“Non ci meritiamo niente di bello”, recita un proverbio, anche se in questo caso qualcuno l’ha meritato. Parliamo di Cecilia Sala, giornalista italiana che dopo la prigionia voluta dal regime Iraniano ha avuto il suo lieto fine e la liberazione. Cose di cui abbiamo parlato.
Il complottismo nei confronti del padre di Cecilia Sala e i leitmotiv del complotto
Quello che purtroppo aspettavamo al varco erano le bizzarre teorie del complotto, basate sull’ormai collaudata struttura “doppelganger” del ragebait che ne ha colpito i genitori. Il padre di Cecilia Sala è finito nel tritacarne del “noncielodikeno” per mano di qualcuno che anziché festeggiare la libertà della figlia ha provato la verità dell’adagio.
“Non ci meritiamo niente di bello”, non noi. Cecilia Sala sì. Noi: no.
Avevamo già visto le teorie più ingenue del complotto imparentare i sala col Sindaco Beppe Sala.
Ora arrivano quelle feroci, per cui Renato Sala, padre di Cecilia Sala, avrebbe causato la liberazione della figlia lavorando per J.P. Morgan e per Elon Musk “che impianta i chip nel cervello”.
Abbiamo quindi un pantheon del complotto in cui i filantropi sono malvagi (vedremo cosa come vedremo rilevante), Bill Gates è il male assoluto e Elon Musk diventa un moderno Trickster, un Loki che a seconda dei casi è un paladino della libertà nemico dei Poteri Forti ed erede spirituale dei QAnon al fianco di Trump o un malvagio.
Renato Sala è un noto filantropo, filantropico, tra i fondatori di un’associazione, la Canova Club di Milano, che comprende personalità imprenditoriali e professionali importanti per la promozione della cultura e di iniziative di solidarietà.
È anche un affermato imprenditore, dal 2004 senior advisor per l’Italia di J.P.Morgan International Bank. mentre, dall’aprile 2023, è amministratore indipendente di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A nel cui ambito ricopre anche l’incarico di componente del Comitato nomine e del comitato remunerazione.
Il che non significhi che lui o la banca di cui è advisor vadano in giro ad impiantare chip, anzi tra JP Morgan e Elon Musk tecnicamente neppure corre buon sangue e gli esiti di alcuni investimenti economici sono diventati materia di tribunale.
Si conferma quindi la bizzarra teoria per cui basta essere un imprenditore e un filantropo per essere odiato, probabilmente perché il complottisata medio trova così aliena e repellente l’idea che qualcuno possa fare del bene da ammettere, implicitamente, che se fosse miliardario probabilmente cercherebbe di organizzare ogni pastetta e complotto possibile per fare ancora più denaro nuocendo anziché aiutando.
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