è stato smantellato e ritrasformato in un semplice computer stazionario.
Come Supercar, ma peggio
Micheal Knight viene richiamato in servizio per fermare degli omicidi in una società dove ai poliziotti non è più consentito l’uso della forza e rimonta KITT dapprima in una vecchia Chevrolet priva di sensori, e poi in una vettura chiamata “Diane 4000”, versione futuribile di una Pontiac Banshee ribattezzata “Knight Industries Four Thousand”, la resurrezione di KITT in una forma ancora più fantascientifica.
Di lì in poi seguiranno vari tentativi variamente andati male di rinverdire i fasti del mito, come Team Knight Rider, serie del 1998 dove cinque giovincelli con cinque veicoli dotati di AI dovranno combattere contro KRO e il suo malvagio pilota, un tempo scelti come eredi di KITT e Micheal ma passati al lato oscuro, lo spin-off post apocalittico Knight Rider 2010, dove in un mondo alla Mad Max l’eroico contrabbandiere Jake McQueen entra in possesso di un’auto dove è finita intrappolata la mente della brillante Hanna Tyrie (interpretata da Heidi Hudson Leick, la futura Callisto di Xena) e Knight Rider (2008).
Come Supercar, ma molto peggio
Quest’ultimo fu il primo vero tentativo di dare alla serie storica un sequel in continuity dove il figlio di Micheal Knight, ora fidanzato con la figlia di uno dei progettisti di KITT, riceve direttamente dal padre la missione di combattere il crimine con un nuovo KITT, potenziato dalle nanomacchine e non più dalla corazza molecolare e munito dei ritrovati della tecnologia moderna (e una stampante 3D), coi consigli del padre e del primo KITT e un nuovo KARR in grado di trasformarsi in un robot umanoide come nemico. Serie questa rimasta interrotta e incompleta perché nessuno dei progetti successivi ha potuto tenerei il passo col progetto originario.
Si azzarda qui una spiegazione sul perché i sequel hanno, francamente, toppato. Torniamo agli anni ’80: un navigatore satellitare auto era un sogno, i modelli commerciali più evoluti, come Gyrocator, erano mappe di plastica con un monitorino sul retro a fungere da illuminatore con un timido segnalino, i buddy movie, i film dove la coppia “Sbirro buono/sbirro cattivo” risolvevano i crimini tra una birra e una scazzottata e l’era degli home computer (Apple II, Commodore VIC20, Commodore 64, TRS-80…).
Avere un buddy movie dove uno dei due poliziotti è un robot era già una cosa incredibile e fantascientifica. Se poi il robot aveva una vera intelligenza artificiale (all’epoca una cosa solo sognata, e spesso “scimmiottata” in modi che oggi considereremmo primitivi), ed era quindi non un oggetto, ma una persona sarcastica e brillante, e quella persona era anche una rombante auto di lusso stracarica di accessori fantascientifici, ecco che il prodotto era qualcosa di nuovo ed emozionante.
Come Supercar, ma decisamente fuori tempo massimo
Uno Starsky & Hutch (1975) dove uno dei due detective è anche il veicolo, una storia urbana e moderna ma con tocchi di fantascienza dove un impenitente e audace donnaiolo alla Kirk viene domato non dall’algido alieno Spock, ma da una intelligenza artificiale non meno logica e KITT impara dall’essere umano le gioie del dolce far niente e del sarcasmo.
Capirete dove stiamo arrivando: più si arriva vicini all’iDrive di BMW ed ai primi sistemi di infotainment, più un’auto piena di monitor, pulsanti e funzioni e “in grado di parlare” sembrava banale e non più futuribile.
Se come è stato fatto, introduci un elemento mistico e decidi di rendere l’auto non un robot, ma un veicolo con intrappolata l’anima di una affascinante scienziata in un mondo futuribile, hai cancellato ogni velleità realistica. Se prendi cinque giovanotti in cinque veicoli senzienti, hai cancellato la chimica dell’eroe senza macchia.
Un navigatore reale ai tempi di Supercar (Elecro GyroCator)
Se prendi Micheal Knight e ne fai un uomo ormai invecchiato e tendente al boomer in un mondo alla Demolition Man, parodia involontaria di come il conservatore tipico vede il woke, e KITT un’abbrutita IA in una vettura modernissima che rimpiange i bei vecchi tempi, trasformi un eterno party negli anni ’80 in una triste rimpatriata di liceali dove dopo trent’anni restano solo improbabili pance da birra, sogni infranti e meschinità.
E se come nell’ultimo sequel noto, trasferisci la storia ai giorni nostri, hai solo un normalissimo tizio su una macchina “poco più speciale” di una automobile moderna che risolve crimini.
I fan di lunga data, al grido boomer-nostalgico di “ma che ne sanno i duemila!?!?!?!?” si sentiranno come l’invecchiato Micheal di Indagine ad alta velocità, pronto a interrompere un inseguimento per raccontare come “le vere auto di una volta erano quelle che avevano solo quattro gomme e un volante, non tutte queste cose moderne” (ignorando di aver avuto in tempo un prodigioso veicolo parlante), sottoposti alla dissacrazione dei loro sogni di infanzia.
I nuovi fan semplicemente non capiranno cosa c’era di speciale in tempi che non hanno vissuto. Resta quindi aperto il mercato della nostalgia.
Giusto in questi giorni fonti vicine ad Universal hanno annunciato un nuovo tentativo: un reboot che dovrebbe mettere nello stesso universo narrativo Airwolf, KITT (l’originale) e l’Uomo da Sei Milioni di Dollari (e quindi la Donna Bionica).
Avendo quindi, in un mondo cinematografico che ormai tende alla nostalgia, l’Uomo e la Donna Bionica alle prese con Supercar e Supercopter.
E speriamo non col Falco della Strada, Cristina D’Avena, Licia Marrabbio, Mimì e Mila. Il Multiverso non sarebbe pronto.
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